Siamo ormai alla vigilia del diciasettesimo Tribeca Film Festival, e l’atmosfera cinematografica si è dipinta di sfumature inimmaginabili. Ben 96 film – di cui 45 documentari – parteciperanno quest’anno, arrivando da tutto il mondo, alcuni per la prima volta, sul maxi-schermo della Grande Mela. Ce n’è per tutti i gusti, dai film asiatici, a quelli sull’attivismo, a quelli riguardo al gender, a quelli sulla giovinezza.
Si aprirà il 18 aprile – ore 7pm, al Beacon Theatre di New York – con la proiezione di “Love, Gilda”, il documentario su Gilda Radner, attrice e comica statunitense del famoso “Saturday Night Live”. Finirà il 29 aprile, con il debutto del documentario sul New York Times, “The Fourth Estate”, di Liz Garbus.

Fondato da Robert De Niro, Jane Rosenthal e Craig Hatkoff nel 2001, in seguito all’attentato alle Torri Gemelle, il Tribeca è passato dall’essere un evento annuale per la rivitalizzazione culturale ed economica di lower Manhattan ad avere un ruolo internazionale nella costruzione di una comunità artistica allargata, in continuo divenire, attraverso il dialogo globale.

Negli anni, il Festival di Tribeca è diventato occasione di incontro per artisti cinematografici visionari e il pubblico fortemente differenziato che questi riescono ad attrarre; tutti si ritrovano in nome della potenza del termine “storytelling”. Infatti, se da un lato l’evento rappresenta per i registi una vetrina di esposizione del proprio lavoro davanti al pubblico elitario di esperti cinematografici, dall’altro è innegabile che il Tribeca Film Festival rimanga – anzi, diventi sempre più – una piattaforma di scambio di idee, di culture e immagini.

Così, adattandosi a questa esigenza proveniente sia dall’offerta che dalla domanda, questa rassegna internazionale non si limita alle proiezioni sul maxi-schermo, ma rappresenta una vera e propria full immersion nel mondo dell’arte, che va dagli Awards, alle esperienze interattive, all’uso delle nuove tecnologie, alle esibizioni, alle performance dal vivo, ai panel di discussione tra artisti di fama internazionale.
Il Tribeca si lancerà infatti, per esempio, alla scoperta delle nuove tecnologie di VR (Virtual Reality), che si articoleranno in 25 progetti e nell’innovativo Tribeca Cinema360, un nuovo cinema che permetterà agli spettatori di fare un’esperienza virtuale a tutto tondo, su vari piani contemporaneamente. L’innovazione, poi, non finisce qua. “BRAID”, il nuovo film thriller sponsorizzato dal Festival, è stato finanziato attraverso l’Ethereum Blockchain, cioé attraverso la cryptocurrency.

