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November 18, 2021
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La scena hip hop piange Young Dolph, l’ultimo re del gangsta-rap di Memphis

Il 36enne rapper di culto del Tennessee è stato assassinato in una biscotteria della sua città

Piero MerolabyPiero Merola
La scena hip hop piange Young Dolph, l’ultimo re del gangsta-rap di Memphis

Young Dolph

Time: 5 mins read

Adolph Robert Thornton Jr. a tutti noto come Young Dolph è stato ucciso il 17 novembre in un agguato nel negozio di biscotti Makeda’s Butter Cookies dalle parti dell’aeroporto di Memphis.
Trentaseienne, sposato con due figli, aveva appena acquistato dei biscotti per sua madre in uno dei suoi negozi preferiti dove passava sempre volentieri quando tornava nella sua Memphis, come aveva ammesso in un video promozionale pubblicato su Instagram dal profilo di Makeda’s  proprio la scorsa settimana.

 

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La circostanza non dev’essere sfuggita al sicario non ancora identificato che per un movente ancora non chiaro ha brutalmente spezzato la giovane vita di uno dei rapper del Sud degli Stati Uniti più apprezzati per la coerenza, indipendenza e talento.
Young Dolph era già sfuggito a due agguati nel 2017.

A febbraio, in quel di Charlotte, in North Carolina una scarica di un centinaio di colpi di arma da fuoco assedia la sua auto provvista tuttavia di pannelli antiproiettile che gli salvano la vita. Tra i primi sospettati sono subito individuati il rapper Black Youngsta e altri due soci (arrestati ma rilasciati per insufficienza di prove) collegati al più famoso Yo Gotti che da un paio di anni era coinvolto in una guerra di versi e dichiarazioni con Dolph. I motivi risalivano al gran rifiuto di Dolph che per restare indipendente aveva declinato l’invito di Gotti a firmare nel 2014 con la Collective Music Group, affiliata alla Epic Records di Sony.

Nel 2016 l’escalation di dissing e contro-dissing arriva a un punto di ritorno quando Young Dolph intitola il suo album “King of Memphis”, strappando virtualmente lo scettro dalle mani di Gotti, da almeno un decennio considerato il rapper e produttore più influente della città.

Dopo l’agguato di inizio 2017, Young Dolph farà leva sui fatti di Charlotte per promuovere il suo secondo LP in uscita due mesi dopo, Bulletproof, che ha replicato e migliorato il successo del predecessore anche in termini di critica, vendite e hype.

A settembre un altro scontro a fuoco rischia di interrompere prematuramente la sua ascesa al trono della città e dell’hip hop del Sud quando a Los Angeles sopravvive miracolosamente a tre ferite da armi da fuoco durante una sparatoria davanti a un retail store di Hollywood, rinviando di quattro anni il suo appuntamento con la morte. Anche in questo caso i soliti noti, Yo Gotti e un affiliato, sono prima messi in stato di fermo e presto rilasciati per insufficienza di prove e alibi vari.

Cugino del compianto Juice Wrld  (un legame di parentela scoperto dopo la morte dell’astro nascente dell’emo-rap), era molto amato a South Memphis per le sue azioni filantropiche: storico sostenitore e finanziatore della sua vecchia scuola, la Hamilton High School, qualche giorno prima della morte in vista del Thanksgiving aveva donato, come da abitudine, duecento tacchini al centro oncologico West Cancer Center.

Anche se negli ultimi tre anni la stessa sorte è toccata a XXXTentacion, NIpsey Hussle e Pop Smoke, per fare i nomi più popolari, queste della faida di Memphis sembrano storie d’altri tempi.
Ma per Young Dolph, come per tanti suoi omologhi emersi dalle aree più disperate e abbandonate delle metropoli americane, sono ancora oggi storie abbastanza comuni. Niggas Get Shot Everyday, EP pubblicato dopo il secondo agguato del 2017, può suonare ironico ma è un’ammissione di chi si è arreso a una realtà difficile da trasformare per un ragazzo senza speranze figlio di due tossicodipendenti travolti come tanti giovani cresciuti nella fine degli anni Ottanta dall’epidemia del crack, salvato e al tempo stesso condannato a morte dalla sua vocazione. 
Young Dolph si è distinto nella scena contemporanea grazie a un approccio gangsta-rap da vecchia scuola, un immaginario da strada vivido e avvincente, un timbro magnetico e originale, in quello spirito tra southern e trap degli albori, da erede dell’iconica Three 6 Mafia della sua Memphis.

Basta leggere i messaggi di addio di tantissime star della scena americana, da Drake a Rick Ross, per coglierne l’importanza e la reputazione.

Di lui resteranno nella memoria collettiva 100 Shots in cui si faceva beffe del primo agguato, Role Model con al fianco Snoop Dogg, il suo featuring nella hit Cut It di O.T. Genesis, innumerevoli collaborazioni (Young Thug, Lil Yachty, Gucci Mane, Lil Baby, T.I., 2Chainz sono solo alcuni nomi), decine di mixtape, alcuni con il cugino acquisito Key Glock e sette album in poco più di un decennio.

L’ultimo, “Rich Slave”, pubblicato nel 2020 dove compaiono tra i guest la nuova regina dell’hip hop Megan Thee Stallion e G Herbo, era uscito all’inizio della pandemia lanciando finalmente Young Dolph in testa alle classifiche di streaming.
Si vociferava fosse il disco dell’addio. Oggi suona come un disco testamento.

Ascolta Young Dolph su Spotify

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Piero Merola

Piero Merola

Laureato in Relazioni Internazionali, lavoro come consulente di comunicazione, pubbliche relazioni e nuovi media. All'interesse per la storia e la politica americana, ho sempre unito quello per la musica. Dopo uno stage in Ambasciata Italiana a Washington, ho seguito per America 24 le presidenziali del 2012, e oggi scrivo per Rivista - Il Mulino. Editor del magazine online Kalporz, dal 2006 scrivo recensioni, interviste e report da ogni dove. Collaboro come ufficio stampa e copywriter con etichette, agenzie di booking, eventi e festival. In passato ho lavorato per festival estivi come Beaches Brew e Ortigia Sound System, oggi per la comunicazione del Diagonal Loft Club e di Deposito Zero Studios dove sono responsabile della direzione artistica del video format Live Zero. In questa rubrica vi presento nomi emergenti della scena americana, alcuni dei quali, intanto, sono diventati grandi.

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