Santa Fe, con la sua luce dorata che ha incantato generazioni di pittori e il profilo inconfondibile delle sue case di adobe, è una città dove la bellezza della natura si intreccia con una cultura millenaria. Il New Mexico, di cui è capitale, ospita 23 tribù, tra cui 19 Pueblos, tre tribù Apache e la Nazione Navajo. Queste comunità, custodi di tradizioni profonde e di un legame indissolubile con la terra, hanno plasmato l’identità culturale dello Stato con la loro arte, spiritualità e visione del mondo.
Durante l’ultimo fine settimana, questa cornice unica ha ospitato la SWAIA (Southwestern Association for Indian Arts) Native Fashion Week 2025, un evento – alla seconda edizione – che ha presentato la moda indigena come potente forma di espressione identitaria. A sottolineare questa visione è stata la presenza di Deb Haaland, ex Segretaria degli Interni degli Stati Uniti durante l’amministrazione Biden e membro della nazione Laguna Pueblo, salita in passerella con un abito di Patricia Michaels (Taos Pueblo) ispirato ai colori del paesaggio di Santa Fe. In un’epoca in cui l’industria cerca nuove forme di autenticità, i designer indigeni hanno dimostrato che tutto nasce dalla connessione con la propria storia e con la terra.

L’estetica indigena non è apparsa come un elemento folkloristico ma come una forza creativa capace di ridefinire la moda contemporanea. Le tecniche ancestrali, l’uso di materiali sostenibili e la fusione di simbolismi tradizionali con design innovativi dimostrano che la moda dei nativi non è solo memoria, ma avanguardia. Ragione per cui la SWAIA Native Fashion Week ha ampliato la sua visione unendosi alla Canada Native Fashion Week, collaborazione che consolida una rete internazionale di creatività, Una sinergia che ha permesso a più di venti designer di portare in passerella creazioni che vanno oltre la narrazione mainstream.
Tra i talenti più innovativi, Yolanda Sketon, designer della Gitxsan Nation e fondatrice di SugIit Lukxs Designs ha presentato una collezione che parla di estetica Gitxsan. Sui suoi capi ha esibito la tecnica dell’appliqué tridimensionale, creando motivi che emergono dal tessuto con un effetto scultoreo. La palette cromatica ha richiamato i colori della terra e dell’acqua, elementi centrali nella cultura Gitxsan, mentre le silhouette hanno bilanciato tradizione e modernità con tagli fluidi e dettagli strutturati.

Alla SWAIA Native Fashion Week 2025, Sage Mountain Flower (Ohkay Owingeh/Taos Pueblo/Diné) ha presentato la collezione Taandi’, ispirata alla rinascita della natura e alla transizione tra le stagioni. Il nome, che richiama il risveglio primaverile, si riflette nei colori delicati e nelle texture naturali. Un messaggio di bellezza e resilienza: “Ogni pezzo è un dialogo tra passato e presente. La nostra arte non è solo decorativa, ma un modo per raccontare la nostra storia e affermare la nostra identità” – ha detto.

Tra le collezioni più evocative, spicca quella di Vina Brown (Nuučaan̓uɫ e Haíłzaqv), che esalta il valore dei metalli nella tradizione indigena. Il rame, elemento centrale del suo brand Copper Canoe Woman, è stato protagonista nei dettagli degli abiti, con applicazioni lavorate a mano che evocano antichi ornamenti cerimoniali, Ha quindi esplorato il legame tra mare e terra con l’uso di seta vegetale e cotone biologico tinti con pigmenti di piante autoctone e dettagli ispirati alle tradizioni indigene della costa occidentale, Le finiture in abalone e le incisioni geometriche hanno arricchito le silhouette, raccontando storie di navigazione e resistenza culturale

Dal lato della Canada Native Fashion Week, spicca Tierra Alysia Tapura (Kashia Pomo/Filipino), il cui brand è VIVIDUS, con una collezione dalle silhouette fluide, realizzate in raso di bambù e misto lino, arricchite da dettagli plissettati e applicazioni in metallo cesellato a mano, un omaggio all’artigianalità Kashia Pomo.

Le proposte di Randi Nelson (St’uxwtéws First Nation) si sono incentrate interamente sulla lavorazione tradizionale del pellame, riaffermando il legame tra moda e territorio. I suoi mantelli, le tuniche e gli accessori sono stati realizzati con pelle conciata a mano, utilizzando metodi ancestrali che esaltano la resistenza e la morbidezza del materiale. “Per il mio popolo, la pelle non è solo un materiale, ma un’eredità. Ogni fibra porta con sé la memoria della terra e delle mani che l’hanno lavorata. Conservarla significa onorare la nostra storia” – ha detto la designer canadese.

Infine, Cheryl Fennell (Métis) di Snowfly ha tradotto la tradizione Métis in una proposta sofisticata, puntando su materiali sostenibili come lana merino e pelle trattata con processi eco-friendly. Il suo abito da sposa, realizzato con decine di pellicce di donnola, inizialmente ha suscitato perplessità. Tuttavia, riflettendo sul significato di questo animale per i nativi americani e sulla maestria della sua concia tradizionale, la percezione cambia, rivelando un legame profondo con la cultura primordiale.

In chiusura di kermesse, l’uscita in passerella di Deb Haaland è stata accolta con una sentita standing ovation, accompagnata da applausi fragorosi e grida di entusiasmo. La presenza della rappresentante politica non è stato solo un tributo alla moda indigena, ma un’affermazione di identità e resistenza. E la SWAIA Native Fashion Week 2025 ha dimostrato proprio questo: la moda dei nativi è destinata a rimanere. Il futuro è già qui.