Che il vino sia parte importante della cultura italiana lo sanno tutti, ma è sorprendente scoprire che attraverso la storia del nettare di Bacco si possa raccontare l’intera storia dell’Italia, dai Romani ad oggi. È quello che fa Alessandra Rotondi, sommelier italiana d’adozione newyorchese che in due appuntamenti alla Casa Italiana NYU guida il pubblico in un percorso storico e culturale che ha come protagonista il vino. Martedì 15 c’è stato il primo incontro di Libiamo! A Cultural History of Wine, cui segue, mercoledì 23, un secondo appuntamento.
Alessandra Rotondi, da poco diventata sommelier del ristorante Sant Ambroeus Madison Avenue, ha ammesso che il vino, per lei, toscana e figlia di viticoltori, è una questione di famiglia ma che solo tardi nella sua carriera, prese la decisione di voler dedicare tutta se stessa alla cultura del vino. E se di passione si tratta, non c’è modo migliore di coltivarla che condividerla con un pubblico più ampio, soprattutto considerato che negli USA, e a New York nello specifico, il vino italiano è sempre più apprezzato. E gli americani hanno ancora parecchie cosette da imparare in materia..
E allora ecco che la sommelier ricorda l’amore degli antichi romani per il vino, soffermandosi sul poeta Ovidio, noto estimatore, per poi arrivare a Dante Alighieri, anche lui amante di questa bevanda. E poi ci sono Leonardo da Vinci, Galileo e Michelangelo nella lista degli appassionati. E non solo italiani: anche Benjamin Franklin pare abbia speso buone parole per il vino che, diceva il padre fondatore degli Stati Uniti d’America, “makes living easier”. E come dargli torto? Anche il connazionale Thomas Jefferson sembra la pensasse allo stesso modo e che amasse in particolare il Montepulciano d’Abruzzo. Dopo l’escursione negli USA, si torna in Italia per scoprire che il poeta Giacomo Leopardi, notoriamente piuttosto ombroso, contava sul potere consolatorio di un buon bicchiere di vino che, diceva, offre un piacere anche spirituale. E se lo dice lui che di piaceri ne ha conosciuti così pochi nella vita..
E dalla poesia Alessandra Rotondi ci porta alla politica raccontandoci che è a Camillo Benso conte di Cavour che dobbiamo la creazione del Barolo: all’uomo politico simbolo del Risorgimento italiano, infatti, non andava giù che, durante gli incontri diplomatici, non ci fosse un vino italiano di qualità da servire agli ospiti. E fu così che, grazie all’interessamento della marchesa Juliette Colbert, nacque il Barolo, re dei vini e vino dei re.
A conclusione del suo intervento, la sommelier ha risposto alle domande di un curiosissimo pubblico di americani ansiosi di scoprire i segreti del vino: cosa sono i solfiti, come va conservata una bottiglia di vino dopo averla aperta (la risposta, ovvia, è stata: meglio berla tutta), perché bisogna roteare il bicchiere prima di bere e tante altre curiosità. Infine il momento più atteso: la degustazione di un vino targato Marchesi di Barolo, la stessa etichetta di quella famosa marchesa Colbert.
Mercoledì 23 Alessandra Rotondi è partita da dove aveva lasciato il suo pubblico la settimana precedente, alle soglie dell’Unità d’Italia, per poi arrivare ai giorni nostri e alla presenza del vino sui social media, passando per Giovanni Pascoli, Giosuè Carducci, Pablo Neruda e perfino papa Francesco. Stavolta la sommelier si è soffermata su un altro grande rosso italiano, il Chianti, il cui inventore, Bettino Ricasoli, scrisse una formula che rimase invariata fino al 2006. L’appuntamento è quindi concluso con un bicchiere di Chianti delle cantine Barone Ricasoli.
Qui sotto il video della prima parte della presentazione. Gli altri segmenti sono disponibili sul nostro canale YouTube.