Tutti noi conosciamo Domenico Modugno e la sua popolarità qui negli Stati Uniti: ci succede spesso di andare ad eventi dedicati all’Italia e di sentire in sottofondo la canzone Nel blu dipinto di blu, meglio conosciuta come Volare! Proprio per questo motivo, quando ho sentito che un ulteriore evento su Modugno era stato organizzato a Washington, D.C., la mia attenzione non ne era stata particolarmente colpita. È bastato una breve lettura al comunicato stampa della serata Neri canta Modugno per incuriosirmi e decidere di fare una chiacchierata con Corrado Neri per saperne di più dell’evento e della sua passione per la musica e per Modugno.
L’evento, che si è tenuto venerdì 8 novembre, è nato dalla collaborazione tra tre delle più preminenti organizzazioni italiane di Washington, D.C., Italians in DC, D.I.V.E. e Casa Italiana Ente Gestore. La serata ha incluso un programma all’insegna delle musiche e canzoni di Modugno reinventate e riproposte in chiave moderna e jazz dal musicista Corrado Neri, accompagnato al contrabbasso da Francesco marchetti ed alla batteria da Marcello Repola. Insieme al pianista si è esibito anche il Coro dei bimbi di MaPaCi diretto dal Maestro Felicia Toscano che ha cantato, tra le altre, la canzone Una Commedia Divina – su Dante e la sua Divina Commedia – vincitrice del premio Rai allo Zecchino d’Oro 2015 e scritta da Neri.
Raccontaci un po’ di te: qual’è stato il tuo primo approccio alla musica e quando hai capito che sarebbe diventata “il tuo mestiere”?
“La passione per la musica l’ho da sempre. Fin da quando avevo due anni dimostravo un interesse verso tutto ciò che fosse musicale: per esempio andavo in cucina e creavo una batteria usando le posate di legno ed i coperchi delle pentole. Devo la possibilità di perseguire questa passione a mia nonna, che peraltro non è musicista: è stata lei a comprarmi non una batteria ma un pianoforte quando avevo tre anni. Si può dire che sono un pianista con caratteristiche da batterista o un batterista mancato! Per circa dodici anni ho preso lezioni private di pianoforte, con tutti gli alti e bassi ed i dubbi tipici di un ragazzino di quell’età che tra l’altro non viene da una famiglia “musicale”.

Ho capito che la musica sarebbe diventata il mio mestiere quando verso i dodici anni ho iniziato a scrivere le mie prime canzoni. In quegli anni ho anche imparato a suonare la chitarra e formato i primi gruppi. A tredici anni ho praticamente abbandonato la vita da adolescente e mi sono dedicato solamente alla musica. Passavo le estati a suonare nei villaggi turistici e nei locali, facevo concerti per piano e voce. Sono stato addirittura licenziato dal mio primo lavoro in un villaggio dopo circa dieci giorni perché non volevo usare nessuna base e volevo solo utilizzare piano e voce!
A quel punto mi sono iscritto al Conservatorio di Catania, prendendo il primo diploma e poi ho preso il diploma di specializzazione in pianoforte e musica classica al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano”.
Com’è nata questa passione per Modugno e che innovazione porti alle sue canzoni?
“Ho iniziato ad inserire nel mio repertorio canzoni di Modugno quando facevo cabaret e musica nei villaggi. Circa sei anni fa in Italia è stata trasmessa una fiction molto bella su Modugno in cui l’attore principale era Beppe Fiorello. Questa fiction mi ha molto colpito ed entusiasmato e da lì ho cominciato a sviluppare un progetto in cui reinterpreto i brani di Modugno. Aggiungi una canzone oggi, aggiungi una canzone domani, è nato il progetto Neri Canta Modugno“.
Oltre Domenico Modugno quali altri cantautori/musicisti ti hanno influenzato?
“Molti cantautori che sono stati a loro volta influenzati da Modugno, che ne è un po’ il capostipite. Di sicuro Fabrizio De Andrè, uno dei più grandi cantautori italiani, Paolo Conte per la parte musicale ed il suo suono magico che abbraccia il jazz. Anche Bruno Lauzi o Luigi Tenco per il suo romanticismo e le sue canzoni d’amore. Una grandissima influenza viene dalla musica classica: io penso ci sia uno stretto collegamento tra i grandi compositori del passato ed i musicisti/cantautori moderni. La musica non è razzista: esiste solo musica bella e musica brutta, musica che vale e che non vale, a prescindere che sia musica classica o popolare”.
Come mai secondo te Modugno ed in particolare la canzone “Nel blu dipinto di blu” sono diventati particolarmente famosi all’estero?
“È impossibile dire quale sia la ricetta esatta di una canzone come “Nel blu dipinto di blu”, un po’ come per le ricette di certi dolci siciliani! Possiamo sicuramente analizzare i risultati che la canzone ha ottenuto. Volare è esattamente l’esempio di una canzone in cui il testo si fonde con la musica. Di questa canzone sono state fatte circa seicento/settecento cover dai più grandi artisti internazionali ma mai nessuno si è sognato di tradurre per esempio il ritornello: è intraducibile perché totalmente fuso con la musica.

