Pubblicato da Edizioni di Pagina, Zenobia, Anastasia, Costanza, Elena Storie di templi e di Regine di Paolo Biondi è un’avvincente narrazione di quattro protagoniste del terzo e quarto secolo, a testimonianza di come, in quella temperie culturale, donne patrizie potessero imporsi nella vita pubblica, condizionando a volte gli stessi imperatori. L’autore, Paolo Biondi, giornalista e saggista, è al suo quinto romanzo storico con lo stesso editore.

Zenobia (Palmira 240 – Tivoli 275), dal 267 al 272, carismatica e rispettata regina della splendida colonia romana di Palmira (le sue rovine sono nell’attuale Siria), cercò di rendersi autonoma dai lacci del colonizzatore, stringendo alleanze ad oriente, dove la spingevano le radici culturali e gli
interessi economici. Sconfitta da Lucio Domizio Aureliano, fu condotta a Roma e collocata in residenza obbligata nei pressi di villa Adriana. L’imperatore restò affascinato dalla regina mediorientale, della quale apprezzò conoscenze ed equilibrio di giudizio, ascoltando dettagli su Mitra, venerato a Palmira e già introdotto a Roma come Sol invictus.
Anastasia, figlia dell’imperatore Costanzo Cloro e sorellastra dell’imperatore Costantino, nacque intorno al 300 (non si ha datazione della morte). Di lei si sa che sposò a scopi dinastici Bassiano, nominato da Costantino nel 314 Cesare per l’Italia. Quando il marito complottò contro Costantino e
fu da questi messo a morte, ad Anastasia venne comunque consentito di proseguire a risiedere sul colle Palatino, un luogo pregno di significati civili e soprattutto religiosi. Sullo spazio che la tradizione pagana aveva dedicato al culto dei gemelli fondatori di Roma e della sacralità dell’urbs, Anastasia edificò la chiesa cosiddetta Palatina, in seguito intitolata a sant’Anastasia, la basilica oggi preferita dalla comunità peruviana residente nell’urbe. Tradizione vuole che sia stata Anastasia a suggerire al papa di fissare il dies natalis di Gesù al 25 dicembre, venerato dai seguaci del dio mediorientale Mitra come giorno della sua nascita.
Costanza (318 – 354 Bitinia) figlia di Costantino, introdotta dalla zia Anastasia nella casa delle regine al Palatino, andò in sposa ad Annibaliano re del Ponto e della Cappadocia. Dopo la morte di questi, sposò un altro Cesare, Gallo. Fu regina per vocazione ancor prima che per censo. Amava immergersi nelle biografie dei promomartiri e dei santi che la Chiesa andava promuovendo ad edificazione dei catecumeni, e sentì particolarmente sua la vicenda di Agnese, la bambina di dodici anni della gens Claudia, martirizzata a Roma nel 305. Costanza fece costruire fuori le mura in sua memoria un complesso basilicale che ne avrebbe ospitato le reliquie. Con il mausoleo e la catacomba detta di sant’Agnese, la basilica è tuttora visitabile.
Elena (Drepanum 248 – 329 Treviri) fu moglie (concubina?) di Costanzo Cloro e madre di Costantino. Innamorata dei luoghi della natività, della passione e della resurrezione di Cristo, riportò a Roma molte reliquie, in particolare quelle della croce di Gesù. Nel libro di Biondi viene descritta come la prima donna archeologa della storia romana che, grazie alle ripetute ricerche in Terra santa, trasformò Roma in una seconda Gerusalemme, ricca di reliquie e basiliche ove venerarle.
Il libro ricorda in particolare Santa Croce in Gerusalemme vicino all’antica porta di ingresso a Roma chiamata Maggiore, dove si conservano tuttora reliquie della passione di Gesù inclusi un chiodo e frammenti della croce. La basilica, edificata non distante dall’allora Sessorium dimora di Elena (successivamente sarà incorporato nell’area della basilica), è una delle sette che, nella tradizione cattolica, il pellegrino devoto non deve mancare.
Biondi descrive Elena come donna potente e di polso, in particolare nei confronti del figlio imperatore, che vuole ad ogni costo fedele seguace del vangelo. Il culto delle reliquie che essa promuove, finirà per essere associato al potere, certamente religioso, ma anche sciamanico e politico, traducendosi anche in guerre e furti clamorosi. Nella storia i papi utilizzeranno i frammenti della croce che Elena porta a Roma, per combinare alleanze non sempre a sfondo solo religioso.
Mentre racconta le quattro grandi signore antico romane, il libro di Biondi fa pulsare la vita e gli intrighi dell’impero, accompagna i personaggi sulle grandi scalinate degli edifici pubblici o mentre passeggiano nei giardini tra colori e profumi, con sottofondo il fruscio di ruscelletti e fontane.
L’autore fa rivivere la grandiosità delle città, i movimenti di popolo e di corte che le hanno esaltate e poi ridotte in rovina.