In queste settimane sono stati convocati come spalla del tour europeo da The War On Drugs (di cui abbiamo parlato in questa rubrica lo scorso aprile) che rappresentano uno dei fenomeni indie del momento, esploso finalmente con l'uscita di Lost In The Dream. I Quilt, che come i loro colleghi non sono nati ieri e a dispetto della giovane età (dai 22 ai 26 anni) hanno già due album all'attivo, erano già passati dall'Italia lo scorso aprile e si apprestano a fare di nuovo tappa nel Belpaese per due appuntamenti a settembre, uno per costa: il 12 al Rural Indie Camp Fest di Genova e il giorno dopo all'Hana-Bi di Marina di Ravenna.
È l'inizio dell'ascesa per il trio che a settembre entra nelle grazie di un'altra etichetta della costa opposta, la Mexican Summer di Brooklyn, tra le più apprezzate nuove etichette indie del panorama internazionale (vedi Real Estate, Kurt Vile, Ariel Pink's Haunted Graffiti, The Tallest Man On Earth) e gestita da uno dei produttori più in vista di New York, Daniel Lopatin (aka Oneohtrix Point Never che abbiamo incontrato nella nostra rubrica a ottobre). E così è dato finalmente alle stampe il loro primo disco, omonimo, che conferma il talento del trio. La voce della minuta Anna è ammaliante, ricorda Vashti Bunyan e più antiche muse del folk d'annata. Farfisa, organo e chitarre stridenti rendono le atmosfere evanescenti e morbide.
Le recensioni sono molto positive e si fanno notare all'edizione 2012 CMJ Marathon of Music, il piccolo SXSW newyorchese di ottobre dove le etichette mettono in mostra le loro nuove proposte più interessanti.
I tre girovaghi come tutti i loro colleghi indie suonano un po' ovunque lungo la East Coast e oltre. Nel 2013 inizia la gestazione del seguito, Held In Splendor. In questo disco non rinunciano a momenti più ritmati e garage-rock. Tra momenti visionari à la Tame Impala e sfoghi molto Black Lips. Si sono trasferiti a New York, il disco è registrato nel freddo inverno newyorchese nel quartier generale dell'etichetta e il loro sound risente delle contaminazioni di vari filoni musicali, tipica della scena di Brooklyn degli anni Zero. Arriva anche un bassista, Keven Lareau, già membro dei Woods come Jarvis Taveniere produttore dell'album. I Woods sono una delle band psych-folk tra le più influenti del genere e questa basta per lanciare i tre art-freak di Boston verso la definitiva consacrazione con il primo tour europeo e diversi sold out.
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