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February 27, 2015
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L’Expo punta sulla cultura con Franceschini in prima linea

Maurita CardonebyMaurita Cardone
I quattro moschettieri per il governo M5S-PD che hanno infilzato il bluff Salvini
Time: 5 mins read

Dario Franceschini è in questi giorni a New York e, come titolare del Ministero dei Beni e Attività Culturali e Turistiche, giovedì, insieme a Piero Galli, direttore di Expo Milano 2015, ha presentato al Consolato italiano il programma cultura della manifestazione più attesa in Italia, Expo 2015 che da maggio a ottobre vedrà Milano e dintorni vestirsi a festa per un evento che aspira ai 20 milioni di visitatori di cui un terzo dovrebbe arrivare dall’estero.

Ma non c’è solo Milano nell’esperienza Expo che organizzatori e governo stanno mettendo a punto per turisti e non. L’obiettivo è di offrire, a chi andrà in Italia per l’esposizione universale,  un’esperienza a tutto tondo che permetta a chi visita per la prima volta il Bel Paese, di andare a scopire le ricchezze italiane più nascoste. La carta cultura, quando si parla d’Italia, è una carta tutta da giocare.

“Cerchiamo di valorizzare quella che è l’assoluta forza dell’Italia, un paese che non ha il suo patrimonio artistico concentrato in una sola o in poche città, come avviene in altri paesi, ma ha una bellezza storica, archeologica e culturale diffusa in tutto il paese” ha spiegato Franceschini nell’incontro al Consolato di New York, giovedì mattina.

E per fare in modo che ogni angolo d’Italia abbia qualcosa da offrire, il Ministero ed Expo2015 hanno lavorato insieme a comuni e regioni per costruire, lungo tutta la durata della manifestazione, un calendario di eventi, “adatti a un pubblico internazionale”, ha spiegato Franceschini. Le adesioni continuano ad arrivare da tutta la penisola e si prevede che il numero di eventi vada a crescere. Al momento sono 1.300 e riuniti nel portale VeryBello! che il ministro ha illustrato durante l’incontro al Consolato. All’interno del sito Internet è possibile scegliere un periodo, un luogo o una tipologia di eventi e trovare l’offerta più adatta ai propri gusti e al proprio viaggio in Italia. Nell’elenco ci sono 290 mostre, 205 eventi musicali, 90 serate d’opera, 124 spettacoli teatrali e 65 di danza, 23 itinerari turistici dell’Italia meno nota, 95 festival, 79 eventi di cinema, 63 feste tradizionali, 75 concerti jazz.

C’è da dire, per completezza d’informazione, che molti degli eventi fuori dall’area di Milano e delle principali città d’arte del Nord, sono eventi che si svolgono annualmente e che si sarebbero svolti comunque, con o senza l’Expo. La novità è che sono stati riuniti tutti sotto il cappello dell’Expo e presentati all’interno del portale VeryBello! per offrire ai visitatori dell’Expo ulteriori stimoli e opportunità per vedere il resto del Bel Paese. C’è da ricordare, infatti, che Expo2015 ha creato un programma speciale rivolto ai milioni di persone con origini italiane sparse nel mondo. Potenziale pubblico che, con la scusa dell’esposizione universale, potrebbe fare il viaggio della vita alla riscoperta delle proprie radici e andare a visitare i paesi d’origine. E anche lì, che sia in Sicilia, in Calabria o in Abruzzo, troveranno un’offerta culturale inserita nel programma dell’esposizione universale.

Galli

Al microfono Piero Galli a capo del comitato organizzativo dell’Expo. Seduti, il console Natalia Quintavalle e il ministro Dario Franceschini

“Vogliamo che l’Expo sia un’occasione — ha detto Dario Franceschini — per chi viene da fuori di scoprire l’Italia e per gli italiani di riuscire a vedere l’Italia con gli occhi ammirati con cui la vede chi viene da fuori. Siamo un paese meraviglioso ma a volte non abbiamo l’orgoglio e la capacità di vedere la nostra stessa ricchezza”. 

Attenzione anche al contemporaneo, ha sottolineato Franceschini: “L’Italia ha una grande attenzione alla tutela del patrimonio storico, ma non c’è stata altrettanta attenzione a valorizzare il contemporaneo. Ma ci sono grandi talenti in giro per il mondo che sono una grande forza anche economica per il nostro paese. E le due cose non sono in contrasto. Ricordiamoci che anche il Colosseo è stato un’architettura contemporanea, che anche Verdi e Puccini sono stati musicisti contemporanei”.

