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June 21, 2011
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A tavola con Nichi Vendola

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

 NEW YORK. Viene troppo facile a Nichi Vendola "vendere" la Regione di cui è il Presidente. Sapori e profumi della Puglia hanno estasiato i giornalisti americani (e anche tanti italiani…) accorsi alla presentazione dei prodotti eno-gastronomici  organizzata lunedí all’Eataly di Manhattan. La catena di megastore della ristorazione e dell’alimentazione italiana "Slow Food" fondata da Oscar Farinetti ospita per tutto il mese di giugno sulla Quinta Avenue una promozione dedicata al patrimonio agroalimentare pugliese. Con il Presidente Vendola e Oscar Farinetti, c’erano anche l’Assessore all’Agricoltura della Puglia Dario Stefano, il governatore internazionale di Slow Food Antonello Del Vecchio, il Console Generale Francesco Maria Taló e il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Riccardo Viale.

"La Puglia: crocevia di culture e incontri nel Mediterraneo" il titolo della presentazione, a cui hanno assistito anche i reporter esperti di gastronomia delle maggiori testate newyorkesi.  Al tavolo con il governatore Vendola, il vostro cronista era seduto accanto ad un collega del New York Times che non sapeva nulla della "potenza politica" raggiunta a livello nazionale dal presidente della Puglia. Quando a Glenn Collins abbiamo bisbigliato che Vendola era un ex comunista, leader del Partito "Sinistra, Ecologia e Libertá", un politico apertamente gay che si trova da mesi in testa a tutti i sondaggi italiani per la leadership del Centrosinistra per l’eventuale duello elettorale con Silvio Berlusconi, il reporter del NYT non aveva dubbi: "Wow, una personalitá politica così l’editorial board del nostro giornale dovrebbe incontrarla al piú presto…" 

L’assessore Stefano (descritto poi da Vendola come "un giovane leader degli industriali pugliesi che siamo riusciti ad ipnotizzare per convincerlo a darci una mano…") ha detto che l’obiettivo del governo pugliese "é di evidenziare come i valori promossi dalla Puglia, cioé la tipicitá, la biodiversitá e la qualitá da Slowfood con il suo ‘buono, pulito e giusto’ sono non solo un ‘fondamento etico d’impresa’, ma possono essere anche un elemento distintivo e di successo se il valore aggiunto apportato viene fatto percepire efficacemente ai mercati ed ai consumatori, anche a quelli molto lontani".

L’assessore Stefano ha evidenziato statistiche impresionanti: con oltre 300 mila imprese agricole, la Puglia sarebbe in controtendenza con il resto dell’Italia, una regione in accelerazione dove gli investimenti sull’industria agricola continuano a crescere. Olio, olive, uva, pomodori, formaggi, tutti prodotti con cui la Puglia continua a dominare sia nel mercato interno che in quello dell’esportazione. 

