Oggi lo chiamano “il re dei talk show”, formula encomiastica e semplificatoria. La macchina del lutto si è rimessa in moto a Roma per Maurizio Costanzo, un rito collettivo che la capitale dedica agli artisti (negli ultimi 18 mesi per esempio Raffaella Carrà e Gina Lollobrigida), a cominciare dalla camera ardente nella Sala della Protomoteca ai Musei Capitolini in Campidoglio, dove sono sfilati politici e colleghi: la premier Giorgia Meloni, l’ex sindaca Virginia Raggi, l’attuale sindaco Gualtieri, tutto il mondo della tv pubblica Rai – dove Costanzo nel lontano 1976 aprì il suo salotto virtuale con Bontà Loro (spalancava simbolicamente all’inizio le imposte di una finta finestra) – e dei canali berlusconiani Mediaset – dove trasmigrò nel 1982 dando vita al Maurizio Costanzo Show, in diretta prima dal teatro Parioli, poi da studi televisivi. Domenica 26 febbraio, continua l’omaggio; lunedì 27 i funerali nella Chiesa degli Artisti a piazza del Popolo, ultimo atto pubblico del rito.
Aveva 84 anni, se ne è andato quasi all’improvviso dopo un’operazione. Sembrava immortale, hanno detto in molti. Nacque come giornalista e fu anche autore teatrale e sceneggiatore, ma se la voce roca, il profilo pingue sullo sgabello che spostava attorno ai divani degli ospiti, sono saldamente ancorati nell’immaginario collettivo è per quelle 42 stagioni di intrattenimento tv solo su Mediaset, il programma più longevo della tv italiana. Costanzo, in verità, il talk show in Italia lo ha praticamente inventato, non solo facendo parlare in libertà persone già note (da Carmelo Bene a Aldo Busi, da Manuela Kusterman a Paola Borboni) ma proponendo una costellazione di personaggi nuovi, molti dei quali ha aiutato a emergere: comici come Dario Vergassola e Claudio Bisio e Giobbe Covatta. Cantautori e intrattenitori come Francesco Baccini e David Riondino. Giovani giornalisti come Pierluigi Diaco, in lacrime alla camera ardente, e attori come Enrico Brignano e Valerio Mastandrea, arrivato con una rosa in mano schivando i cronisti. Insomma nomi che fuori d’Italia hanno poco peso ma nella penisola sono pane quotidiano.
Soprattutto però Costanzo ha inventato una schiera di opinionisti ‘polemisti’ a vario titolo, come lo storico dell’arte (poi riciclato in politica) Vittorio Sgarbi o l’esperto di tutto Giampiero Mughini o il filosofo Stefano Zecchi; ultimamente – poiché è andato in onda fino alla fine – anche il giornalista Giuseppe Cruciani, ormai animatore urlante e politically incorrect per eccellenza della radio italiana col suo programma La Zanzara. Si noterà a questo punto l’attitudine di Costanzo a fare spettacolo. Il suo talk show – a differenza di molti altri della tv italiana – non mirava almeno in teoria a informare, ma a intrattenere.

ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Il rito collettivo del lutto in Italia ormai, almeno sui giornali e in tv, impone una melassa di retorica: di Costanzo come di altri è obbligatorio parlare solo in termini di caloroso entusiasmo. Il rovescio della medaglia però, poiché viviamo nell’era delle polarizzazioni, è l’indignazione sui social o al bar: chi tira fuori dal cappello il ricordo di quella tessera della P2, la lobby massonica segreta cui Costanzo come tanti altri si iscrisse negli anni Settanta (facendo poi pubblica abiura); chi lo accusa proprio di aver dato la stura al polemismo vacuo in tv, nutrendo per decenni le teste degli italiani di opinioni a vanvera (e di essere stato in questo un perfetto esponente del berlusconismo) e fomentando un modello di dibattito basato sull’incazzatura e sull’urlo, dove la maleducazione diventava elemento di spettacolo.
C’è poco spazio per una visione più distaccata. La parabola di Maurizio Costanzo racconta molto dell’Italia, e lo stesso si può dire della (quarta) moglie Maria De Filippi, ideatrice e animatrice da vent’anni del popolarissimo talent show Amici – sempre su Mediaset – biondissima in nero di fronte alla bara accanto al figlio adottivo della coppia, Gabriele. Erano insieme dal 1989, coppia inossidabile della tv e della vita pubblica italiana, veri regnanti di un mondo di influenze e conoscenze con la loro casa di produzione Fascino PGT. La Fascino è controllata al 50% da De Filippi (nel 2008 Costanzo le cedette la sua quota) e per l’altra metà di RTI Spa, a sua volta controllata al 100% da Mediaset. E’ lecito dire che siano stati agenti di una rivoluzione nella tv italiana; per molti, in peggio.
Ma Costanzo è stato anche amico fedele e trampolino di lancio di tanti, mentore di giovani, giornalista e uomo di spettacolo che all’Italia ha regalato cose importanti (per esempio: il testo con Ghigo De Chiara di Se Telefonando, grande successo di Mina musicato da Morricone; e la sceneggiatura o cosceneggiatura di 25 film, fra cui il meraviglioso Una giornata particolare insieme a Ruggero Maccari e al regista, Ettore Scola; raccontava l’impatto brutale del fascismo sulla società italiana mettendo al centro dell’azione una casalinga e un gay). E ancora, Costanzo era generoso e impegnato in molte cause sociali. L’attivista ed ex parlamentare Vladimir Luxuria, spesso sua ospite, lo ringrazia: “ha migliorato la mia vita”. Aveva prestato il suo volto alle campagne dell’associazione Luca Coscioni per l’eutanasia, una legge che in Italia ancora non si riesce a fare. Dichiaratamente ateo, negli ultimi giorni alla clinica Paideia pare abbia chiesto all’amico avvocato Giorgio Assumma di recitare insieme un’Ave Maria; e chi di noi cresciuti nel cattolicesimo italiano non potrebbe fare altrettanto, vicino alla fine.