Anche il cinema italiano è arrivato nella Grande Mela con “Figlia Mia” di Laura Bispuri, “Nico, 1988” di Susanna Nicchiarelli e “The man who stole Bansky” di Marco Proserpio. Diretti da donne, e incentrati sulle donne, i primi due sono già stati premiati a livello internazionale: uno a Berlino nel 2018, e l’altro a Venezia, dove ha vinto il Premio Orizzonti 2017.
“Figlia mia”, venduto nel mondo dalla Match Factory, parla di Vittoria, una bambina di 10 anni, che passa l’estate nelle spiagge sarde con sua madre Tina. La protagonista inizierà a sospettare che quest’ultima non sia la sua vera madre quando incontrerà Angelica, una donna scapestrata, che le farà venire il dubbio sulle sue vere radici. Ad aggiungersi sarà il senso d’incompletezza, dato da due madri estremamente diverse, e allo stesso tempo, in modo diverso, estremamente imperfette.
“Nico, 1988”, che ha già ottenuto un contratto con Magnolia Pictures, parla della cantante spopolata nel mondo della musica con i Velvet Underground, Nico, donna poliedrica, affascinante e indomabile, che tantissimi artisti, tra cui Andy Warhol, hanno considerato d’ispirazione.
Discorso a parte merita “The man who stole Banksy”, venduto da Elle Driver e ambientato in Palestina, che concorre tra i documentari ed esplicita la polemica politica dell’autore, rispetto alla mercificazione dell’arte e della cultura, con molta durezza. Walid la Bestia, un taxista, medita di rubare le opere di Banksy, forse uno degli artisti più misteriosi e provocatori del nostro tempo, e rivenderle.
Oltre alla proiezione dei film e dei documentari, il Tribeca ospiterà anche la première della seconda stagione di “Westworld”, che uscirà il 19 aprile seguita da un panel di discussione tra le star della serie TV – Evan Rachel Wood, Thandie Newton, Jeffrey Wright e James Marsden – e i direttori. E, insieme alla serie tv tanto amata da centinaia di migliaia di fan, verranno proiettati anche altri programmi televisivi, tra cui la serie-documentario di Trayvon Martin, “Rest in Power: The Trayvon Martin Story”, la cui première sarà il 20 aprile.
Numerosi saranno anche i panel di conversazione, tra cui non saranno da perdere quello tra Robert De Niro e Bradley Cooper, quello tra Alec Baldwin e Spike Lee, e gli appuntamenti con Sarah Jessica Parker, Jamie Foxx, Alexander Payne, Nancy Meyers e molti altri.
Il diciasettesimo Festival festeggerà anche il 25esimo anniversario di “Schindler’s List”, di Steven Spielberg, e il 35esimo di “Scarface”, di Brian De Palma. I due grandi film verranno proiettati e dibattuti ai Tribeca Talks rispettivamente il 26 aprile e il 19 aprile. La proiezione del primo includerà un panel con Liam Neeson, Ben Kingsley, Embeth Davidtz. “Scarface” verrà invece commentato in una discussione con De Palma, Al Pacino and Michelle Pfeiffer.

Sono molte le sezioni competitive, molti sono anche i premi in denaro e le risorse per la produzione messi a disposizione per i registi indipendenti. Tuttavia, c’è un premio che fa più scalpore degli altri: l’“Untold Stories”, creato da AT&T, premierà con $1 milione il/la regista più talentuoso/a tra 5 candidati, perchè possa creare un suo film. E in aggiunta al premio in denaro, AT&T e il Tribeca lo/la aiuteranno con la promozione del lavoro, che verrà trasmesso in première l’anno prossimo, durante la prossima rassegna.
Il Tribeca Film Festival di quest’anno sarà, inoltre, particolarmente incentrato sulla gender equality. Infatti, è il primo a tenersi dopo lo scandalo Weinstein, durante un periodo estremamente cruciale per l’attivismo di genere. “Abbiamo cercato di raggiungere il 50%”, ha detto Jane Rosenthal, co-fondatrice, a Tom Brook, BBC, riferendosi alle registe che parteciperanno alla rassegna, e cioé, circa, il 46% dei partecipanti – la percentuale, rispetto al totale, più alta di sempre.

Ma non solo, durante la rassegna avrà un ruolo fondamentale Time’s Up, il movimento fondato per combattere il sexual harassment sulla scia di MeToo, che con una serie di conversazioni tra alcune delle registe e attiviste più importanti – per esempio, Ashley Judd, Julianne Moore e Fatima Goss Graves – avrà nel Tribeca Film Festival il suo trampolino di lancio.
Vi suggeriamo inoltre:
19 aprile – “Sunday’s Illness”, di Ramón Salazar Hoogers;

20 aprile – “Duck Butter”, di Miguel Arteta;
21 aprile – “Zoe”, di Drake Doremus;

22 aprile – “Mapplethorpe”, di Ondi Timoner;

24 aprile – “Disobedience”, di Sebastián Lelio;
24 aprile – “Nigerian Prince”, di Faraday Okoro;

26 aprile – “The Elephant and the Butterfly”, di Amélie van Elmbt.
Per vedere l’intera scaletta degli eventi, conversazioni, proiezioni del Tribeca Film Festival potete cliccare qui.