Il Blues è una musica pura, profonda e viscerale, che racconta percorsi impervi di vita e destini incerti in mano a uomini in grado di comunicare la forza di un mondo interiore. Non è facile suonarlo e non è neppure facile cimentarsi nel racconto biografico di un artista che ha tracciato un solco indelebile nella storia della musica. I Kinisia Blues Band, il 23 luglio, nell’ambito dell’evento “A Scurata – cunti e canti al calar del sole. Memorial Enrico Russo”, hanno portato in musica a Marsala “The Thirtieth song” Robert J. King of the Delta Blues, un vero e proprio omaggio scritto a quattro mani da Nino Casano e Salvatore Sinatra, rispettivamente chitarrista e tastierista della band. “The Thirtieth song” è il racconto della vita del maestro del Blues Robert Leroy Johnson, uno dei più importanti musicisti blues che ha influenzato il ventesimo secolo. Ha fatto parte della cosiddetta scena ‘Delta Blues’, uno stile nato sul finire degli anni venti e l’inizio degli anni trenta sulle sponde del fiume Mississippi nell’America settentrionale.
Il sole lentamente si poggiava sul mare, infuocando il cielo e modellando le bellissime sfumature che trasformavano le saline Genna in un piccolo paradiso di colori e profumi. Il palco della band si trovava immerso in acqua, separato dal tramonto, dalla brezza e da quel vento che sicuramente soffiava pungente anche sulle sponde del Mississippi. La musica dei Kinisia Blues Band è stato un degno omaggio ad un artista che ha dato tanto in vita quanto in morte, diventando per sempre un maestro indiscusso del blues con le sue ventinove canzoni. Una piccola passerella provvisoria accoglieva le voci narranti di Sergio Sanfilippo, Pietro Pellegrino, Alessandro Lombardo e Nicoletta Vaiarello che hanno raccontato la misteriosa storia di un artista che è nato nel 1911 da una relazione extraconiugale e sin da bambino si appassiona alla musica. Il fratello lo asseconda in questa sua irrefrenabile passione impartendogli prima lezioni di armonica a bocca, poi di chitarra.
La sua storia è avvolta da una fitta cortina di mistero e sono tante le storie che sono circolate sul suo conto e che hanno alimentato il mito di una figura che aveva lasciato il suo marchio indelebile in vita. Dopo aver vissuto a Memphis, nel 1929 si trasferisce a Robinsonville e sposa la sedicenne Virginia Travis. Il momento del parto però si rivela fatale per la giovane moglie e la medicina dell’epoca non era certamente come quella di oggi. La donna muore durante il parto. Johnson è sconvolto dall’accaduto e vaga per la città di Mississippi, facendo scivolare sulle sue labbra i baci di donne conosciute al bar mentre alleggeriva il dolore con whiskey a basso costo. Si risposa nel 1931 ma anche questo matrimonio è destinato a finire. La passione per la musica è indomabile e Johnson vuole dedicare anima e corpo al suo vero e unico amore: la musica. L’America in cui si sviluppa la musica di Robert Johnson è difficile, dura e si muore anche per mezzo bicchiere di whiskey di scarsa qualità che brucia la gola e l’anima quasi come fosse kerosene. La sua voce intensa e sofferta, mischiata ad un approccio chitarristico unico, lo hanno reso un artista immortale. Ha registrato solamente 29 canzoni, in un arco temporale che va dal novembre 1936 al giugno 1937, gettando le basi per i più importanti bluesman della storia. La sua musica è pregna di storia ma anche di leggende legate alla magia nera, che lo vedono un autodidatta fin troppo bravo e precoce.
Secondo le leggende metropolitane che si rincorrevano lungo le sponde del Mississippi, Johnson, dopo la morte della madre, avrebbe incontrato un uomo misterioso che gli avrebbe ceduto uno smisurato talento chitarristico in cambio della sua anima. L’uomo misterioso non era altro che il suo maestro Ike Zinnemann, che gli ha insegnato le basi del mestiere. La morte di Johnson è avvenuta nel 1938, aveva ventisette anni. Le cause del decesso non sono mai state del tutto chiarite: accoltellamento? Avvelenamento? Un rito di magia nera? L’uomo misterioso che gli aveva ceduto il dono della bravura? Non esiste neppure una tomba ufficiale per piangere Robert Johnson. La sua morte rimarrà per sempre un mistero che albergherà lungo le sponde del Mississippi.