Lontano da Roma e dai riflettori che lo hanno consacrato con i Måneskin, Damiano David ha ricominciato a respirare. È in questo spazio sospeso, lontano dal clamore, che nasce Funny Little Fears, il suo primo album solista, in uscita il 16 maggio per Sony Music Italy / Arista. Un titolo che suona quasi ironico, ma non c’è niente di leggero nella materia che lo compone. “È il modo in cui ho fatto pace con me stesso”, racconta Damiano alla stampa durante la presentazione del disco a Roma. Nonostante i traguardi mondiali raggiunti con i Måneskin – la vittoria all’Eurovision, i tour globali, i dischi di platino – Damiano ha attraversato una fase profondamente destabilizzante. “Stavo male. Davvero. E ho capito che nessuno poteva aiutarmi, se non io stesso. Dovevo disintossicarmi da tutto, perfino dalla mia immagine pubblica”.
In Funny Little Fears ci sono 14 tracce che sembrano messaggi lasciati sul comodino a notte fonda. Ogni brano scava in un diverso strato della sua psiche. Il disco si apre con i frammenti di un amore finito Born With a Broken Hearte e si chiude con Solitude (No One Understands Me), una ballata che non consola ma chiude il cerchio.
Il suono è morbido, a volte minimale. Synth leggeri, pianoforti appena sfiorati. Ci sono momenti più intensi, come Voices, e altri che sembrano usciti da un diario, come Next Summer. Ma anche quando cambia il ritmo, il centro resta sempre lo stesso: lui. “Per raccontare davvero, ho dovuto spogliarmi”, dice Damiano. “Niente filtri, niente pose. Questo disco è tutto mio. È stato come fare terapia, ma con la musica”.
Per riuscirci, Damiano ha sentito il bisogno di allontanarsi temporaneamente anche dalla band. “Con i Måneskin c’è un’identità collettiva. Qui, invece, dovevo ritrovare solo me stesso. Avevo bisogno del silenzio per capire chi fossi davvero”.
Il 2025 non è solo l’anno dell’introspezione, ma anche quello del ritorno sul palco. Damiano porterà Funny Little Fears in tour mondiale dall’11 settembre, con tappe previste in Europa, Asia, Australia, Nord e Sud America. “Sul palco rivivo quei momenti, ma poi li lascio lì. Non voglio restare imprigionato nel passato. Quando la musica finisce, torno a essere solo un ragazzo con i suoi ricordi”.
E i Måneskin? “Non ci siamo sciolti”, rassicura. “Questa è solo una tappa, un’evoluzione naturale”. Ma qualcosa in lui è cambiato – e con lui, anche il modo in cui si relazionerà alla band. “Siamo tutti nei nostri vent’anni. È impossibile pensare che resteremo sempre uguali”.