A sette anni da Patience, un racconto di amore ossessivo, povertà e violenza domestica, Monica, uno dei due fumetti entrati nella classifica del New York Times dei 100 migliori libri del 2003, rappresenta il culmine creativo di Daniel Clowes, tra le voci più importanti del graphic novel mondiale, il cui sarcastico e divertente ciclo di antologie Eightball ha svolto un ruolo chiave, negli anni ’90, nella trasformazione del fumetto da mero prodotto di intrattenimento a un legittimo protagonista della scena culturale.
Questo perché nei fumetti di Clowes, la vita quotidiana delle persone comuni si intreccia e si fonde con elementi strani, stravaganti e fantastici. Come nel celebre Ghost World del 1997, adattato in un film del 2001 con Scarlett Johansson, una storia che cattura perfettamente l’apatia nella ‘normalità’ contraddittoria della provincia americana.

In Monica, uscito in Italia a fine novembre per Coconico Press, il cinismo dell’autore sulla depravazione che si cela dietro l’ipocrisia della vita americana si sposta su una tonalità riflessiva e filosofica. Le prime pagine del libro presentano un’ambientazione, una storia e dialoghi notevolmente diversi dal resto del romanzo. Il graphic novel si apre su due soldati americani al fronte al Vietnam che discutono del loro futuro al rientro dalla guerra mentre aspettano di uccidere o essere uccisi. Nel capitolo successivo siamo di nuovo negli Stati Uniti, in California, dove Penny, la fidanzata di uno dei soldati, sta abbracciando la controcultura
dell’epoca. Monica è sua figlia, nata da uno dei suoi molti flirt. Penny è una madre povera e negligente che finirà per scaricare Monica dai suoi genitori.
Ciò che segue è un sontuoso arazzo di narrazioni interconnesse che insieme raccontano la giovinezza, il successo, la crisi e la rinascita della protagonista, ognuno con personaggi diversi, ognuno in qualche modo legato alla vita di Monica. Nove capitoli che attingono da numerosi generi che hanno definito il fumetto fin dalle sue origini. Dal racconto di guerra, ai fumetti rosa, si passa all’horror.

Dopo qualche pagina, la storia si trasforma in un thriller fino a sconfinare nel sovrannaturale. Un miscuglio di generi con cui Clowes evoca la sua personale visione pessimistica dell’esistenza umana tra depressione, solitudine, incomprensione tra gli individui. Realtà e fantasia si mescolano così in un’opera che sfida il lettore a interpretare gli eventi e a cercare il significato tra le sfumature della narrazione.
Nel suo viaggio alla ricerca della propria identità in un mondo cupo, cinico e caotico, Monica comunica con suo nonno defunto tramite una radio, cade in coma dopo un incidente d’auto, diventa una donna di successo molto ricca. Ma il successo mette in luce solo il vuoto della sua vita e molla tutto. Il suo ultimo disperato sforzo di rintracciare i suoi genitori, la porta ad unirsi a una setta new age, dove spera di ritrovare Penny, la madre che l’ha abbandonata quando era piccola.

In un arco temporale che va dagli anni ’60 all’era del wifi veloce, il graphic novel si rivela un resoconto cronologico della storia degli Stati Uniti dal periodo della guerra del Vietnam fino a un futuro non specificato. Restituisce una serie di ritratti perfetti di un paese in frantumi. Riflette sui pericoli (e le seduzioni) delle varie forme di culto che si reggono ancora su sciocche teorie del complotto e su una generazione americana vittima dell’epidemia degli oppioidi che Clowes considera come lascito psichedelico della rivoluzione sessuale degli anni 70.
Monica è un giallo sull’umanità e le ansie del nostro tempo. Se Monica sta cercando di uscire dalla realtà, non è l’unica. In 109 pagine hippie, femministe, cultisti e artisti si affannano tutti per sfuggire o trasformare il mondo duro e incomprensibile in cui vivono.