Rexal Ford, 46 anni, cittadino statunitense, è stato fermato nei giorni scorsi in Grecia con l’accusa di essere coinvolto nella morte di una donna e della sua bambina di pochi mesi, trovate senza vita sabato 7 giugno tra i cespugli di Villa Pamphili, uno dei parchi più grandi e frequentati di Roma. L’uomo è stato fotografato il 5 giugno con la neonata in braccio, due giorni prima del ritrovamento dei cadaveri. Nell’immagine, diffusa pubblicamente in queste ore, Ford appare con pantaloncini, maglietta e cappellino, mentre tiene in braccio una bambina vestita con un abitino rosa.
Attorno a lui, in quel momento, erano presenti alcuni agenti di polizia, intervenuti dopo essere stati contattati da cittadini allarmati dal pianto della bambina. Secondo quanto ricostruito, Ford aveva dichiarato agli agenti di essere il padre della piccola. L’intervento delle forze dell’ordine è stato successivamente segnalato da una trasmissione televisiva italiana he ha diffuso lo scatto e ha avviato un appello pubblico per raccogliere informazioni utili all’identificazione della donna e della bambina. Grazie alla segnalazione ricevuta, gli inquirenti sono riusciti a risalire all’intervento delle volanti del 5 giugno e a identificare Ford, che in quel momento non risultava ancora indagato per l’omicidio.
I nomi della donna e della bambina restano ancora ignoti. Finora, l’unica certezza è la loro cittadinanza statunitense. Gli inquirenti ipotizzano che Rexal Ford e la donna trovata morta a Villa Pamphili si siano sposati a Malta, un dettaglio che rafforza l’idea che anche la neonata possa essere nata sull’isola, probabilmente a La Valletta. In queste ore si stanno esaminando i registri anagrafici e ospedalieri maltesi, nella speranza di trovare tracce documentali del parto o dell’iscrizione della bambina. Un riscontro in tal senso potrebbe rivelarsi cruciale per dare un’identità alle vittime e chiarire la dinamica degli eventi.
Rexal Ford era già stato fermato a Roma lo scorso 20 maggio, in piazza Campo de’ Fiori, durante un altro intervento delle forze dell’ordine. Anche in quella circostanza si era presentato come il padre della bambina. Dopo la foto del 5 giugno, l’uomo riappare otto giorni più tardi in Grecia, sull’isola di Skiathos, dove è stato rintracciato e fermato dalle autorità locali su richiesta delle autorità italiane.
Rexal Ford si spostava tra mense e mercati come un uomo ai margini, ma dietro quell’apparenza c’era ben altro. Le indagini hanno rivelato che era titolare di una carta di credito, utilizzata per pagare il viaggio che lo ha portato in Grecia subito dopo la morte della bambina. Un elemento che apre interrogativi sulla sua reale condizione economica e sulle risorse a sua disposizione.
A complicare ulteriormente il quadro, un dettaglio emerso dai registri americani: il nome con cui risulta registrato non corrisponde a quello indicato nel passaporto, che è comunque stato giudicato valido. Un’incongruenza che alimenta i dubbi sull’identità e sulle intenzioni dell’uomo.
Attualmente non ci sono certezze sui tempi e le modalità dell’estradizione. Secondo quanto trapela, Ford potrebbe essere trasferito in Italia tra i 20 e i 25 giorni. Tuttavia, non è esclusa una possibile consegna agli Stati Uniti, qualora le autorità americane decidessero di fare richiesta ufficiale.
Gli investigatori proseguono con l’analisi degli elementi raccolti e non escludono di inviare una delegazione in Grecia per interrogare direttamente Rexal Ford. Il fatto che i corpi della madre e della bambina siano stati trovati a breve distanza l’uno dall’altro pone ulteriori domande sulla dinamica degli eventi, ancora tutta da chiarire.
Intanto, una campagna online promossa dalla trasmissione Chi l’ha visto? invita chiunque possa avere informazioni a farsi avanti. L’inchiesta resta aperta, in attesa di riscontri concreti.