La sua vita è sempre stata condizionata dalla musica e la musica ha sempre condizionato la sua vita. Da sette anni vive e lavora a New York, come compositore di colonne sonore firmando musiche originali per film e animazione.

È Manuele Carli Ballola, nato e cresciuto a Comacchio e trasferitosi negli States per studiare e perfezionarsi nella produzione di musica applicata ma anche nella realizzazione di progetti con un impatto nel sociale.
Hai sempre avuto la passione per la musica applicata?
“Diciamo che sono sempre stato un appassionato di film e cartoni animati fin da bambino.
Ogni anno nel periodo natalizio aspettavo con ansia l’uscita del nuovo cartone animato della Walt Disney dove spesso le musiche di Alan Menkel erano protagoniste. Poi crescendo ho conosciuto anche le musiche dei grandi compositori italiani quali Ennio Morricone e Nino Rota e quelli americani come Bernard Hermann, Danny Elfman ed Alan Silvestri. Da li in poi quella che era solo una passione è diventata un sogno da dover coronare: trasferirmi in America e diventare un compositore di colonne sonore!”

Perché hai pensato proprio all’America, e nel tuo caso a New York?
“Perché è il centro mondiale delle produzioni musicali per film, videogames e pubblicità. È inoltre la patria di Hollywood e di grandi compagnie di produzione cinematografica e di videogames. Ho scelto New York City perché è sempre stata il mio sogno nel cassetto, una città con la sua vibrante energia e creatività derivante dal melting pot culturale che ne fa da padrone. Un vero e proprio “laboratorio creativo”!”
Come hai cominciato ad inserirti nel settore?
“In un primo momento ti senti un po’ spaesato, perché ti trovi in una megalopoli dove non sai dove cominciare a creare connessioni, inoltre per me c’era il problema della lingua infatti quando sono arrivato le mie conoscenze linguistiche erano minime. La mia grande determinazione e perseveranza però mi ha poi portato a buttarmi tra festivals (la città ne è piena) e amicizie nuove, che nel corso degli anni sono maturate al punto di diventare anche amicizie professionali.
Come tutti all’inizio ho dovuto fare molta “gavetta” componendo musiche per piccoli progetti a titolo gratuito o per un semplice obiettivo filantropico, ma a poco a poco la mia musica ha cominciato a prendere una direzione specifica.
Sono nate così collaborazioni importanti per progetti internazionali come Watly, pluripremiati cortometraggi come Inside The Fear e mentorships da parte di compositori Hollywoodiani del calibro di Christopher Young (Golden Globe nominee e compositore di Spider-Man 3) e Mychael Danna (Oscar winner composer per Vita di PI)”.
Immagino quindi tu sia stato a L.A, ma è veramente il posto dove trovarsi per avere successo nel cinema secondo te?
“Sì, sono a stato a L.A. tre anni fa. Non essendo a conoscenza del mercato di altri centri mondiali del cinema, quali i paesi asiatici e buona parte dell’Europa, direi sì e no, ovvero, dal punto di vista delle connessioni e opportunità è sicuramente uno dei posti dove trovarsi. A L.A. hanno sede tutte le più grosse compagnie di produzione, ma oserei dire che se sei alle “prime armi”, New York City è decisamente la scelta migliore. Questo perché è il centro del cinema indipendente, quindi produzioni medio piccole che possono darti l’opportunità di metterti alla prova. Inoltre, qui a New York ti puoi muovere molto egevolmente con la subway che ti porta ovunque senza l’ausilio di una macchina. Qui la macchina non serve. Quindi direi: decolli da New York e atterri a L.A”.

Direi che è una risposta più che convincente la tua. Ma dimmi come stai vivendo questa situazione di pandemia mondiale?
“La città di New York è cambiata drasticamente da quando è iniziata la pandemia, direi che si è letteralmente svuotata. I newyorkesi sono molto sensibili e hanno molto a cuore la situazione attuale e collaborano attivamente alla gestione e alla lenta ripresa della città”.
In che senso?
“Nel senso che tutti indossano sempre la mascherina, usano ogni sorta di protezione e sanificazione in modo da non essere un pericolo per gli altri. Inoltre, la città sta gestendo molto bene questa emergenza. La subway non è mai stata cosi pulita!”
La pandemia sta penalizzando il tuo lavoro?
“Direi in maniera minima, pratico come tutti la “smart working” anche se per me non é mai stata una novità avendo sempre lavorato da casa. La vita del compositore di colonne sonore può essere spesso una solitaria. Quindi personalmente non ho molto sentito il peso della situazione, anzi questo mi ha portato nuove opportunità e progetti malgrado la triste e seria situazione”.

Stai lavorando a qualche nuovo progetto cinematografico-musicale ultimamente?
“Si, negli ultimi mesi sto lavorando ad un bellissimo progetto, che mi terrà occupato fino a fine anno”.
Di cosa si tratta?
“Si tratta di una saga letteraria che parla di transumanesimo per la quale sto componendo una colonna sonora originale. In un secondo momento si punterà alla sua riadattazione per una possibile serie tv per il grande schermo”.
Cosa consiglieresti ad altri artisti che si trovano ad affrontare questo periodo mondiale di cambiamenti anche a livello professionale?
“Sicuramente di non mollare e non abbattersi, perché si tratta di un momento storico, un ciclo che ha un inizio e una fine. Spesso tendo a considerare i momenti di crisi come momenti di “reinvenzione creativa”.
Il bello di essere “artisti” è proprio la capacità di reinventarsi e trovare soluzioni alternative, a volte un po’ audaci, a volte un po’ inusuali, ma spesso queste portano ad un livello superiore di creazione artistica. Parlo dell’istinto creativo. Quello non mente mai!”