Il suo nuovo album omonimo, Quinn, è appena uscito e ha già sorpreso tutti per l’imprevedibile svolta di un’artista che nemmeno maggiorenne era diventata nel giro di pochi anni uno dei nomi più promettenti del movimento hyperpop. Non c’è nulla di cui stupirsi in una generazione in tutto e per tutto aperta, fluida, dai gusti molto liquidi e in continua evoluzione che decide di affrancarsi da ogni etichetta e rigida denominazione anche quando contribuirebbe realisticamente a un successo artistico più agevole, una volta assurti alla notorietà.
Di Quinn non si sa granché ad eccezione della sua data e luogo di nascita, il 15 dicembre 2004 a Baltimora e della sua avvenuta transizione sessuale. La giovane rapper e producer si appresta a iniziare tra qualche settimana il suo ultimo anno di scuole superiori in Georgia, dove vive da quando si è trasferita con la famiglia a Fort Benning, una base militare dove il padre ha preso servizio da sergente un paio di anni fa, al confine con l’Alabama. Non è stato un trasferimento facile, come emerge nella traccia del nuovo album, “American Freestyle” dove sputa la sua rabbia contro i persistenti pregiudizi razziali e gli abusi delle forze dell’ordine che, come ha raccontato, tra Georgia e Alabama sono ancora una triste realtà rispetto alle periferie del Maryland e della Virginia dove è nata e ha trascorso la sua adolescenza.
Il resto del suo percorso musicale è legato a internet, suo ecosistema di riferimento, tra Reddit, Discord e altre community che l’hanno avvicinata ai collettivi slowsilver03 tears, NOVAGANG, GoonnCity e Bloodhound.
Nonostante ciò, Quinn non ha mai rinnegato la sua provenienza cercando di trovare ispirazione nella scena musicale e nella cultura progressista della cosiddetta DMV (acronimo in slang per District of Columbia, Maryland e Virginia) che vi abbiamo presentato nell’articolo su Redveil) senza disdegnare approfonditi ascolti di scene hip hop diverse da quelle della sua area, soprattutto la drill di Chicago di Lil Jay, L’A Capone, Young Pappy, P Rico e Lil Herb e di generi apparentemente distanti anni luce dalla sua generazione e dal suo mood come il black metal, oltre a punti di riferimento più affini come mood indolente ed emo come il compianto Lil Peep, uno dei suoi primi punti di riferimento contemporanei.
Da questo magma assai composito e in parte contraddittorio di ascolti, influenze e ispirazioni inizia il suo percorso online quando appena quindicenne, con i nickname osquinn e p4rkr, pubblica online delle tracce che sono subito accomunate all’esperienza hyperpop e digicore, tra voci super-pitchate, autotune, bassi distorti e cascate di synth e basi maledettamente melodiche e colorate. Per via delle tendenze più oscure e dark della sua estetica e delle sue armonie, qualcuno si avventura subito nell’etichettarle come “nightcore”.
La vita di Quinn cambia del resto proprio di notte, nel febbraio 2020, a ridosso di quella che diventerà di lì a poco la prima ondata pandemica. Una feroce discussione con un utente su Twitter la porta a fare una canzone su quel battibecco social usando come beat una base dell’artista canadese blackwinterwells. La canzone, “Bad Idea”, dura quanto basta, circa 70 secondi ed è pubblicata attraverso il distributore digitale indipendente DistroKid. In pochi giorni diventa clamorosamente virale grazie alla sua capacità di ficcarsi in testa dopo mezzo ascolto finendo nell’ambitissima playlist Spotify “Hyperpop” curata dal duo iconico della generazione Z, i 100 Gecs, e diventandone artista copertina. Un’altra traccia, scritta a fine 2019, “i don’t want that many friends in the first place”, trainata dal successo di Bad Idea diventa un brano manifesto e tutt’ora vanta decine di milioni di ascolti in tutto il mondo.
Dalla sua cameretta in una casa Nord della Virginia al passaparola di Discord e Soundcloud che porta Bad Idea al successo planetario sul web, con milioni di ascolti e di nuovi seguaci, per un cammino in discesa che trasforma presto la sedicenne in uno dei fenomeni più intriganti e creativi del genere.
Il suo primo LP a nome Quinn, drive-by lullabies, esce nel 2021 ed è una piacevole conferma per seguaci della scena e addetti ai lavori, con momenti sempre introspettivi e sempre più rap. Il disco è l’ultimo autoprodotte prima del lancio ufficiale della label DeadAir che porta la ricerca musicale sui territori abstract rap di MIKE ed EARL. Le produzioni si discostano dalla scuola digicore e guardano quasi alla psichedelia lo-fi di King Krule e altri autori eclettici contemporanei.
Nel secondo album uscito ufficialmente a fine luglio, Quinn, le atmosfere si fanno ancora più sperimentali e rarefatte, da risposta teen a Dean Blunt e Slauson Malone, uno dei nomi che più ha ascoltato nella rapida e proficua gestazione del disco.
Tra sample glitch pop, chitarre morbide e lisergiche mini-suite pop elettroniche, ogni tanto riemerge qualche glaciale residuato hyperpop, ma Quinn cerca sempre di scacciarlo e di fuggire verso nuovi traiettoria, futuribili e difficilmente etichettabili mettendo a fuoco con maturità il sound pop underground del presente.
A soli diciassette anni è un privilegio per pochissime artiste della sua generazione.