Il Metropolitan Museum of Art intende rivoluzionare il negozio della sua Great Hall, il magnifico atrio d’ingresso, per farne una galleria che ospiterà le mostre primaverili del suo Costume Institute, sempre popolari e sovraffollate; il resto dell’anno la nuova galleria ospiterà altre mostre. La ristrutturazione – il Great Hall Gallery Project – dovrebbe essere completata entro il 2026.
Le mostre di primavera dell’Istituto, ora confinate al seminterrato, in genere emergono e invadono altri spazi del museo. Per esempio, quest’anno “Karl Lagerfeld: A Line of Beauty show” è dovuta terminare nonostante il successo di pubblico, perché continuava nelle Tisch Galleries del secondo piano, dove però stava per iniziare la mostra su “Manet/Degas” (tuttora in corso).
Il negozio del museo sarà invece riaperto all’ingresso, sotto la scalinata, e vi si aggiungerà un ristorante; entrambi resteranno aperti oltre l’orario abituale di accesso per la collezione permanente e le mostre. “Il modo in cui visitatori e comunità locale interagiscono con le istituzioni culturali è profondamente cambiato negli ultimi anni” ha scritto il 2 ottobre il direttore del Met Max Hollein in una mail al personale. “Questo progetto ci permetterà di investire ancora di più nell’esperienza del visitatore”.
Una realtà commerciale che molti musei italiani faticano ad assorbire: chi visita un grande luogo di cultura non vuole solo vederne i tesori ma appunto vivere una “esperienza”, e per questo è disposto a spendere: per comprare gadget, libri, ricordi, gioielli, giocattoli, per incontrarsi con gli amici o magari lavorare in un ritrovo gradevole, o semplicemente per trascorrere del tempo in un luogo che ha una storia e sa raccontarla.
La magnifica Great Hall del Met, dove ogni anno passano cinque milioni di persone, fu inaugurata nel 1902 ed era stata progettata – come la facciata del museo – da Richard Morris Hunt, archistar dell’epoca. È nello stile della corrente Beaux Arts, che si rifaceva al neoclassicismo francese (lo insegnavano alla École des Beaux Arts di Parigi nell’Ottocento), unito a elementi gotici e rinascimentali, applicati però anche a materiali moderni, ferro e vetro.

La prima fase della ristrutturazione costruirà la Galleria, la seconda il ristorante e gli spazi commerciali a livello seminterrato; inoltre sarà ristrutturato anche l’ingresso fra la Quinta Avenue e l’83esima strada, per scambiare di posto la caffetteria pubblica e quella dedicata al personale, creando un luogo di ritrovo invitante per il pubblico a livello stradale. Costo stimato, fino a 50 milioni di dollari, e a capitanare la ricerca di fondi c’è Anna Wintour, direttrice di Vogue e direttrice editoriale della casa editrice Condé Nast.
Nel 2014, il Costume Institute del Met era stato ribattezzato l’Anna Wintour Costume Center perché l’icona del mondo della moda supervisiona da molti anni il Met Gala, il grande evento annuale per la raccolta di fondi per l’Istituto. In un’altra mail, il curatore del Costume Institute, Andrew Bolton, ha scritto che “simbolicamente la nuova galleria rifletterà il ruolo centrale che la moda riveste per il museo. La moda, il corpo vestito, è l’unica forma di espressione artistica che connette tutti i dipartimenti del museo. Il Great Hall Project fornirà altre opportunità di collaborazione, è il fil rouge fra tutte le collezioni”.