Il nostro incontro con Al Bano, al secolo Albano Antonio Carrisi, lo disvela ironico, disponibile e particolarmente sereno in questa fase della sua vita. Ha da poco festeggiato 80 anni – “Vi prego, chiamiamoli 4 volte 20…80 mi sembrano troppi: non me li sento affatto!”.
Nel corso di una carriera canora invidiabile ha venduto milioni e milioni di dischi. Da Cellino San Marco, in provincia di Brindisi, dove è nato dagli agricoltori Carmelo Carrisi e Jolanda Ottino, Al Bano è partito giovane alla conquista del mondo. Una voce straordinaria. Con il tempo arriva il grande successo, condiviso all’inizio con la sua prima moglie, Romina Power (figlia degli attori Tyrone Power e Linda Christian). “Ho incontrato Romina nel 1967, sul set di ‘Nel sole’, e non sapevo chi fosse. A Cellino San Marco non erano ancora arrivati i film di suo padre Tyron Power, morto nel 1958. Linda Christian? Una donna intelligente, che ha avuto con me un rapporto di amore ed odio”.
Non avrebbero scommesso in molti su questa unione. Invece, nel 1970 si sposano, ed avranno quattro figli: Ylenia, scomparsa misteriosamente il 6 gennaio 1994 a New Orleans (la morte è presunta), Yari, Cristèl e Romina Jr. Jolanda. Il dramma della primogenita segnerà una brutta frattura nella coppia. La loro collaborazione artistica stabile finirà dopo vent’anni di carriera artistica e discografica insieme, e nel 1999 i coniugi si separeranno anche legalmente. In seguito Al Bano conoscerà Loredana Lecciso, dalla quale avrà gli ultimi due amati figli: Jasmine e Albano Jr. detto Bido (“È il figlio più giovane ed è ‘albaniano’ al cento per cento”).

Diverse epoche musicali, ed un successo internazionale duraturo. Qual è il suo segreto?
Oltre alla voce, l’impegno, la passione e i sacrifici. Sono poi quotidianamente a contatto con un mestiere che mi diverte. Un ingrediente fondamentale è stato la fortuna, ed un pubblico che non mi ha mai abbandonato.
Qualche esperienza particolarmente emozionante?
In una lunga carriera, sono molti i ricordi. Come quel concerto nell’Isola di Malta, il 13 dicembre, se non ricordo male, dell’anno 1974. Cantai il brano 13 storia d’oggi. Dom Mintoff aveva vinto le elezioni ed era presente. Tutti in piedi: la canzone era diventato un inno per la vittoria. O come nel 1970: rammento l’emozione di novantamila persone in Grecia. La dittatura dei Colonnelli stava finendo; io cantavo la canzone di Mikīs Theodōrakīs. Il pubblico urlava e l’ entusiasmo era alle stelle. O quella volta, nel 1977, nella città di Viña del Mar in Cile, con migliaia di persone e addirittura Pinochet in persona ad applaudire. Accenno anche alla fine del regime di Nicolae Ceaușescu: la colonna sonora era il brano mio e di Romina, Libertà, che risuonava nell’aria da mattina a sera per celebrare la fine di quell’epoca dittatoriale. Nella mia musica, non solo canzoni d’amore: anche un sottostrato sociale”.
Un difetto di Al Bano?
Li vuole elencati tutti, i miei difetti? Sono tanti (sorride).
Lavorare troppo è in cima alla lista, anche se mi diverto e lavoro molto di più quando vengo a Cellino a controllare le situazioni di campagna. La mia Azienda vinicola quest’anno festeggia cinquant’anni. Tra poco inaugurerò la terza cantina. Ma non chiamatemi imprenditore, non lo sono. Mi ritengo un passionario esemplare.

Che rapporto la lega alla politica?
Mi rifaccio in qualche modo al pensiero di John Fitzgerald Kennedy, e penso che se non ci si occupa della politica, comunque la politica si occuperà di noi.
Sono un cittadino e provo a scegliere le persone giuste affinché la mia vita di cittadino, della mia famiglia e della mia nazione, proceda al meglio.
Almeno fino ad un certo punto, lei ha avuto un legame molto forte con la Russia.
Ho avuto successo in Russia, e cantato cinque volte per Vladimir Putin. Era un mio ammiratore, ma finché non finirà la guerra con l’Ucraina io non metterò mai più piede in quella terra. La guerra è un atto vergognoso, da qualunque parte cominci. Sono per la politica dell’intelligenza e dell’umanità. Da uomo di pace, ho preteso di uscire fuori anche dal mio conflitto familiare. Con Romina, quando oggi cantiamo insieme sul palcoscenico, c’è rispetto. E Loredana è una donna molto intelligente.
Qual è un artista in particolare con cui sognerebbe di lavorare?
Mina, ma resterà sicuramente un sogno.
Parliamo di questi suoi “4 volte 20”.
Da sempre sono preparato mentalmente a tutte le stagioni che arriveranno, non mi prendono di sorpresa. Sorrido, non ho vizi, non mi drogo, mangio sano. Mi concedo solo il piacere di un bel bicchiere di vino buono. Mi auguro di vivere in pace, per poter morire in pace. E spero che nessuno si sentirà sollevato quando arriverà la mia ultima ora. Ho avuto gioie, ho avuto dolori. Sulla scomparsa di mia figlia Ylenia, ha pesato il destino. Esistono i successi e le vittorie, ma poi, nell’arco delle 24 ore di cui un giorno è composto, arriva anche il momento della notte. E la notte deve avere lo stesso entusiasmo del giorno. Non bisogna lasciarsi abbattere. Mai. I miei genitori, che hanno conosciuto la guerra, mi hanno trasmesso la responsabilità di vivere e la forza di sopportare il peso delle lezioni negative della vita.
Un suo ricordo di New York.
È legato a mio padre. Mi fece tanto sorridere quella sua prima volta nella Grande Mela. Vide i grattacieli e ne rimase affascinato. Si domandava come avessero fatto a salire lassù, in cima. Ad un certo punto, in un ristorante, mi chiese di andare al bagno. Due porte e due scritte: men (in pugliese, il suono della parola allude al seno delle donne) e women (sempre in dialetto, allude agli uomini). Entrò ovviamente nella porta sbagliata, non capendo il perché delle proteste femminili al suo ingresso! (sorridiamo entrambi)

Arriva l’ora dei saluti. Al Bano rinnova la sua gratitudine alla vita: “Mi è accaduto molto di più di quello che avrei immaginato. Sono orgoglioso della mia ricerca musicale unica, spaziando in tante ed importanti collaborazioni internazionali. E il pubblico non mi ha mai abbandonato”.
Felicità.