All’Unipol Arena di Bologna, unica data italiana del tour mondiale Hit Me Hard and Soft, Billie Eilish – 23 anni, 9 Grammy, 2 Oscar e 2 Golden Globe – ha interrotto la scaletta per un intervento diretto sulla situazione politica negli Stati Uniti. “Le cose, in questo momento, stanno andando davvero male in America”, ha dichiarato senza mezzi termini, con un chiaro riferimento al secondo mandato di Donald Trump. La platea ha reagito con un boato di fischi e proteste. “Sì, lo so, non possiamo restare in silenzio”.
Non è la prima volta che la popstar statunitense prende posizione pubblicamente. In passato aveva già definito Trump una minaccia concreta – per l’ambiente, per le donne, per la democrazia. Prima dell’inizio del concerto, il pubblico è stato accolto da un video dedicato alle pratiche sostenibili del tour: merchandising realizzato con materiali riciclati, alimentazione a base vegetale per l’intera crew, veicoli spenti nei momenti di inattività. Nessun proclama ideologico, solo scelte concrete. È così che Billie parla di ecologia: non alzando la voce, ma dando l’esempio, sfruttando appieno il controllo che ha sulle sue decisioni artistiche e logistiche.
Il palco è tondo, al centro dell’arena, come un corpo estraneo immerso nel pubblico. Aperto da ogni lato, senza gerarchie visive, permette a Billie di muoversi liberamente: corre, si sdraia, guarda negli occhi chi la circonda, si riprende da sola con una videocamera che proietta in tempo reale musicisti, tecnici, dettagli della scena. Una messa in scena che comunica un messaggio forte: non esistono distanze, nemmeno tra palco e retroscena.
La scaletta attraversa l’intera carriera della cantante. Si apre con Chihiro, brano d’esordio del nuovo album, e prosegue con Lunch – diventato un inno queer –, Wildflower, The Greatest, Bittersuite e Birds of a Feather. Accanto ai nuovi brani, non mancano i classici, incluso Bad Guy, il pezzo che l’ha consacrata a livello mondiale.
In chiusura, spazio all’emozione: What Was I Made For?, canzone premiata con l’Oscar per la colonna sonora del film Barbie, conclude il concerto in un’atmosfera sospesa tra delicatezza e intensità.