“Sono contento che tutte le mie registrazioni possano rimanere al loro posto,” è il commento a caldo di Bob Dylan, una delle voci più riconoscibili di tutti i tempi. Il menestrello nato a Duluth, Minnesota, ha infatti venduto il suo intero catalogo musicale all’etichetta Sony Music, la sua storica label discografica dal lontano 1961 (attraverso la controllata Columbia Records).
L’accordo, si legge in un comunicato della società. è stato finalizzato dalle due parti lo scorso luglio, ma ne è stata data notizia solo lunedì scorso.
Per effetto del contratto, a passare nelle mani della Sony è “tutto il materiale registrato da Bob Dylan dal 1962, a partire dall’album di debutto dell’artista e proseguendo con l’acclamato e fortunato Rough and Rowdy Ways del 2020″, oltre ai “diritti su altre nuove uscite future”, si legge nella nota.
Non è stata rivelata la somma corrisposta al cantautore premio Nobel per cedere la sua produzione, ma la rivista Billboard ipotizza che non sia inferiore al valore di mercato di 200 milioni di dollari.
May your song always be sung
And may you stay forever youngBob Dylan signed to Columbia Records in 1961 and today Sony Music announced it has fully acquired his entire catalog of recorded music, as well as the rights to multiple future new releases. pic.twitter.com/hdVaHGkuhi
— Sony Music News (@sonymusicnews) January 24, 2022
Dylan, il cui vero nome è Robert Allen Zimmerman, aveva già venduto nel dicembre 2020 i diritti d’autore delle sue canzoni (diversi dai diritti di registrazione oggetto del più recente accordo) allo Universal Music Publishing Group, per una cifra stimata attorno ai 300 milioni di dollari.
Dylan non è l’unico ad aver ceduto alle avances delle majors: lo scorso dicembre la stessa Sony ha acquistato il catalogo delle canzoni e quello delle registrazioni di un’altra rockstar legata alla Columbia Records, Bruce Springsteen, per una cifra complessiva di 500 milioni di dollari. Una mossa che serve tanto a capitalizzare sul proprio successo musicale in veneranda età, quanto ad evitare che questo venga danneggiato da future diatribe ereditarie sui patrimoni artistici dei musicisti (come accaduto in Italia a Lucio Battisti).

Dopo aver mosso i primi passi nella scena musicale folk del Greenwich Village di New York nei primi anni ’60, il poliedrico musicista statunitense è diventato l’unico a vincere sia un premio Pulitzer (2008) che un premio Nobel per la letteratura (2016). Con più di 125 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, Dylan è al secondo posto della classifica dei migliori artisti di sempre stilata dal magazine Rolling Stone – dietro solo ai Beatles.
Tra i suoi brani più celebri gli inni pacifisti Blowin’ in the Wind (1963) e The Times They Are a-Changin’ (1964), il battesimo rock Like a Rolling Stone (1965), ma anche Knockin’ on Heaven’s Door (1973) e Things Have Changed (2001) – che gli valse un premio Oscar alla miglior canzone.