Il Met Gala 2025 è terminato da meno di 24 ore e c’è una cosa che non può passare inosservata: lo show andato in scena sulle scale del Metropolitan Museum of Art e la politica di Donald Trump raccontano due visioni molto diverse dell’America di oggi. Da una parte, un grande evento di moda che ha voluto celebrare la bellezza e la cultura nera. Dall’altra, un presidente che persegue un’idea di America più chiusa e meno attenta alla diversità, che rifiuta nettamente la cultura woke.
Il punto di partenza è quasi inequivocabile: l’attuale presidente non è il benvenuto alla serata più esclusiva di New York dal 2017, per volere della direttrice di ‘Vogue’ Anna Wintour, madrina dell’evento. Una scelta che riflette il divario tra Donald Trump e i valori progressisti che l’evento sostiene.
Andiamo al tema. Quello del Met Gala di quest’anno era ‘Superfine: Tailoring Black Style’, un omaggio all’eleganza maschile nella cultura afroamericana. Ma non si è trattato solo di moda: era un modo per raccontare come, nel tempo, l’abbigliamento sia stato usato anche come forma di protesta e di orgoglio da parte di chi è stato discriminato e oppresso. Da Pharrell Williams a Zendaya, tanti artisti e celebrità hanno sfilato con abiti che parlavano di identità, storia e libertà.
Donald Trump, invece, continua a portare avanti una visione completamente diversa. La sua politica punta molto sul ritorno a un passato ‘più semplice’, in cui, a suo parere, le cose funzionavano meglio. Ma quel passato era anche un’epoca in cui molte persone, soprattutto le minoranze, avevano meno diritti.
Ma è proprio in questo scontro tra estetica e ideologia che emerge la questione centrale. Il dandismo nero celebrato al gala è l’opposto dell’uomo bianco semplice, e anche rude per molti aspetti, che Trump ha elevato a modello. Se per il presidente il potere si mostra con muri e cappellini rossi, il Met Gala 2025 lo ha mostrato nei tessuti, nei tagli, che hanno evocato la storia e la cultura che è legata in modo viscerale a questo Paese. Il primo lunedi di maggio di quest’anno si è fatto carico di un messaggio necessario per i tempi che viviamo: l’America è aperta e inclusiva, opposta a quella proposta da Trump, che dovrebbe guardare indietro, lontana dall’accettare il valore della diversità con il rischio che molte identità vengano messe a tacere. Bisogna ribadire che l’America ha tanti volti, tante voci