La lingua italiana nelle scuole di New York. Filomena Fuduli Sorrentino. Pp.140. Legas, 2018.
Questo libro di Filomena Fuduli Sorrentino mi sarebbe stato di grande aiuto e utilità venticinque anni fa quando ho avuto l’opportunità di far decollare un programma d’italiano in una scuola media della mia città nel Wisconsin e ho dovuto affrontare il processo di certificazione in tempi velocissimi e saltare a piè pari nella politica e cultura scolastica della scuola d’obbligo americana. Pochi anni dopo, avrei potuto distribuirlo ai nuovi insegnanti d’italiano, freschi di college o di laurea italiana che ci affannavamo a reclutare per i programmi d’italiano che cominciavano a nascere in varie parti del mio stato, frutto di lavoro ed entusiasmo di molti promotori impegnati. Erano tempi un po’ diversi per l’italiano, in cui la domanda superava, almeno nel mio stato, la sufficienza del personale docente qualificato e abilitato, ma non diverse erano le realtà da affrontare: promuovere l’insegnamento dell’italiano nelle scuole d’obbligo del paese, ispirare e appassionare gli studenti a scegliere l’italiano nel ventaglio delle lingue tradizionali e quelle emergenti nei curricula scolastici; mantenere e favorire le iscrizioni, reclutare e preparare insegnanti qualificati e abilitati.
Questi sono alcuni dei temi presentati e trattati da Filomena Fuduli Sorrentino in questo libro che potremmo considerare un manuale informativo e applicativo da tenere a portata di mano nella cartella e da passare a ogni potenziale docente d’italiano. L’autrice, che dagli inizi di questo quotidiano on line cura la rubrica “Una Prof. in America”, munita di abilitazione magistrale e di laurea e Master nelle scienze dell’insegnamento di lingue e culture straniere, si avvale in questa lodevole prova editoriale della sua lunga esperienza di docente d’italiano e spagnolo in una scuola media pubblica di New York. Pur mirando ai docenti d’italiano dei Tri-States, il testo è largamente concepito per tutti i docenti, e soprattutto per gli insegnanti d’italiano in farsi.
Nella prima e seconda parte del libro l’autrice organizza ventitré capitoletti che trattano ed esaminano rispettivamente le riforme scolastiche federali e statali e “La pedagogia e didattica nelle scuole pubbliche americane”. Mi limito a segnalare alcuni dei capitoli che ritengo d’interesse e utilizzo generali.
Nel capitolo V, l’autrice descrive con chiarezza le recenti riforme scolastiche federali, l’interazione di queste con mandati statali e affronta l’impatto delle normative nella loro applicazione e come metodo di valutazione degli studenti che si rinfrange direttamente sugli insegnanti. Un altro capitolo è dedicato alle differenze fra insegnare in Italia e negli USA. Qui l’autrice espone in dettagli procedure e prassi che hanno riguardano gli orari di lezione, strutture fisiche delle scuole, contratti di lavoro, stipendi, il peso delle qualificazioni e titoli di studio nel sistema meritocratico americano, protezioni e coperture sanitarie, congedi, ecc. Accenna anche in breve ai requisiti e prassi di rimunerazione per i docenti universitari sia di ruolo che precari.
Vengono poi affrontati e discussi i problemi contemporanei del bullismo, disciplina, tolleranza e diversità e violenza armata che piagano le scuole americane, offrendo anche esempi di gestione di crisi. Nel capitolo ventuno e nella conclusione, Fuludi Sorrentino esamina la questione fondamentale e critica di come si può e deve operare per promuovere, mantenere e incentivare l’insegnamento dell’italiano nelle scuole d’obbligo e anche a livello universitario. “Per promuovere la lingua e cultura italiana occorrono docenti motivati, ma innanzitutto servono risorse finanziarie strutturate con un quadro di continuità e stabilità” afferma l’autrice a pagina 130. Incoraggiare la richiesta richiede la visibilità dell’italiano come lingua di cultura, la sua valorizzazione nella formazione accademica e professionista dei discenti e nella percezione d’identità di chi ne vanta e reclama le origini e ascendenza. Giustamente l’autrice mette in risalto il ruolo delle organizzazioni italo-americane e di singoli benefattori che investono generosamente con donazioni in progetti di diffusione, affermazione e sostegno dell’italiano.
La sfida maggiore per i docenti d’italiano è munirsi di una chiave che apra la porta d’ingresso per l’italiano nelle scuole e ne assicuri la permanenza in competizione con le altre lingue: è essenziale, sostiene l’autrice, generare negli studenti il desiderio di voler apprendere la lingua, motivarli con la passione che è prerequisito indispensabile del docente. Bisogna essere “innamorati del proprio lavoro”, afferma Fuduli Sorrentino, per riuscire a trasmettere la passione ai propri studenti. I docenti d’italiano sono già favoriti in questo compito di motivatori dal loro stesso soggetto, una cultura e una lingua che “ generano magia e bellezze sconosciute agli studenti americani” (42).
In questo primo quarto di secolo in cui gli effetti collaterali di una realtà geopolitica ed economica marcano le sorti dell’insegnamento dell’italiano e altre lingue come anche delle scienze umanistiche in generale nelle scuole e università americane, a maggior ragione questo libro si offre come stimolo e guida a perseverare e continuare il lavoro e la professione con l’entusiasmo e la passione dell’autrice.
Giovanna Miceli Jeffries è Professoressa Emerita dell’University of Wisconsin-Madison