Si può produrre vino sostenibile? Assolutamente sì e non solo perché è socialmente, ambientalmente ed eticamente corretto, ma anche perché conviene dal punto di vista economico. L'intento del Forum per la Sostenibilità Ambientale del Vino è chiaro: promuovere vino sostenibile “quale elemento essenziale dell'eccellenza qualitativa e della competitività delle produzioni italiane sui mercati”. Costituitosi lo scorso febbraio su iniziativa di Attilio Scienza, dell'Università di Milano, Michele Manelli, produttore di Salcheto, e Marco Sabellico, di Gambero Rosso (uno dei sostenitori della piattaforma insieme a Unione Italiana Vini), il Forum è nato con la convinzione che il coordinamento e la ricerca di un'identità in chiave sostenibile che raggruppasse tutti i soggetti coinvolti nel settore della produzione del vino non fosse più rimandabile. In Italia una legge specifica in materia non esiste e le iniziative orientate alla sostenibilità del vino (una quindicina in tutto) hanno tutte un carattere regionale e mal riescono a rappresentare globalmente le problematiche del settore. Da qui l'idea di unirsi e di fotografare quanto il nostro Paese in questo settore sa fare.
Stando a quanto emerso dal primo Rapporto sulla Sostenibilità del Vino, redatto in vista di EXPO 2015 che avrà per tema proprio la sostenibilità alimentare, l'80% degli imprenditori vinicoli considera la sostenibilità un driver importante per lo sviluppo dell'azienda. Le strategie messe in atto sono diverse da caso a caso e gli investimenti si concentrano principalmente sul prodotto, ma una cosa è certa: chi investe in sostenibilità lo fa per migliorare la qualità e ciò che ottiene sono performance migliori. Rispetto al passato, infatti, la sostenibilità non è più vista come un problema o un costo, ma considerata un'opportunità, anche nel settore della produzione del vino. A questa allargata presa di coscienza, però, fino a oggi era mancato uno spazio d'azione comune e condiviso che, oltre a sancire la nascita di un movimento insito al settore del vino italiano, rispondesse agli interrogativi della ricerca, proponesse l'avvio di un percorso condiviso di miglioramento del comparto e creasse un luogo in grado di catalizzare le istanze di tutti i portatori di interesse. Quali sono stati i primi passi di questo percorso appena avviato è Michele Manelli, chairman e co-founder del Forum, intervenuto alla presentazione che la New School for Public Engagement ha organizzato a New York lunedì 10 novembre.
Perché un rapporto sulla sostenibilità del vino?
La presentazione del Rapporto alla New School for Public Engagement di New York.
Era necessario raggrupparsi per chiarire bene quali fossero le regole d'ingaggio: indicatori uguali per tutti come premessa per la diffusione di una cultura della sostenibilità sul mercato e una sua riconoscibilità dal parte del consumatore. Continuare ad operare in mezzo alla confusione di tante regole non avrebbe mai potuto attirare l'attenzione del mercato. Come si può pensare di poter orientare il consumatore verso una scelta premiante senza fare chiarezza su cosa sia il prodotto vino sostenibile?
Quanto la sostenibilità può influenzare la strategia di business di un'azienda e in che modo questa viene accolta dal consumatore?
La sostenibilità è la scusa perfetta per migliorare il proprio business. Si porta dietro una scelta economicamente più efficiente, una storia più bella da raccontare e una leva per l'innovazione. Chi approccia la sostenibilità è un'azienda che in qualche modo vuole fare un turnaround che sia più bello a livello sociale e più efficiente dal punto di vista economico e ambientale. Un modello di gestione più dinamica ed efficiente, insomma, che in più si porta dietro una bella storia. Il consumatore? È chiaro che il prodotto deve essere buono e posizionato bene e l'attribuirgli un valore credibile premia. Attenzione però: il consumatore è interessato, ma non è pronto, e il Forum questo lo sa. Il consumatore non compra sostenibilità al posto di qualità, compra volentieri, però, se alla qualità si aggiunge la sostenibilità.
Perché venire a New York e farlo parlando di sostenibilità?
Innanzi tutto perché questo è il mercato più grande del mondo, poi perché è una sfida. Qua il modo di approcciare le cose è estremamente essenziale e pragmatico: cose chiare e che funzionino. Sembra esserci meno spazio per quello che invece a noi italiani piace tanto, cioè un approccio culturale più generale, il fare le cose anche solo per un ideale. Qui l'ideale va bene, ma deve essere anche semplice e funzionale. Questa è la sfida.
Che il Forum rappresenti l'apertura di un dialogo con gli interlocutori americani?
Sicuro. È un confronto difficile, ma stimolante. Il nostro Paese ha fatto tantissimo in materia e, a mio avviso, a livello di eccellenze, investimenti e miglioramento degli strumenti di gestione è oggi il Paese più avanzato a livello mondiale. Abbiamo tutte le carte in regola per essere dei leader nel campo della sostenibilità del vino.