Robbie Williams non è mai stato solo una popstar. È sempre stato un personaggio da osservare con la stessa curiosità con cui si guarda un reality su una famiglia disfunzionale. Non ha mai avuto bisogno di qualcuno da incolpare: il suo nemico, da sempre, è lui stesso.
Il 17 luglio 2025, Williams ha portato il suo Britpop Tour all’unica tappa italiana dello Stadio Nereo Rocco di Trieste – completamente sold out per circa 28.000 spettatori. Il concerto rientrava nel cartellone di “GO! 2025 & Friends”, il programma che affianca “GO!2025” – l’iniziativa che vedrà Nova Gorica e Gorizia Capitale Europea della Cultura – e che si estende in tutta la regione Friuli Venezia Giulia.
“Buonasera Trieste, vi sono mancato? Certo che sì”. E poi: “La vita è difficile. E io sogno di diventare il re dell’intrattenimento. Ma da solo non ce la faccio. Solo insieme siamo lo show”.

ph. Simone Di Luca
Un manifesto perfetto per un artista che ha costruito tutta la sua carriera sull’oscillazione continua tra vulnerabilità e spacconate. Come quando, pochi giorni prima del concerto, in Germania, ha confessato che sua madre Janet non lo riconosce più a causa della demenza, o che suo padre Peter – ex showman, ex compagno di palco – non può più uscire di casa, bloccato dal Parkinson. E ancora, la suocera Gwen, che combatte contemporaneamente con il cancro, il lupus e il Parkinson. “Non sono pronto per questo”, ha detto. Ed è impossibile non credergli.

ph. Simone Di Luca
Ma Williams è anche quello che, subito dopo una confessione straziante, ti regala Let Me Entertain You calandosi dall’alto come un acrobata da circo, con una smorfia da cartone animato. La scaletta ha alternato ricordi e colpi di scena: Rocket, Let Me Entertain You, e un medley potente con Song 2, Seven Nation Army, Livin’ on a Prayer, Monsoon, Rock DJ, Love My Life, Strong, The Road to Mandalay e altri brani up-tempo. Poi, la parte finale ha raccolto i grandi classici: Feel, Angels, My Way e She’s the One.
Ha parlato anche della sua famiglia – Ayda, la moglie che lo tiene in equilibrio, e i quattro figli che hanno cambiato il suo modo di stare al mondo – e dell’infanzia a Stoke-on-Trent, quel passato operaio che ancora oggi si porta addosso come una seconda pelle.
Robbie Williams ha capito da tempo che non sarà mai il re del pop. Ma forse sarà qualcosa di meglio: il re del fallimento affrontato a testa alta. E chi riesce a trasformare tutto questo in spettacolo… be’, si merita un’ovazione.
