Arrivano in questi giorni per la prima volta in Europa, i Soft Metals che faranno tappa in Italia il 26 aprile a Marina di Ravenna (Hana-Bi, Spiaggia 72), il 27 aprile a Carpi (Mattatoio), il 29 aprile a Genova (Garage 1517), il 30 aprile a Milano (Sacrestia), il 1° maggio a Roma (K Party) e il 2 maggio a Brescia (Lio Bar). Sono in due, rispondono al nome di Patricia Hall e Ian Hicks, oggi coppia fissa di stanza a Los Angeles. Il progetto che definiscono “multi-disciplinare” è nato come una storia d’amore romantica d’altri tempi tra due nostalgici darkettoni della West Coast, lei da Portland, lui da San Francisco.
Si incontrano la prima volta a un party, Ian fa il dj e le sue selezioni underground colpiscono al cuore la futura partner. Si scambiano i numeri, si tengono in contatto e decidono di ideare un progetto musicale dal gusto molto revival anni Ottanta. Nell’assolata costa ovest dove dominano il punk e l'indie dalle venature folk e surf, i due trovano una via di fuga nella comune passione per i suoni elettronici sperimentali, colonne sonore di b-movie, il synth-pop degli albori, ma anche la house e la techno americana ed europea, il kraut-rock e la psichedelia. Ian ha una formazione classica, suona il piano da quando aveva quattro anni, prima di dedicarsi alle tastiere frequentando la scuola di musica della Yamaha, molto popolare all’epoca nella Bay Area, per poi laurearsi in composizione al college. Patricia ha una formazione molto più casalinga, da vocalist improvvisata e autodidatta dei sintetizzatori. Ian intanto inizia a collezionare strumentazione analogica d’epoca rovistando in negozi di strumenti a Chicago dove si trasferisce per un breve periodo prima di tornare nell’Ovest e conoscere Patricia.
Inizialmente si tratta di una semplice amicizia, Patricia e Ian iniziano a consolidare il loro feeling musicale con rivisitazioni di brani di Siouxsie & the Banshees e Throbbing Gristle, una delle band preferite di entrambi, non a caso nata dalla mente creativa di una coppia, Chris Carter e Cosey Fanni Tutti. I Soft Metals comunque, è bene precisarlo, non sembrano avere alcuna velleità nel cercare di diventare una delle band sperimentali più influenti degli ultimi 30 anni come i Throbbing Gristle. Si sono fatti conoscere con una gradevole cover di Hot on the Heels of Love, ma guardano per lo più al synth pop algido e sintetico di quell’epoca fin dal loro esordio dal retrogusto techno-pop, l’EP The Cold War Melts del 2010 distribuito dalla Captured Tracks, influente etichetta indie di Brooklyn, specializzata nel lancio di giovani band indie nostalgiche di quell’epoca (DIIV, Wild Nothing, Blouse, The Soft Moon). Iniziano a farsi le ossa di spalla a band cui vengono presto accostati come genere, su tutte, due dei nomi clou della Italians Do It Better di Mike Simonetti, i Chromatics e i Glass Candy, tra i più noti “riesumatori” di certe sonorità elettroniche synth-pop che negli Usa non sono mai state predominanti nella scena indipendente di entrambe le coste.
Il loro disco omonimo d’esordio del 2011 è un perfetto biglietto da visita per gli estimatori dei suoni Eighties e non delude le attese nemmeno il seguito, Lenses, registrato nella loro abitazione di Los Angeles e distribuito due anni dopo sempre dalla Captured Tracks. Il taglio romantico delle loro produzioni, fatali e decadenti, si fa ancora più oscuro e ammaliante, senza grandi deviazioni rispetto al promettente esordio. In copertina scelgono un fotogramma da Hardcore, pellicola di Erin Frost e Shaun Kardinal usata anche nel video di Tell Me.
Essere post-romantici nel 2014 si può.
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