La popolarità della canzone negli Stati Uniti è del tutto naturale: non c’è stata nessuna operazione di marketing dietro. Per la prima volta un cantautore al festival di Sanremo scrive e canta una sua canzone, e la canzone vince e dà il via ad una epoca musicale. Contemporaneamente un americano che si trovava in Italia, si innamora della canzone, compra il disco e la passa in un radio italo americana: la canzone piace molto agli ascoltatori che cominciano a chiamare per risentirla più e più volte. Dopo poche settimane, non c’era una radio o un taxi in New York City che non passasse questa canzone: e così nasce il suo successo che ha anche aiutato gli italiani a raggiungere uno status più alto nella società americana”.
Hai appena terminato un tour mondiale (Asia e America) che si è concluso al famoso Carnegie Hall. Raccontaci come è andata.
“Nell’estate del 2018 ho vinto il concorso musicale Ibla Grand Prize, organizzato ogni anno in quel borgo meraviglioso che è Ragusa Ibla, in Sicilia. Il concorso prevede diversi musicisti che suonano all’interno del paesino mentre dei giurati si spostano da posto a posto per ascoltarli. I vincitori, tra cui c’ero io, sono stati portati in tour prima in Asia – Georgia, Tailandia, Myanmar, Cambogia, Malesia, Indonesia e Giappone – e il mese dopo in America – New York City e Washington, D.C. E’ stato molto bello portare questi brani della musica folkloristica e popolare in chiave classica, dal jazz all’opera lirica in un posto come il Carnegie Hall”.

La musica è tutta la tua vita o riesci a trovare spazio per altro?
“Lo spazio che mi rimane lo dedico prima di tutto agli affetti: alla famiglia ed alla fidanzata. Mi piace molto anche l’arte in tutte le sue forme: leggere, guardare film, andare nei musei…E mi piace molto viaggiare: viaggio molto per lavoro e questa è una delle fortune che la musica ti regala, grazie al suo essere un linguaggio universale”.
Prima di salutarci, toglimi una curiosità. Qual’è la tua canzone preferita di Modugno?
“U pisci spata scritta in siciliano dal primo Modugno. È una canzone fantastica che parla della storia d’amore tra due pesce spada. Non so se sai ma il pesce spada nuota in coppia: se viene catturato il maschio, la femmina scappa per preservare la vita dei piccoli. Se viene catturata la femmina, il maschio rimane a girare attorno, fino a che non lo catturano. La cosa geniale è che Modugno riesce a mostrare la drammaticità dell’amore degli animali e l’esaltazione spropositata dei pescatori che uccidono due creature ed un amore non per male, ma per sfamare le loro famiglie. I due pesci vengono personificati, umanizzati e questa è una cosa unica in una canzone”.
Grazie mille per la tua disponibilità e buona fortuna per il concerto di stasera a Washington, D.C.!