Il mondo di Hermès, fatto di pelle pregiata, artigianato impeccabile e desideri a sei cifre, si prepara ad affrontare una nuova sfida: i dazi imposti dall’amministrazione Trump. Il gruppo francese ha annunciato un aumento dei prezzi esclusivamente per il mercato statunitense, in vigore dal 1° maggio, per compensare il dazio del 10% entrato in vigore ad aprile.
A comunicarlo è stato Eric du Halgouët, vicepresidente esecutivo per la finanza della maison francese, che ha rassicurato i mercati: “L’aumento riguarda solo gli Stati Uniti, dove si applicano i dazi. Gli altri mercati non saranno toccati”.
Una decisione mirata, ma che non passa inosservata, soprattutto se si considera che Hermès ha appena superato LVMH in capitalizzazione di mercato, diventando – almeno per ora – la più grande azienda del lusso al mondo. Un risultato che, però, non riflette la realtà dei ricavi: il fatturato annuo di Hermès è ancora meno di un quinto di quello del colosso guidato da Bernard Arnault.
Nel concreto, cosa significherà per un facoltoso cliente americano acquistare una borsa Hermès? Una ‘Birkin 30’ in pelle Togo, che attualmente si aggira intorno ai 12.000 dollari, potrebbe facilmente superare i 13.000 dollari con l’applicazione dei nuovi dazi. Per modelli in edizione limitata o in pelle esotica, il rincaro può voler dire migliaia di dollari in più.
Cifre che non spaventano la clientela più esclusiva, ma che rappresentano un segnale chiaro: anche il lusso non è immune alle dinamiche della geopolitica.
Tuttavia, Hermès non è solo. Se le tariffe americane dovessero aumentare o essere mantenute a lungo, l’intero settore della moda europea potrebbe risentirne. I marchi del lusso, da Chanel a Dior, potrebbero essere costretti a rivedere i listini o riconsiderare il proprio sistema produttivo. Qualcuno parla già di delocalizzazione strategica o di un crescente interesse verso mercati come Asia, Medio Oriente e Africa, dove la domanda è in crescita e le barriere commerciali sono meno aggressive.
Dati alla mano: il lusso rallenta, ma resta solido. Nel primo trimestre del 2025, Hermès ha registrato un aumento dell’11% delle vendite in Nord e Sud America, che rappresentano il 17% del fatturato complessivo. A livello globale, la crescita si è attestata al 7%, un passo più lento rispetto al +17,6% del trimestre precedente. Le categorie meno performanti, quelle dei profumi e degli orologi, secondo quanto segnalato dagli analisti. Nonostante una lieve flessione in Borsa (-1,3%), il marchio Hermès continua a godere di una reputazione intoccabile, sostenuta da una domanda solida e da una strategia che coniuga desiderabilità ed esclusività.
Infatti, oggi, acquistare una Birkin non è solo una questione di status: è anche una dichiarazione di appartenenza a un mondo che, pur toccato dalle dinamiche globali, continua a dettare le regole del bello. E l’impressione è che se il prezzo sale, per chi può permetterselo, l’oggetto del desiderio diventa solo ancora più raro. E quindi più prezioso.