Nel marzo 2016, sopravvive per miracolo a un agguato con colpi di arma da fuoco all’uscita dal suo studio di South Los Angeles: un proiettile si pianta in un fianco, un altro sfiora la sua schiena. Come se nulla fosse, qualche ora più tardi va a esibirsi allo storico Roxy di Sunset Strip, perdendo ancora sangue e regalando una performance di altissimo livello.
C’è poco da stupirsi se si ricostruisce la storia di Jeremy Nash, vero nome di G Perico, nato e cresciuto nel 1988 nel cuore di quell’area un tempo ufficialmente chiamata South Central Los Angeles, prima che l’amministrazione decidesse di accorpare tutto su South Los Angeles, un tempo zona a schiacchiante maggioranza nera (80%), oggi praticamente divisa a metà tra afroamericani e ispanici. Sono anni molto duri per la metropoli californiana dalle parti di South Central, tra omicidi e violenze della polizia, con un’insofferenza dei ghetti che presto sarebbe sfociata nei riot della primavera del 1992. Ventidue anni più tardi, a due giorni dal famigerato omicidio di Michael Brown a Ferguson del 9 agosto 2014, un episodio simile nell’area di Florence, segna l’inizio della nuova ondata di proteste afroamericane contro le forze dell’ordine anche a Los Angeles.
Jeremy vive dalla nonna che un po’ per hobby e un po’ per passione legge i tarocchi, con i genitori sempre assenti o impegnati in lavori più o meno occasionali. Il suo isolato è circondato dalle aree di azione di numerose gang, come la celebre Denver Lane Bloods e le più piccole, ma non meno spietate, Q102 East Crips e la 112 Broadway Gangster Crips, cui si affilia, come testimonia uno dei suoi vari tatuaggi . Inevitabilmente, fin da adolescente come tantissimi suoi coetanei, entra nel giro della microcriminalità di strada vivendo quasi quotidianamente storie di rapine a mano armata, violenze e scambi di cortesie tra gang rivali.
Da giovanissimo fa il cameriere, disegna per passione, scrive le sue tag sui muri e arrotonda i suoi introiti rubando biciclette in giro, o con le classiche attività illecite da strada che lo portano a rischiare la morte in un conflitto a fuoco a soli quattordici anni e a diversi periodi di detenzione in carceri minorili. Ha una figlia molto precocemente, e altrettanto precocemente, inizia a scrivere i suoi primi versi e a rappare. Le sue fonti di ispirazione sono i guru della West Coast, il suo timbro e le atmosfere rievocano quelle di Eazy-E, DJ Quik e Ice Cube. La guerra tra le gang sta svanendo, ma il degrado resta diffuso. Finisce come molti suoi amici in prigione per qualche tempo per detenzione di armi da fuoco, e il suo primo lavorol, datato 2015, The Innerprize esce proprio lo stesso giorno in cui va a costituirsi e apprende della morte di uno dei suoi più grandi amici e supporter della sua musica, che grazie al potente singolo G Shit inizia a farsi strada. Il ritorno a casa non sarà facile, tra amici scomparsi, amici condannati a decenni di carcere altri finiti nel tunnel della droga e altri ancora diventati informatori della polizia. Le sue storie raccontano con realismo vivide immagini da strada, mai romanzate o edulcorate con un lessico e un immaginario affine alla tradizione gangsta-rap. Nel 2016, dopo l’agguato di marzo, si prepara a pubblicare il suo mixtape Shit Don’t Stop, pubblicato in autunno, che finalmente contribuisce ad amplificare un seguito e una popolarità fino a quel momento solo “locale”.
A differenza di molti nuovi artisti di South L.A., non imita le due indiscusse star contemporanee della zona, Kendrick Lamar e YG, ma piuttosto rende attuale la lezione di Suga Free e Too $hort. I toni sono molto duri e drammatici, ma come nella tradizione del genere non mancano ovviamente momenti più leggeri e melodici, che lasciano spiragli di speranza e ottimismo, come in Nothin’ But Love, Dream Nigga o I Got Business. Gli addetti ai lavoro si accorgono di lui: un rapper molto popolare come Curren$y arriva a definirlo il migliore rapper contemporaneo, la superstar Frank Ocean ad aprile fa passare nella sua Blonded Radio il brano My World.
A confermare le aspettative sul suo nome arriva il nuovo mixtape, uscito proprio a fine aprile, All Blue, che a partire dal titolo, un riferimento alla sua vecchia gang Broadway Gangster Crips, mostra ancora senza vergogna le cicatrici del passato. Tra i credits figurano Sonny Digital, League Of Starz, Polyester e il risultato è un distillato di g-funk con un respiro fresco e contemporaneo: Right Now, Bacc Forth suonano già come dei classici. Per comprendere ancora meglio il suo mondo basta fare un giro tra le sue strade nel video della titletrack.