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August 27, 2014
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Pusha T: dai ghetti del Bronx a prediletto di Pharrell e Kanye West

Piero MerolabyPiero Merola
Time: 4 mins read

Arriva in Italia in questi giorni per una data esclusiva in Riviera al Rock Planet di Pinarella di Cervia (Ravenna) uno dei nomi più chiacchierati del momento. Terrence Thornton, nome d'arte Pusha T, non è esattamente una giovane promessa dell'hip hop. Ha quasi quarant'anni, fa musica di professione da quando ne aveva 25, ma è arrivato alla ribalta solo dopo il patto col diavolo datato 2010 – la firma per GOOD Music di Kanye West – e l'esordio ufficiale da solista alla fine del 2013, My Name Is My Name. Terrence nasce  in un anonimo isolato del Bronx dove cresce fino al trasferimento dei suoi genitori da New York alla città della Nato, Norfolk, Virginia. Nel borough allora più malfamato della Grande Mela cresce insieme al fratello maggiore Gene “Malice” con la nonna, una figura matriarcale molto liberal e open minded spesso rievocata nei testi autobiografici di Thornton. 

 I due ragazzini, come la maggior parte dei loro coetanei afroamericani, adorano il rap, entrambi nutrono una passione viscerale per i RUN DMC e per due icone della scena hip hop della East Coast come gli MC Big Daddy Kane and Rakim. Vivono in Virginia, ma spesso con la scusa della nonna passano svariati fine settimana e periodi di vacanza a Silver Towers, nel Bronx, soprattutto d'estate. New York giova alla loro socializzazione con la cultura “hip hop” a partire dal look con le immancabili Air Force One ai piedi e i giacconi MCM come must dell'epoca. Ma anche la scena della Virginia non è priva di futuri fenomeni musicali, su tutti Timbaland, con cui il fratello Gene collabora fin da giovane, e soprattutto Pharrell Williams che ai tempi era ben lontano dall'essere  l'onnipresente icona del pop internazionale di Happy. Pharrell era uno dei tanti giovani di belle speranze di Virginia Beach, compagno di scuola dei fratelli Thornton coi quali condivide il culto di un'altra icona del tempo, il rapper di Brooklyn, NAS. Anche Pharrell è interessato, così come Timbaland, a collaborare con Gene. Erano i tempi del progetto The Neptunes di Williams e Chad Hugo, progetto che sarebbe diventato, dopo qualche anno, il fenomeno planetario dei N.E.R.D.. 

Tutto lascia intendere che Terence, grazie alle conoscenze influenti del fratello, sia una sorta di predestinato. Il resto lo fa uno stato come la Virginia che se la gioca con Atlanta, Georgia, in quanto a fucina di talenti della nuova scena hip hop. Lo stesso Teddy Riley, uno dei producer guru della black music (Michael Jackson, Bobby Brown, Usher), stabilisce i suoi studios proprio a Virginia Beach. È il 1992, i due fratelli finalmente si mettono in proprio e fondano i Clipse. All'inizio è un fenomeno underground e i due spesso si trovano a suonare per 5.000 dollari in quei malfamati club gestiti dai guru locali dello spaccio di droga, dove spesso è obbligatorio suonare con giubbotto antiproiettile, per non rischiare. 

 Grazie alla buona parola di Pharrell, i Clipse vengono messi sotto contratto dall'Elektra nel 1997, The Neptunes ne curano la produzione e il primo singolo The Funeral lancia l'LP Exclusive Audio Footage come uno degli esordi più interessanti di fine anni Novanta. Ne seguiranno altri tre, mentre Terence si fa conoscere per i primi importanti featuring al fianco di Kelis, Nivea e ovviamente Pharrell. C'è anche tempo per una breve controversia per un dissing (le caratteristiche frecciate in versi dei rapper) indirizzato a un personaggio del calibro di Lil Wayne.

È nel 2009 che i due fratelli annunciano ufficialmente di prendere percorsi paralleli. Terence, sotto lo pseudonimo di Pusha T, firma nel 2010 con la potente GOOD Music, l'etichetta di Kanye West e nello stesso anno è ospite nel brano-capolavoro Runaway e in So Appalled, tracce del celebratissimo disco di West My Beautiful Dark Twisted Fantasy. Senza accorgersene, sta diventando protagonista di una scalata velocissima che lo porta a pubblicare nel 2011 il primo EP, Fear Of God II: Let Us Pray, ispirato alla dicotomia tra bene e male e a diverse riflessioni legate al destino della maggior parte dei suoi amici e colleghi storici, tutti finiti per vari motivi dietro le sbarre. Da French Montana al giovane asso dell'hip hop californiano Tyler, The Creator, le collaborazioni si sprecano. Il brano My God spopola, in Amen c'è un'apparizione di lusso, quella del suo fan n.1 Kanye West e tutto fa pensare all'imminente esplosione di Pusha T. 

Il 2012 è l'anno di grazia, merito dello straordinario successo commerciale del tormentone estivo Mercy, cupo brano di lancio della compilation Cruel Summer dell'etichetta, in cui Pusha T è una delle voci al fianco di Kanye West, 2 Chainz e Big Sean. Tutti lo vogliono, alla fine dell'anno esce un altro singolo di successo, Pain, con un featuring di culto, Future, di cui abbiamo già parlato su questa rubrica. Bisogna aspettare il 2013 per l'attesissimo esordio discografico.

Dopo il mixtape Wrath Of Caine (in cui compare Rick Ross), My Name Is My Name è il punto d'arrivo ideale del lunghissimo percorso verso il successo dell'ormai trentasettenne rapper del Bronx. La lista delle collaborazioni è lunga e prestigiosa anche in questo LP: The-Dream, Kanye West, Swiss Beatz e Pharrell tra i producer,  la star Chris Brown in Sweet Serenade, Kelly Rowland in Let Me Love You e l'astro nascente dell'hip hop contemporaneo Kendrick Lamar in Nosetalgia. Cinque i singoli di lancio complessivi, inclusa la già nota Pain, l'acclamatissima Number On The Boards e Who Am I scritta coi soci di etichetta 2 Chainz e Big Sean. L'album esordisce al quarto posto negli USA, scala le classifiche ovunque, tranne che in Italia, e convince la critica senza distinzione di generi o estrazione più o meno indie o mainstream delle testate. Merito della qualità dei brani e della vocazione sperimentale figlia dell'esperienza di Pusha T nei Clipse. Nemmeno il tempo di godersi la meritata notorietà internazionale che già Terence pare stia lavorando al seguito. Anche il questo caso un titolo tutt'altro che low profile, King Push, titolo del brano di apertura dell'LP e suo stage name ormai consolidato.

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Piero Merola

Piero Merola

Laureato in Relazioni Internazionali, lavoro come consulente di comunicazione, pubbliche relazioni e nuovi media. All'interesse per la storia e la politica americana, ho sempre unito quello per la musica. Dopo uno stage in Ambasciata Italiana a Washington, ho seguito per America 24 le presidenziali del 2012, e oggi scrivo per Rivista - Il Mulino. Editor del magazine online Kalporz, dal 2006 scrivo recensioni, interviste e report da ogni dove. Collaboro come ufficio stampa e copywriter con etichette, agenzie di booking, eventi e festival. In passato ho lavorato per festival estivi come Beaches Brew e Ortigia Sound System, oggi per la comunicazione del Diagonal Loft Club e di Deposito Zero Studios dove sono responsabile della direzione artistica del video format Live Zero. In questa rubrica vi presento nomi emergenti della scena americana, alcuni dei quali, intanto, sono diventati grandi.

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