Pensare alla salute da un punto di vista olistico, dove anche una risata o la magia di un travestimento può fare terapia. Per questo la regione Emilia Romagna con Sciroppo di Teatro continua nel 2023 un singolare esperimento. I bambini dai tre agli otto anni, e i loro accompagnatori, potranno recarsi a teatro in ventuno Comuni, che hanno aderito all’iniziativa, per soli due euro a spettacolo, grazie ad un voucher rilasciato da pediatri e farmacisti. Sono ventisette i teatri che hanno aderito e quarantadue le compagnie già ospitate.
Di questo e molto altro abbiamo parlato con l’attrice Ottavia Piccolo, perché anche lei si rivolge ai piccoli con uno spettacolo, Cosa Nostra spiegata ai bambini, in cui parla di Elda Pucci, eletta sindaco a Palermo nel 1983, prima donna nella storia della città, sfiduciata un anno dopo e un anno dopo ancora colpita indirettamente da due cariche di esplosivo che fanno saltare in aria la sua casa. Ottavia Piccolo, attrice di cinema e teatro, ha iniziato a recitare a undici anni e ha lavorato con Visconti, Strehler, Lavia, Bolognini, Scola. Dal 2006 collabora stabilmente con Stefano Massini.
Può il teatro essere considerato una forma di cura?
Certo, da sempre il teatro solleva discussione, incontro, scambio di idee, un teatro che aiuta a pensare è quello che a me interessa. Da solo forse non può spostare molto, ma se anche una sola persona che viene a vederci ne esce con qualche dilemma vuol dire che abbiamo sortito l’effetto desiderato.
In questi anni il rapporto dei giovani con il teatro è cambiato?
Sono molti i giovani che vengono agli spettacoli ma devono essere preparati. Quelli che ci seguono spesso non rimangono solo a guardare, vogliono disquisire dei temi affrontati e questo aiuta a dare un senso a quello che stiamo facendo. La scuola e le famiglie possono inoltre contribuire a creare interesse, evitando così che il nostro palcoscenico venga vissuto come un luogo elitario.
In questo periodo è in tournée con uno spettacolo estremamente attuale, Cosa Nostra spiegata ai bambini. Cosa l’ha spinta verso questo monologo?
Con Stefano Massini, che ha dato forma al testo, abbiamo constatato come una storia così emblematica e importante nel nostro paese, sia stata completamente dimenticata. Cosa Nostra ha provato diverse volte a uccidere Elda Pucci senza riuscirci e questo le ha permesso di non divenire una martire della criminalità organizzata e paradossalmente l’ha fatta dimenticare. Quindi la voglia di raccontarla, di aprire uno spazio per una donna che aveva tentato di fare qualcosa per la sua città, divenendo la prima e unica sindaca di Palermo. Come abbiamo visto in questi giorni la mafia continua a esserci, ramificandosi e nutrendosi di un tessuto sociale vasto e non solo in Sicilia, la mafia e la camorra continuano a prosperare dappertutto. Non dobbiamo spegnere i riflettori che si sono riaccesi su un argomento di cui non si parlava più.
Quindi un’attenzione la sua, sempre più rivolta a ruoli, tematiche civili e sociali?
Dopo tanti anni di teatro classico mi ero un po’ stancata di essere richiesta, volevo essere io il motore delle scelte che facevo. Già negli anni 2000 attraverso un autore che era Roberto Cavosi con l’opera Rosanero anche questo un testo sulla mafia, avevo scoperto un mondo diverso che mi interessava di più. Successivamente è arrivato l’incontro con Stefano Massini con cui mi sono imbarcata in un’avventura che ancora va avanti, scrive bene e non riesco più a fare a meno di lui. Dal 2006 interpreto soltanto i suoi lavori, i suoi soggetti li sento come miei, avrei voluto scriverli io, ha una visione del teatro che mi corrisponde interamente.
C’è qualche ruolo femminile fra quelli interpretati ai quali è rimasta più legata?
Sono tutte protagoniste, donne che mi interessava raccontare come Elda, così poco conosciuta e per questo che il nostro spettacolo ha un senso ancora più forte. Anna Politkovskaja la giornalista russa che ho interpretato nel Memorandum Donna non rieducabile, sempre uscito dalla penna di Massini, la porto in giro da sedici anni, siamo divenute ormai parenti. Questa se vogliamo è quella che più mi ha accompagnata, abbiamo fatto oltre un centinaio di repliche e spero che anche questo nuovo ruolo abbia la stessa fortuna.
Quanto le donne stanno avendo un valore specifico in ambito teatrale e cinematografico?
dopo secoli in cui le donne sono rimaste in silenzio finalmente abbiamo assistito a una loro esplosione, con tutta la loro energia rimasta a lungo inespressa. Adesso si potranno aprire varchi per troppo tempo rimasti chiusi.
C’è un ruolo che le piacerebbe interpretare e che ancora sta cercando?
Diciamo che ho fatto molto, sia da un punto di vista teatrale che cinematografico, dai ruoli classici a quelli più contemporanei, per cui al momento mi ritengo soddisfatta, comunque sempre aperta a soggetti che potrò ritenere di valore che mi faranno innamorare.
Ha mai pensato di dedicarsi anche alla stesura dei testi o alla regia?
No assolutamente non sarei in grado di farlo, ho necessità di essere diretta, mi piace avere qualcuno con cui confrontarmi, non potrei, la regia comporta attenzione e scelte continue, né saprei tantomeno scrivere. Come insegna Truffaut nel suo film, Effetto notte, un regista deve continuamente dire cosa vuole e cosa ha pensato, io sono lenta ho la necessità di riflettere. Ammiro molto queste donne che ultimamente si cimentano in tutto ciò, stanno portando nuova linfa, una nuova visione di cui davvero c’è necessità.
In questi giorni è uscito nelle sale italiane Anch’io il film che racconta l’inchiesta partita dal New York Times sul MeToo, ha mai percepito di essere oggetto di attenzioni particolari in quanto donna?
No personalmente non ho mai subito pressioni o attenzioni specifiche, forse perché ho iniziato da bambina, in altri tempi e neppure ho assistito a situazioni che potessero ricondurre a questo. Ricordo però di aver sentito di provini che avvenivano di notte e magari in quel caso ci dovremo porre delle domande. Comunque adesso c’è una maggiore consapevolezza e attenzione, finalmente se ne parla.
Il suo rapporto con Venezia, la città in cui ha scelto di vivere è in qualche modo legato alla Mostra del Cinema?
La scelta di vivere a Venezia, più precisamente al Lido, non è legata alla Mostra del Cinema ma essenzialmente a un amore che ho sempre sentito verso quel luogo. Ho iniziato a trascorrerci le vacanze con la famiglia, ci abbiamo comperato una casa che poi è divenuta quella in cui ci siamo trasferiti stabilmente. Non frequento molto gli ambienti mondani, non sono amante delle vetrine.
Può anticiparci qualche suo futuro progetto?
Preferisco affrontarne uno alla volta. Sicuramente considerato il successo che stiamo avendo, anche nella prossima stagione ci saranno repliche dell’attuale spettacolo. É prevista poi l’uscita di una serie su Sky intitolata Un amore, in cui pure io ho una partecipazione.