Poi l’intervento di Vendola, che ha confermato le sue doti oratorie: "Non voglio essere uno spot pubblicitario che vende la Puglia, invece voglio raccontarvi un pezzettino di vita domestica". E così ha continuato: "Quando salgo le scale di casa mia per raggiungere mia madre comincio a sentire i profumi di casa. E allora comincio ad interrogarmi su un tema cruciale del mondo contemporaneo e forse di tutte le epoche, quello dell’identitá. Perché nelle mie narici entrano quando é Pasqua profumi balcanici, quando é Natale profumi di Grecia… E alla domenica improvvisamente mi prende al naso e al cuore un profumo arabo, che é il ragú di mia madre. E comincio ad essere molto felice perché la mia identitá incerta e ambigua, é un’identitá che parla di una terra, la Puglia, che ha sonosciuto tante narrazioni che sono stratificate nel tempo, attraverso la presenza di ospiti venuti da ogni parte del mondo. Io sono un pugliese felice che nel sud della Puglia parlano ancora il greco antico e nel Nord della regione l’antico provenzale… La Puglia é l’unica regione italiana strabica, con un occhio per i Balcani e un occhio per il Nord Africa. C’é un rapporto tra la cucina e la politica. La cucina é un modo molto intelligente per fare politica, non in senso strumentale. Perché la cucina é educazione alimentare, educazione alla conoscenza delle culture degli altri. E alla mensa della fratellanza, credo che ognuno possa portare il dono dei propri sapori tipici. Sono felice di essere a Eatitaly, sono felice di promuovere i prodotti alimentari e il vino della Puglia, e di portare la parola Puglia come un brand di qualitá. Ma non é un modo di fare retorica, perché si tratta di investire sulla qualitá dei prodotti e di lottare perché l’agricoltura sia sana e non sia inquinata dalla chimica, si tratta di lottare perché possiamo imparare a capire quello che mangiamo. Nell’augurarvi buon appetito, per me é importante non presentare i prodotti della Puglia come migliori degli altri, la Puglia non é migliore delle altre regioni, siamo soltanto diversi. Siamo felici di offrire questa nostra identitá, la nostra diversitá molto complicata e mescolata come un dono e cosí educarci ad accogliere il dono che ci porteranno le altre culture e le altre cucine. Un importante ministro italiano ha detto che la cultura non si mangia. Siccome voi state per mangiare cultura, é molto polemicamente che io vi aguro buon appetito". Nichi Vendola si siede a tavola e risponde alle domande dei giornalisti americani sempre piú curiosi, che gli chiedono se lui è un comunista e se quindi la sua é una regione comunista. 

"Bisogna capire che la parola comunismo in Italia per tanto tempo rispondeva ad una domanda di giustizia e libertá. Ma io ho grande orrore per come il comunismo ha risposto poi a quella domanda. Ma essere comunisti in Italia aveva anche molto a che fare con gli Stati Uniti. Mio padre era diventato comunista perché aveva letto Steimbeck durante la guerra. La nostra educazione comunista era l’educazione alla letteratura, alla musica, al cinema americano. quando avevo vent’anni se mi chiedevano cosa fosse essere comunisti io rispondevo: ascoltare il buon jazz al Greenwich Village. Oggi non so piú il significato di questa parola". 

Polipetti squisiti, cosí come anche le orechiette che il patron Farinetti orgoglioso spiega che sono fatte a mano all’interno di Eatitaly. E cosí tra polipetti e orecchiette innaffiate da un buonissimo vino rosato pugliese, tocca a noi fare la domanda al Presidente Vendola. 

Nello Stato di New York il governatore Andrew Cuomo sta riuscendo a far approvare la legge sul matrimonio Gay. Lei che ne pensa e che valore avrà per l’Occidente?

"Credo che sulla questione dei diritti dei gay in tutto il mondo si sta giocando una partita che riguarda la qualitá del pluralismo e della civiltá. E’ rimasto un fanalino di coda in Occidente l’Italia, un paese dove non é ancora possibile avere una legge contro la violenza nei confronti dei gay. L’Italia quindi realizza un paradosso straordinario: siamo un paese contemporaneamente islamofobico e con standard di diritti civili da repubblica islamica".

Si candiderá alle primarie nonostante rischi di vincere? Bersani e D’Alema riusciranno a convincerla a non candidarsi?

"Assolutamente mi candido e anche a New York si é giá aperto un club Nichi di appoggio alla mia candidatura". 

Infine chiediamo: tra le camicie nere che marciarono su Roma 91 anni fa e le camicie verdi di Pontida si possono fare dei paragoni? Insomma a Vendola chi fa piú paura Bossi o Berlusconi? 

 "No, non si possono fare paragoni se non per un certo linguaggio. Avete sentito Tremonti al comizio di Bologna? Comunque il discorso di Bossi a Pontida é stato luttuoso, tutte quelle parolacce portano il segno della sconfitta. La Lega e Berlusconi hanno finito il loro racconto, non hanno piú nulla da dare all’Italia".  

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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