Infine Franceschini ha ricordato che la tutela del patrimonio culturale non è soltato un principio sancito dalla nostra stessa Costituzione – che all’articolo 9 ricorda che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” – ma è anche una mossa strategica dal punto di vista economico. “Se investiremo in cultura – ha concluso Franceschini – daremo un grande contributo economico al nostro paese”. Parole con cui il ministro ha probabilmente inteso anche richiamare la recente introduzione dell’Art bonus, presentato proprio mercoledì dallo stesso Franceschini all’Istituto di Cultura di New York, che prevede un incentivo fiscale fino al 65 per cento (“il più forte in Europa”, ha detto il ministro) per privati cittadini, società e fondazioni, inserite nel regime fiscale italiano, che vogliano dare il proprio contributo per la tutela, conservazione e promozione di beni culturali in Italia. Un incentivo al mecanatismo di stampo americano, piuttosto inedito in Italia. 

Il piano si inserisce in un generale progetto di ristrutturazione della gestione dei beni culturali all’interno del quale c’è anche l’idea di assumere nuovi direttori per i principali musei italiani (ne abbiamo già parlato in una nostra recente inchiesta): “Per quel bando abbiamo ricevuto 1.200 domande di cui 80 sono arrivate dall’estero – ha detto il ministro a seguito del suo intervento parlando ai giornalisti – Si tratta di una svolta di modernizzazione intesa a rendere le nostre istituzioni culturali più attraenti e aperte al contributo di privati”.

Sulle polemiche che quel bando ha sollevato in Italia, Franceschini ha commentato a La VOCE di New York: “Penso che avere aperto le nostre porte a persone che hanno una grande preparazione di base, ma che hanno anche accumulato un’esperienza gestionale nella guida di un museo sia un’opportunità positiva e importante. Non credo che nel mondo della globalizzazione si debbano far diventare le frontiere dei muri, sarebbe veramente assurdo, contro i principi della cultura. Il patrimonio culturale secondo l’UNESCO è definito patrimonio dell’umanità e questo ci ricorda che siamo tutti possessori pro tempore di un patrimonio che è di tutti”.

Quando La VOCE gli ha chiesto dettagli sull’attenzione al contemporaneo da parte del suo Ministero, Franceschini ha spiegato: “Abbiamo creato nella riforma del Ministero una nuova direzione generale che si occuperà di arte, architettura contemporanea e periferie urbane. È un settore in particolare su cui sta lavorando intensamente Renzo Piano”. Il noto architetto, spiega infatti il ministro, diventato senatore a vita, ha deciso di usare la sua indennità per mettere insieme gruppi di giovani progettisti: “Hanno preso tre zone del paese –ci ha detto ancora il ministro – una Roma, una a Catania e una a Torino, facendo dei progetti di riqualificazione urbana delle periferie. L’Italia ha saputo tutelare nel secolo scorso i propri centri storici dai rischi di stravolgimenti o di speculazioni. Adesso è il momento di investire nelle periferie urbane, nella riqualificazione, in innesti di architettura contemporanea. Non dobbiamo rassegnarci al fatto che le periferie siano luoghi di declino o di degrado. L’esempio della High Line di New York è quello che abbiamo in mente: la riqualificazione fa ricrescere anche la vita e la vitalità del quartiere. Infatti uno dei tre progetti del gruppo di lavoro di Renzo Piano riguarda Roma: un chilometro e mezzo di sopraelevata costruita e mai utilizzata che sembra fatta apposta per fare una high line romana”. Non si tratta della Tangenziale Est del cui progetto di trasformazione in una high line avevamo dato notizia su questo giornale, ma di una soprelevata nell’area di Cinecittà.

Sui progetti per la promozione dell’arte contemporanea italiana all’estero, su cui l’Italia, almeno nel settore pubblico, finora non ha brillato, Franceschini ha aggiunto che abbiamo un ritardo da colmare. Non ha chiarito come lo colmeremo.

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro, senza che mai mi sia capitato di incappare in un contratto stabile. Nel 2011 la vita da precaria mi ha aperto una porta, quella di New York: una città che nutre senza sosta la mia curiosità. Appassionata di temi ambientali e sociali, faccio questo mestiere perché penso che il mondo sia pieno di storie che meritano di essere raccontate e di lettori che meritano buone storie. Ma non ditelo ai venditori di notizie.

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