Per il Concorso Cortometraggi in questi primi giorni della Mostra del Cinema Venezia ’80 sono stati proiettati 13 corti, alcuni dei quali meritano particolare attenzione.
A short trip è il film di Erenik Beqiri che esplora la difficoltà e il dolore della emigrazione. Mira e Klodi, due ragazzi albanesi sono decisi a barattare una vita di miseria nella loro Albania con una nuova vita in un paese occidentale, nonostante siano consci delle tante incertezze e dei pericoli. Un corto di 17 minuti ricco di silenzi e primi piani dei protagonisti a testimoniare il profondo senso di smarrimento e paura che una tale decisone comporta.

Anche The Meatseller (venditore di carne) ci racconta di emigrazione attraverso un documentario biografico realizzato con la tecnica dell’animazione dalla regista Margherita Giusti. Oggetto del corto è la vita di Selinna che per poter continuare a lavorare come venditrice di carne, lavoro ereditato da sua madre, intraprende il rischioso viaggio dalla Nigeria attraversando il deserto passando per la Libia per approdare in Italia: il viaggio della sofferenza di molti esseri umani. Viaggio colorato di sangue le cui immagini – create dalla Giusti e dal racconto di Selinna -, sono montate con quelle di animali destinati al macello.
Destino difficile anche quello di due amici adolescenti (lasciati senza nome) che il regista Aldo Iuliano mette in scena in Dive 13 minuti; una storia intrisa di sentimenti che trapelano dai profondi sguardi che i ragazzi si scambiano e dalle immagini suggestionanti di un mare vasto, infinito, ma anche minaccioso. I dialoghi sono i grandi assenti in questo corto, ampio spazio viene invece lasciato al rumore delle onde e al suono di una canzone allegrissima che si contrappone agli eventi tragici all’orizzonte. Iuliano racconta una storia di adolescenza, di amore, di desiderio di partecipazione alla vita. Una vita che però deve fare i conti con un mondo malato di desiderio di guerra. Con il titolo ‘Dive’ il regista ha voluto rappresentare la volontà giovanile di immergersi alla ricerca di una propria dimensione e una allusione al fatto che solo attraverso una immersione nel profondo si riesce a trovare una propria dimensione di vita; non appena i nostri desideri emergono in superficie le difficoltà della vita (la guerra, nel film) ci impediscono la realizzazione degli stessi.
Uso magistrale dell’animazione da parte di due maestri, Hossein Molayemi e Shirin Sohani nel corto In the Shadow of the Cypress. Un piccolo ritratto del rapporto tra un padre, ex capitano della marina, caduto in depressione a causa delle vicissitudini della vita, e una figlia che non riesce ad ottenere da lui il desiderato affetto, le dovute attenzioni. Solo quando i due saranno posti di fronte ad un tragico evento ritrovano la forza e il desiderio di collaborare offrendo alla causa da perorare (riportare in mare una balena arenata sulla riva) e al loro rapporto affettivo il meglio di se stessi.
In Sea salt invece, il cortometraggio di Leila Basma, l’adolescenza di Nayla tra le mura domestiche e nella sua cittadina, sulla costa libanese, è una vita ‘salata’, amara. Le decisioni sulla sua vita sono alla merce’ del voler dei due uomini che la controllano: il fidanzato e il fratello. Nayla si scontra inoltre con un terzo fattore: il suo desiderio di emancipazione. Questi elementi nella mente di Nayla si aggrovigliano fino a generare un fatale corto circuito.

Poco convincente il cortometraggio autobiografico Aitana di Marina Alberti con il quale la regista cerca di evocare un viaggio nella sfera dei ricordi con l’aiuto dalla sua anziana madre. Aitana, la madre, infatti rappresenta per la regista l’erede di un ricco patrimonio culturale in qualità di figlia del poeta Rafael Alberti e della scrittrice Maria Teresa Leon. È una prima opera per la regista che pecca di lentezza nei tempi cinematografici e la tematica affrontata sembra renderla colpevole di autoreferenzialità.
Iggy London ci catapulta in tutt’altra realtà con Area Boy ambientato nella Gran Bretagna contemporanea. Il regista ci porta dentro una realtà sconosciuta della UK dove vive il sottoproletariato africano. All’interno di questa comunità già di per sé problematica, Eli, un giovane adolescente di origini africane, deve muovere i primi passi alla ricerca di sé stesso, spinto sia da istanze sociali che da una richiesta più intimistica. Interessante il soggetto ma la drammaticità delle problematiche che una comunità di sottoproletariato di colore deve affrontare nel mondo occidentale, viene solamente sfiorata nei 19 minuti del cortometraggio.
Lento e privo di originalità è Sentimental Stories di Xandra Popescu che in 16 minuti ci racconta di una donna ormai in età avanzata che vive nel ricordo dei desideri del passato mentre la sua giovane nipote, pur avendo un lungo futuro davanti a se, non riesce a sognare e lascia che la sua vita sia trascinata dagli eventi. Sullo sfondo di questa storia, un’altra donna rimane vittima dell’abbandono da parte del suo uomo. Un film dove le donne subiscono, appassiscono, scompaiono.

Una donna attiva che ha deciso di vivere attivamente nella società è invece Pilar, una giovane madre di Bogotà. Questo il tema di Bogota’ Storycorto di 16 minuti di Ester Pedraza. Ma Pilar, nonostante la sua tenacia, viene posta difronte al dilemma della scelta fra il suo desiderio di realizzare la propria carriera o aderire al ruolo di madre e moglie.
Bisogna attendere il 9 settembre per vedere il verdetto dei giudici e quale dei 13 cortometraggi verrà premiato.