Parte in sordina senza i favori del “grande-piccolo” pubblico di Rai1 e probabilmente nemmeno con quelli del vicepremier Matteo Salvini che twitta esprimendo la propria preferenza per Ultimo. Ma è capace di sovvertire i pronostici e di resistere alle minacce da talent contro ogni previsione.
Ventisette anni, madre italiana e papà egiziano, Alessandro Mahmoud scrive una bella pagina del diario del Festival di Sanremo che forse nessuno aveva immaginato. “Soldi”, il brano con cui vince la sessantanovesima edizione del Festival è una canzone che parla dell’essere cresciuti in periferia, di povertà, della difficoltà di stare al mondo. Di un padre assente, che non torna, e che viene ricordato nel sound arabo della seconda parte del brano.
Quando gli chiedono cosa ne pensi del tweet di Matteo Salvini, Mahmood risponde senza pensarci su: “Sono un ragazzo italiano al 100%, non prendo in considerazione queste storie”. La convinzione con cui lo dice è quella tipica di chi non ha nulla da nascondere. Nudo come chi si spoglia di fronzoli maliziosi che non hanno sapore.
La sua è una musica che ama definire “maroccopop”, una contaminazione di pop, rap, trap e sonorità tipiche del nord Africa, un luogo che gli sta a cuore nonostante non abbia avuto tante possibilità di tornarci. Il televoto gli avrebbe preferito sia Ultimo che Il Volo ma la giuria di qualità e quella della Sala stampa lo riportano sul gradino più alto del podio.

La cronaca semiseria della finale di Sanremo
La finalissima di Sanremo inizia con un Baglioni total white, capelli compresi, che canta la sua “E adesso la pubblicità”. Poi il dirottatore artistico chiama sul palco i due “telecomandanti”, Claudio Bisio e Virginia Raffaele che lanciano subito la gara nel vivo.
Il primo ad esibirsi è Daniele Silvestri con “Argento vivo” che fa incetta di premi: Critica “Mia Martini”, Sala stampa “Lucio Dalla” e miglior testo “Sergio Bardotti”.
Poi è il turno di una sexy Anna Tatangelo che si emoziona al termine della sua canzone, Ghemon nei suoi cappotti stravaganti e i Negrita che salutano anzi tempo il pubblico dell’Ariston.
Ultimo sceglie un look elegantissimo in azzurro ma dimentica la camicia a casa, un’habitué di questo Festival: gli applausi della platea iniziano a farsi sentire sempre di più. I favori dei pronostici lo danno da settimane vincitore annunciato. Nek, che invece non è dato per favorito, canta dignitosamente la sua canzone senza riscaldare l’atmosfera.
Arriva il primo sketch della serata quello che ricorda l’Avanspettacolo degli anni’30 e ’50. Divertente. Poi spazio per Eros Ramazzotti, il primo superospite della serata che ritorna all’Ariston per presentare il suo nuovo singolo “Vita ce n’è”, già triplo disco di platino.
Si ritorna alla gara con l’esibizione di Loredana Bertè, acclamata dal pubblico in sala ma anche al Roof: immensa, vera rockstar in questo cast.
Francesco Renga canta sicuro nonostante le polemiche dei giorni scorsi in merito alle sue dichiarazione sulle donne (che secondo lui sono meno gradevoli degli uomini). A Mahmood non accendono il microfono, ma si sa, la diretta è bella anche per questo. Cosi in pochi minuti siamo già pronti a vedere gli ExOtago che scendono anche loro in toto white dalle scale dell’Ariston: stavolta l’abbraccio di Carucci va alla sua compagna.
Dopo il bianco spazio alla voce con Il Volo che spettinano le signore nei primi posti del teatro e Virginia Raffaele che finalmente canta alcuni dei più grandi successi di Sanremo e poi si “vanonizza” ricordando che “aggratis mai più però!”. Esilarante.
E’ il momento di una super sexy Paola Turci che stasera canta bene; poi in rapida successione The Zen Circus e Patty Pravo con Briga. Il secondo superospite della serata è Elisa, che incanta con il suo nuovo singolo “Anche fragile” e che commuove nel ricordo emozionante e sentito di Luigi Tenco in “Vedrai vedrai”. Standing ovation.
La gara continua con Arisa che parte alla grande ma perde la voce sul più bello: giustificata perché si esibisce con 39 di febbre. Poi il deludente Irama, il rockettaro Achille Lauro, Nino D’Angelo con Livio Cori e Federica Carta con Shade. Tutto molto superficiale fino a quando non si esibisce Simone Cristicchi nella sua preghiera laica portandosi a casa due premi: miglior interpretazione “Sergio Endrigo”, miglior composizione musicale “Giancarlo Bigazzi”. Applausi. Il terzetto conclusivo è composto da Boomdabash, Einar e Motta. La gara finisce qui e la classifica dal 24esimo al quarto posto è tutto un perché tra i fischi dell’Ariston, soprattutto quando Berté non rientra nei primi tre.
4. Loredana Bertè con Cosa vuoi da me
5.Simone Cristicchi con Abbi cura di me
6. Daniele Silvestri con Argento vivo
7. Irama con La ragazza col cuore di latta
8. Arisa con Mi sento bene
9. Achille Lauro con Rolls Royce
10. Enrico Nigiotti con Nonno Hollywood
11. Boomdabash con Per un milione
12. Ghemon con Rose viola
14. Motta con Dov’è l’Italia
15. Ex-Otago con Solo una canzone
16. Paola Turci con L’ultimo ostacolo
17. The Zen Circus con L’amore è una dittatura
18. Federica Carta e Shade con Senza farlo apposta
19. Nek con Mi farò trovare pronto
20. Negrita con I ragazzi stanno bene
21. Patty Pravo e Briga con Un po’ come la vita
22. Anna Tatangelo con Le nostre anime di notte
23. Einar con Parole nuove
24. Nino D’Angelo e Livio Cori con Un’altra Luce