Pensate di aver visto e sentito già tutto di Luchino Visconti, regista e sceneggiatore italiano nonché padre del neorealismo? Probabilmente vi sbagliate. Perché, forse, quello che ancora non sapete è che esiste una pellicola, Ludwig, parte della trilogia di Morte a Venezia, che Visconti si rifiutò sempre di vedere completa. Perché uscì in varie edizioni più brevi, (180 minuti la versione italiana, 137’ quella inglese), in quanto i 237 minuti della versione originale del 1973 furono giudicati eccessivi e sottoposti a innumerevoli tagli. E proprio Morte a Venezia, nella versione restaurata dall’Istituto Luce e dalla Cineteca di Bologna, è stata proiettata ieri, presso la Film Society del Lincoln Center, in occasione del primo appuntamento della rassegna “Visconti, a Complete Retrospective”, in programma dall’8 al 28 giugno.

Un evento per certi versi eccezionale, e non solo perché la levatura di Visconti è tale da ispirare nientemeno che Martin Scorsese, che in passato confessò: “A 20 anni amavo già il cinema italiano, ma davanti al Gattopardo restai di stucco. Non ero pronto per un film del genere, dove ogni fotogramma catturava l’anima dei personaggi”. É la stessa Camilla Cormanni, Responsabile International Cultural Events dell’Istituto Luce – che abbiamo incontrato in occasione del cocktail di benvenuto -, a spiegarci la peculiarità dell’evento. “Questa rassegna presenta due restauri in anteprima mondiale: lo spettacolo di stasera, la Morte a Venezia, realizzato insieme alla Cineteca di Bologna, e L’Ossessione, in collaborazione con la Scuola di Cinema e Cineteca Nazionale e a Viggo Film. È quindi un’occasione unica per vedere quegli spettacoli come erano stati voluti e concepiti da Visconti, senza i tagli perpetrati dalla censura dell’epoca”.
Non solo. Altra peculiarità, ci spiega Cormanni, è che Ludwig, “ultimo film di Visconti, non fu mai visto da lui nella versione presentata in questa edizione, di quasi 4 ore”. La storia di quella pellicola, in effetti, è molto tormentata: “Il negativo fu tagliato in mille pezzi, Visconti morì senza aver mai visto il proprio lavoro completato, la produzione della pellicola fallì, e del film si persero le tracce. Almeno fino a quando, nel 1980, dopo che Visconti era morto, uscì un’asta pubblica a cui parteciparono un gruppo di suoi amici, tra cui Suso Cecchi D’Amico, che, facendo una colletta, recuperarono il negativo”.
Furono proprio loro, gli amici di Visconti, a ripristinare la versione originaria della pellicola, grazie all’aiuto della segretaria di regia, che era in possesso di tutte le note del regista. Il risultato fu poi presentato al Festival di Venezia del 1980. La presenza di questo Ludwig nella rassegna su Visconti è dunque un regalo straordinario al mondo del cinema newyorkese, visto che si tratta della versione più veritiera che sia mai stata fatta del capolavoro del regista italiano.
Un’iniziativa che giunge a pochi giorni dalla chiusura di Open Roads: New Italian Cinema – dedicato al cinema italiano contemporaneo -, e che replica i successi delle precedenti rassegne dedicate a Marcello Mastroianni nel 2017 e Anna Magnani nel 2016. Celebrando, ancora una volta, un grande nome italiano che ha fatto la storia del cinema internazionale.