Gianni Di Gregorio di nuovo a New York prima (dal 2 marzo al Lincoln Plaza Cinema e all’IFCenter) e poi a Los Angeles (dal 9 marzo) con il suo «Gianni e le donne» [in inglese il titolo sarà «The Salt of Life»], un film ambientato a Trastevere, il popolare quartiere della Città dei Cesari, il “cuore” di Roma.
Perché?
«Sono nato e cresciuto a Trastevere, e sono molto attaccatto alle sue vie, alle sue piazze, alla sua gente. Le facce cambiano col tempo, ma l’atmosfera che vi si respira è sempre la stessa. Voglio che i miei film siano aderenti il più possibile alla realtà, per cui è stato istintivo scegliere Trastevere come teatro di questa mia vicenda umana. L’unica scelta davvero, se vogliamo, a me possibile; anche perché da essa non mi allontano certo così tanto».
Qui di seguito pubblichiamo una nota di Marzia Gandolfi che della pellicola ha saputo cogliere,meglio e più di altri, i significati ed i messaggi.
Gianni ha sessant’anni, una natura mite, nessuna ambizione e troppi rimpianti. Vessato da una figlia svagata, una moglie remota e una mamma esagerata, da diversi anni versa in una baby pensione e dentro un quotidiano rassegnato. A piedi o a bordo della sua desueta Alfa 164, Gianni trascina se stesso per la capitale e trova sempre una bottiglia per dimenticarsi.
Incoraggiato da un amico avvocato e risvegliato da bionde badanti, vicine mondane, primi amori, gemelle intriganti, l’uomo prova a scuotersi dal torpore, a emanciparsi dall’ingombrante figura materna e a procurarsi un’amante che rinverdisca la sua età. Respinte le sue avance indolenti, Gianni prenderà coscienza dei suoi tanti anni. Seconda volta per Gianni Di Gregorio che si presenta di nuovo in primo piano e in rifrangenza tra pubblico e privato, dentro un presente che non gratifica e un futuro che non riesce proprio a immaginarsi. Alzatosi sazio e pienamente soddisfatto dal suo Pranzo di Ferragosto, che ottenne il plauso della critica e del pubblico, il regista romano raddoppia l’allegria con una commedia in frustrata ricerca di riempitivi al vuoto esistenziale di un uomo di mezza età. Gianni, appunto.
Una scena di «The Salt of Life» [courtesy of Zeitgeist Films]
Persona e personaggio coincidono ancora una volta sullo schermo, trascinandosi abulici in un appartamento di Trastevere, provvedendo con sollecitudine alla viziata madre e cercando qualcuna per amarsi magari un po’ di più. Trasteverino, classe 1949, attore teatrale, aiuto regista di Matteo Garrone, sceneggiatore di Sembra morto ma è solo svenuto e co-sceneggiatore di Gomorra, Di Gregorio gira una commedia garbata, che lo pedina in soggettiva per le strade di una Roma fuori dalla canicola ferragostana e placata inrassegnate malinconie.
Dopo aver messo in scena la seconda infanzia e obbligato il cinema a ripensare una società che includa l’anziano, in cerca di una felicità edonistica e abbandonato ai piaceri del cibo e del vino, l’autore romano affronta questa volta gli sbandamenti sentimentali di un uomo di mezza età alle prese col gentil sesso. Da sempre soggetto passivo e bersaglio ideale del dispotismo femminile (a partire da quella madre esigente ed emotivamente soffocante) Gianni cavalca maldestramente, incalzato da un azzeccagarbugli suadente, i comportamenti collettivi di moda, finendo per rendersi ridicolo agli occhi di chi voleva corteggiare e magari ‘possedere’.
Ma Gianni non ha (più) l’età per corrispondere la giovinezza e nemmeno il denaro per corromperla. A ripensarci poi, a mancargli è pure la volontà, troppo indolente per permettersi una rivoluzione sessuale, meglio allora abbandonarsi a un clima di crescente smarrimento e arrendersi all’evidenza di un corpo corrotto e poco attraente, alla propria bellezza incrinata e appassita.
Sfuggendo il cinema omologato, Di Gregorio sceglie ritmi e modi per parlare di sé, producendo toni cupi e una serietà autoironica, che si stemperano dentro a un universo ricomposto in una saggia armonia. Rimanendo fedele a se stesso e al suo film d’esordio, il beato tra le gonne (le donne e le nonne) coinvolge di nuovo lo spettatore con la potente matrice autobiografica del suo cinema appena cominciato.
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Tra le interpreti del fim di Di Gregorio, vanno almeno ricordate Valeria di Franciscis Bendoni (la madre), Elisabetta Piccolomini (la moglie), Valeria Cavalli , Alyn Prandi, Kristina Cepraga, Teresa Di Gregorio, Lilia Silvi, Gabriella Sborgi nonché le gemelle Laura e Silvia Squizzato.