C’è una curiosa abitudine tutta italiana, quasi un macabro pellegrinaggio, che porta le persone a visitare luoghi dove si sono consumati efferati crimini. È un fenomeno di voyeurismo morboso, che non ha risparmiato nemmeno Avetrana, il piccolo paese pugliese tristemente noto per l’omicidio di Sarah Scazzi, una ragazza di appena 15 anni uccisa dalla cugina Sabrina Misseri con la complicità dei genitori Michele e Cosima. Questo tragico episodio, che ha coinvolto anche altre persone in ruoli secondari, ha trasformato Avetrana in una meta involontaria del turismo nero.
Non sorprende che la miniserie di Pippo Mezzapesa, Avetrana – Qui non è Hollywood, ispirata al libro Sarah: La ragazza di Avetrana di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, presentata alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle, si apra con immagini di turisti irrispettosi che visitano i luoghi in cui Sarah ha perso la vita. Questa rappresentazione ci riconduce a un fenomeno ancora più ampio: la morbosità che esplose subito dopo il delitto, il 26 agosto 2010. Per settimane, ogni programma televisivo in Italia si occupò del caso, trasformando Sarah, la sua famiglia e Avetrana in un vero e proprio circo mediatico.
L’ossessiva ricerca di notizie non solo oscurò la tragedia personale, ma trasformò Avetrana in una macabra cartolina. Sono stati necessari anni perché la comunità tentasse di ricostruire la propria immagine e guarire dalla ferita. Tuttavia, con l’uscita della miniserie il 25 ottobre su Disney+, le polemiche si sono riaccese: l’amministrazione comunale ha duramente criticato l’uso del nome del paese senza alcun permesso. Anche la locandina del film ha scatenato reazioni negative sui social, giudicata da molti come di cattivo gusto e dozzinale, una vera gatta da pelare per il regista Pippo Mezzapesa e i produttori di Groenlandia.

Matteo Rovere, uno dei produttori, ha spiegato che il vero cuore della serie non è tanto la cronaca dell’orrore, quanto l’analisi delle sue radici e delle sue conseguenze. “Rappresentare il lato oscuro dell’animo umano è una delle grandi sfide per un narratore, non lo si fa solo perché esiste. L’audiovisivo diventa uno strumento per esplorare criticamente la realtà che ci circonda”.
Sul piano prettamente registico, la serie adotta una struttura narrativa interessante: ogni episodio è raccontato dal punto di vista di un personaggio chiave. Si inizia con Sarah, per poi passare a Sabrina, Michele e infine Cosima. Il cast ha colpito per la straordinaria somiglianza fisica con i protagonisti reali: da Vanessa Scalera, che interpreta Cosima, a Paolo De Vita nei panni di Michele, fino a Giulia Perulli che dà vita a una convincente Sabrina.