La commozione affiora attraverso gli occhi lucidi. L’abbraccio, per i tempi televisivi, è lungo. E’ standing ovation. Come una madre con la propria figlia sembrano stringersi. Sono Lady Gaga e Julie Andrews. E’ la serata degli Oscar. Cadono le maschere, spariscono le parrucche, niente trucco questa sera. Lady Gaga sembra interpretare se stessa.
Canta splendidamente The sound of music, tratta dall’omonimo film del ’65 (in Italia Tutti insieme appassionatamente), e fa discutere. Milioni di tweet, commenti, condivisioni. E’ la “nostra” italica Stefani Joanne Angelina Germanotta, che non smette mai di ricordare le proprie origini (come potete vedere nel video qui di seguito).
“Non mi interessa quanto successo possa avere, ma ricordo sempre che la mia famiglia è emigrata da questo Paese. Mia nonna vendeva vestiti per pochi spiccioli e mio nonno era un ciabattino. In fondo sono una ragazza italoamericana” dice durante il suo ultimo concerto in Italia. E lo riafferma con orgoglio: “Vengo da una famiglia italiana”, “Sono italiana”, e – la lasciamo così com’è -: “I’m an italian girl from New York”. Bellissimo. Quanta italicità in tutto questo. Ricordiamolo italicità intesa come contaminazione tra pluriappartenenze, tra culture che si ibridano. Quanta consapevolezza e amore delle origini mescolate al senso dell’appartenenza alla città, al luogo che l’ha vista crescere. Inventa Joe Calderone, suo alter ego. Un italoamericano con origini palermitane. Rimanda il suo gusto e amore per la moda proprio alle sue origini italiche. E’ bizzarro vederla affermare questo lato della sua identità quando tutto il resto sembra impossibile da afferrare. Non ho mai compreso quale fosse realmente il suo viso, di quale colore fossero i capelli. La sua immagine è così intrisa di continui travestimenti che è impossibile descriverla. Durante ogni concerto si trasforma senza sosta, sembra essere una persona diversa. Non c’è video o intervista che la ritragga uguale a se stessa. E’ sempre qualcos’altro, eppure il suo richiamo alla famiglia italiana, alla quale esprime affetto, rimane sempre lì al suo fianco, come un porto sicuro per colei che sempre si è definita “un po’ insicura”.
Così ne parla in un’intervista: “I miei arrivano dalla Sicilia. Sono cresciuta nella tradizione: a cena tutti insieme, salsa fresca ogni domenica. Mio padre ha dovuto fare un intervento al cuore questa settimana. E sa cosa gli ho fatto? Un po’ di pasta al dente, olio di oliva, niente sale perché gli fa male. Gliel’ho portata in ospedale: sapevo che l’avrebbe fatto sentire meglio”.
La conosco meglio, al di là delle sue canzoni, in un libro letto un po’ di tempo fa’. Ne parla Maurizio Molinari, storico e giornalista, in Gli italiani di New York, bel testo sulla presenza italica nella Grande Mela. I due s’incontrano nella sala Oak Room dell’Hotel Plaza. C’è anche la nonna, moglie di Giuseppe Germanotta morto poco tempo prima. La scelta del luogo non è casuale. Lady Gaga quando era bambina ci andava proprio con i nonni paterni. La portavano lì qualche volta, spendendo i risparmi di tutti gli altri giorni. Volevano che la propria nipotina si sentisse, in quei momenti, una vera regina. Le umili origini familiari mescolate alla grinta e all’energia di quegli anziani italoamericani immigrati sono alla base, come lei dice, della sua forza, della carica che le hanno permesso di diventare una delle pop star più apprezzate al mondo. Legata alla chiesa di San Pio X a Montville, il tutto sembra stridere con un’immagine spregiudicata e irriverente, e a chi glielo fa notare risponde: “Cosa credete! Sono una brava ragazza italiana, io” .
Cosa hanno in comune Naso, in provincia di Messina, e Pacentro, in Abruzzo? Un futuro da pop star. Sì perché se Lady Gaga ha origini nel paesino siciliano, da Pacentro sono emigrati i nonni di Louise Veronica Ciccone, alias Madonna. L’accostamento tra le due è diventato inevitabile: le origini comuni, lo stesso genere musicale, una madre di origine francofona, i travestimenti e, prima di diventare famose, anche una violenza sessuale. Infine New York, la città della loro vita. Quasi trent’anni di differenza, Madonna potrebbe esserne la madre, sicuramente lo è artisticamente, poiché Lady Gaga ne ha sempre ammesso l’influenza e tratto ispirazione.
A differenza di Lady Gaga i riferimenti di Madonna alle sue origini italiche sono più rari. Perde la madre molto presto, fatto che la segnerà per sempre. Dice: “Sono diventata una che va sempre oltre il limite per ottenere l’approvazione dal mondo. Non ho avuto una madre, quindi ho bisogno di tutto il mondo intorno a me”. Con il padre il rapporto è difficile. La difficoltà di riconoscersi in un contesto familiare l’allontana da quelle radici. Se lo sguardo di Lady Gaga parte da ciò che è stata, quello di Madonna è volto al futuro, a compensare i vuoti.
Nel 1987 Madonna incontra i suoi familiari di Pacentro a Torino, prima del famoso concerto del Who’s That Girl tour, ma mentre posa per le telecamere con i cugini sembra un pesce fuor d’acqua. Sembra dover stare lì come scelta imposta, piuttosto che propria (come si nota nel video qui sopra dopo la prima metà dedicata ai parenti a Pacentro).
La ricordiamo, invece, in uno dei suoi video più famosi Like a Virgin, sopra una gondola per i canali di Venezia con le croci appese al collo. I riferimenti alla religione cattolica, e nel contempo alla trasgressione, alla ribellione sono sempre presenti, come pure quelli alla moda, ad un gusto estetico che l’avvicina ad un sentire italico, dal quale fugge e si avvicina. La ricordiamo al primo concerto italiano, quello a Torino, appunto, del 1987, urlare: “Ciao Italia…siete caldi?”. In un video indossa la maglietta Italians do it better. Diventerà uno slogan, un modo di dire.
Attraverso le loro storie comprendiamo quanto le loro famiglie siano state o meno determinanti nel trasmettere la cultura italiana. La famiglia come centro di produzione e trasmissione della cultura originaria in contesti culturali diversi. La signorina Germanotta e la signora Ciccone sono americane, non sono italiane, ma a noi piace pensarle italiche. E chissà loro cosa ne penserebbero…