A La Prima Estate Festival di Lido di Camaiore, St. Vincent è salita sul palco come chi non ha bisogno di premesse. Vestita di nero, geometrica, spigolosa, sembrava disegnata più che vestita. Spalle larghe, passo felpato, e una chitarra come protesi naturale.
Chi la conosce lo sa: Annie Clark, nata a Tulsa (Oklahoma) nel 1982, non ha mai cercato di piacere. Non ai giornalisti, non al mercato, e nemmeno a quella parte di pubblico che vuole le donne docili e i chitarristi maschi. È un’interprete che ha fatto della sfida il proprio linguaggio, e della dissonanza un’arte. Il set è stato un viaggio attraverso la sua discografia: Broken Man, Sugarboy, New York, Cheerleader. Tra un brano e l’altro cammina, si ferma di colpo, fissa un punto nel vuoto come se da lì stesse per esplodere una verità.

Una delle sue stravaganze, del resto, è proprio quella di controllare tutto e poi far sembrare che non stia controllando niente. Dai vestiti asimmetrici alla scenografia al millimetro. La sua chitarra — quella disegnata da lei stessa nel 2016 “perché si adattasse anche ai corpi femminili” — era più di uno strumento: era un’estensione di pensiero, un’arma gentile.

C’è qualcosa di alieno e insieme profondamente umano in lei. Una che sa scendere dal palco, attraversare la folla e abbracciare la prima fila come se fossero amici d’infanzia, e poi tornare su, gelida e muta, per infilare un assolo distorto che pare partorito da una stanza imbottita.
Durante Los Ageless ha mimato una crisi nervosa con il corpo, contorcendosi a terra in mezzo ai synth, per poi rialzarsi e intonare dolcemente “You’re the only motherfucker in the city who can handle me”. Nel finale, ha abbracciato i musicisti uno a uno, presentandoli come se fossero amici d’infanzia.

Il 2025 è stato un anno spartiacque per St. Vincent. Ai Grammy ha fatto incetta di premi: Best Rock Song per Broken Man, Best Alternative Music Performance per Flea, e Best Alternative Music Album per All Born Screaming. Ma non è stato solo un trionfo artistico. È stata la prima volta in cui ha raccontato al mondo qualcosa di intimo: “Ho una moglie. E una figlia”.
È proprio a loro, ha confidato, che deve quella serenità nuova che si riflette anche nelle sue performance — meno costruite, più autentiche, ma sempre radicali.