
Un cancro al pancreas l’ha portata via, ma, come tutti i miti, Aretha Franklin non morirà mai. La cantante simbolo del soul, a cui attribuiva il fervore della musica gospel, ha indubbiamente segnato un’epoca. Le sue hit, che hanno infuocato gli anni Sessanta e non solo, sono indelebili: da “Do Right Woman – Do Right Man”, a “Natural Woman”, passando per “Chain of Fools”, “I Say a Little Prayer” e “I Never Loved a Man (The Way I Love You)”.
Una cantante che ha parlato di amore, di vita, di donne, e che di donna sensibile e forte, indomabile e sempre aperta all’amore ha contribuito a rinsaldare l’archetipo. Una carriera di successi: ha piazzato più di 100 singoli nella prestigiosa classifica Billboard, 17 Top 10 e 20 No. 1 R&B hits. Ha ricevuto 18 Grammy Awards (non a caso ribattezzati Aretha Awards). È stata la prima donna ad essere accolta nella Rock & Roll Hall of Fame nel 1987. Ha cantato al funerale di Martin Luther King, all’inaugurazione di Barack Obama nel 2009, ma anche per Jimmy Carter nel 1977 e Bill Clinton nel 1993.
Ha avuto anche momenti difficili: la sua voce, definita dallo stato del Michigan “meraviglia della natura”, negli anni Ottanta cominciò a risentire degli effetti del fumo. Eppure, l’interpretazione di “Think” in The Blues Brothers (1980) la (ri)consegnò a buon diritto agli annali della musica.
Il suo lavoro nel segno della musica fu instancabile. Gli inizi nella Chiesa battista del padre, alla scuola di Gospel. Il trasferimento a New York e l’approdo alla Columbia Records, con cui realizzò i primi singoli; poi il passaggio alla Atlantic e l’incontro con i suoi produttori storici, Jerry Wexler e Arif Mardin. Intorno al 1968, con i suoi 10 singoli consecutivi nella top ten, divenne un simbolo delle donne, afro soprattutto, nel pieno dell’epoca del “black power”.

Non solo cantante: è stata anche un’attivista femminista e dei diritti civili, così consacrata con il singolo “Respect”, 1967. D’altronde, suo padre fu a sua volta attivista e organizzò, a Detroit, nel 1963, quella “Detroit Walk to Freedom” che fu la più importante manifestazione per i diritti civili nella storia americana dopo la marcia di Washington che avrebbe avuto luogo di lì a due mesi. Aretha sostenne a sua volta tante donne attiviste, come Angela Davis. Aretha Franklin: una voce, una donna impossibile da dimenticare.