Inizia con un campo di grano l’ultimo film della giovane regista Athina Rachel Tsangari ed è quanto di più appropriato visto il titolo: Harvest, il raccolto. Appropriato anche perché vuole farci assaporare la bellezza di un mondo antico destinato a scomparire sotto i colpi della pulsione alla proprietà. Allegoria delle conseguenze della xenofobia e del capitalismo, Harvest, presentato in concorso alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia, è ambientato nella Scozia ovest, in una zona e un tempo remoto. “E’ un western – dice ridendo la regista – almeno per questo motivo”. Ma la regista spiega che per lei è un western medioevale con i buoni e i cattivi, la comunità che si difende dagli elementi esterni, la violenza. In concorso al Festival di Venezia, il quarto film della regista greca racconta la storia di un villaggio trasformato in pochi giorni dall’arrivo di tre elementi esterni: un cartografo, dei migranti e un uomo d’affari, archetipi di cambiamenti sconvolgenti. Il vedovo Walter Thirsk, interpretato dall’attore texano Caleb Landry Jones, un uomo di città datosi all’agricoltura, e l’impacciato proprietario Charles Kent, l’attore di Harry Potter Harry Melling, suo amico d’infanzia, devono fronteggiare l’invasione dal mondo esterno, il trauma della modernità.

Tratto dal romanzo Harvest di Jim Crace del 2013, il film ha immagini che ricordano le composizioni e le luci di Rembrandt, una influenza ammessa dalla regista che cercava i colori di quel mondo antico per questo suo primo film in inglese. “Il futuro non è parte di questa storia, accadrà dopo, a film finito – ha detto – Qui non ci sono eroi, solo persone normali, imperfette. Io non mi fido dei supereroi penso che il nostro gesto politico sia scegliere, schierarsi e noi siamo invece codardi: guardiamo, critichiamo, mentre accadono le tragedie.”
“La cosa bella accaduta nella realizzazione di questo film – ha proseguito – è stata girare in questo luogo che è sempre esistito, che ha assistito a tanta storia: era un terreno coltivabile poi è diventato da pascolo. I film spesso sono esperienze alienate, piene di artifici. Quando abbiamo iniziato le riprese ho annunciato che ci avremmo messo tanto tempo, il tempo necessario a vivere quel posto. I nostri cottage erano ad un’ora di cammino e noi camminavamo molto, era un po’ come fare una passeggiata in famiglia.”

Per il texano Caleb Landry Jones, che a Venezia ha vinto la Palma d’Oro per la sua interpretazione del criminale australiano nel film Nitram di Justin Kurzel, Harvest ha rappresentato “qualcosa che manca nel cinema oggi, nel modo di fare film e nei personaggi che vediamo. Quando siamo arrivati lì lo spazio chiedeva di fare parte del processo e tutti noi ci siamo trovati a fare cose che non avremmo mai pensato di fare, c’era addirittura un coreografo che ci insegnava a danzare, e ci siamo sentiti liberi nel movimento.”