Un romanzo di Isabel Allende che non esiste. Una saga distopica firmata Andy Weir mai scritta. E ancora, docenti universitari mai affiliati ad alcun ateneo, articoli citati che nessuno riesce a trovare.
È bastato un inserto domenicale del Chicago Sun-Times per far deflagrare una nuova polemica sull’uso sempre più ubiquo dell’intelligenza artificiale nelle redazioni. Le informazioni incriminate sono apparse nella “Summer Reading List 2025”, pubblicata il 18 maggio dal quotidiano all’interno dell’inserto domenicale Heat Index. Un elenco di 15 titoli consigliati per l’estate. Peccato però che solo cinque esistano davvero.
A scoprirlo è stata la testata indipendente 404 Media, seguita da NPR, Guardian e The Verge, che hanno verificato come diversi dei libri indicati — attribuiti ad autori reali — semplicemente non esistano. È il caso, per esempio, di Tidewater Dreams di Isabel Allende, presentato come “una saga multigenerazionale in una cittadina costiera dove il realismo magico incontra l’attivismo ambientale”. O de The Last Algorithm di Andy Weir, storia — mai scritta — di un programmatore alle prese con un’IA che manipola eventi globali da anni.
Tra i titoli autentici compaiono invece L’estate incantata di Ray Bradbury, Magnificent Ruins di Jess Walter e Bonjour Tristesse di Françoise Sagan, inserito solo all’undicesimo posto in lista.
Ma non è finita qui. Come segnalato da The Verge, nello stesso numero del Sun-Times, articoli a firma Marco Buscaglia citano “esperti” di fatto inesistenti: la professoressa di “studi sul tempo libero” Jennifer Campos (che lavorerebbe all’Università del Colorado) in un pezzo sulle amache, o la “antropologa alimentare” Katherine Furst della Cornell, indicata come fonte in un articolo sulle tendenze culinarie estive. Anche la rivista Outside, da cui sarebbe tratto un contributo, non risulta aver pubblicato nulla di simile.
Intervistato da 404 Media, Buscaglia ha ammesso di aver utilizzato l’intelligenza artificiale per scrivere parte del contenuto, senza però sottoporlo a verifica. “A volte uso l’AI come base di ricerca, ma controllo sempre il materiale. Questa volta no, e non riesco a credere di non essermene accorto. Nessuna scusa, è tutta colpa mia. Sono profondamente imbarazzato”, ha dichiarato.
Secondo quanto riferito da Victor Lim, vicepresidente di Chicago Public Media, i contenuti erano stati in realtà realizzati da King Features, una società sussidiaria del gruppo Hearst che fornisce da anni materiali editoriali a testate locali. “Storicamente, il giornale non sottopone a controllo redazionale gli inserti esterni”, ha spiegato. “Stiamo aggiornando le nostre policy per imporre una supervisione interna su questi contenuti.”
La direzione del Chicago Sun-Times ha chiarito che la lista incriminata non rappresenta un contenuto editoriale approvato dal giornale. “Con nostro grande disappunto, sono stati raccomandati libri inesistenti. Faremo tutto il possibile affinché simili episodi non si ripetano”, si legge nella nota diffusa dal giornale. La redazione ha inoltre promesso che agli abbonati non sarà addebitato il numero in questione, la sezione sarà rimossa dall’edizione digitale, e verranno introdotte nuove regole interne per segnalare chiaramente i materiali realizzati da terze parti.
Il caso non è però isolato. Anche il Philadelphia Inquirer ha pubblicato una lista di letture estive contenente titoli inesistenti firmati da autori reali. Come confermato dalla direttrice Lisa Hughes ad Axios, anche in quel caso il contenuto era stato generato, in parte, tramite intelligenza artificiale. “Si è trattato di una violazione delle nostre stesse politiche interne, un episodio grave”, ha affermato.
Negli ultimi mesi, l’uso dell’AI da parte di soggetti esterni ha già coinvolto altri colossi dell’informazione americana, tra cui Gannett e Sports Illustrated. In tutti i casi, la linea di difesa delle redazioni è stata simile: “non erano contenuti giornalistici propri”.