Thomas Piketty è uno degli economisti più prominenti degli ultimi anni. Nel suo “Misurare il razzismo. Vincere le discriminazioni” (La Nave di Teseo 2023) scrive a proposito di uno dei suoi cavalli di battaglia, la diseguaglianza. Per una società “più giusta” – sebbene quel “giusto” non venga mai definito dall’autore – occorrerebbe eliminare tutte le diseguaglianze nelle società occidentali odierne.
L’autore esordisce spiegando come in Europa il dibattito politico sia sempre più contrassegnato da un’isteria identitaria e da un’ossessione per l’origine etnica. In Francia, in particolare, l’odio per i migranti e i musulmani, mischiato al concetto di “grande sostituzione”, desta importanti problemi di ordine pubblico. Alcuni cavalcano politicamente la paura del fenomeno migratorio e della nutrita comunità islamica francese. La violenza verbale sdoganata si abbina al rifiuto della diversità.
Ma anche «alla convinzione che vi sia una minoranza che gode di tutti i benefici e che ruba il lavoro e il salario alla popolazione autoctona, alimenta una visione del tutto irreale». Tale combinazione genera una spinta automatica verso il rifiuto del prossimo. Fa sorgere la paura del terrorismo jihadista e porta a colpevolizzare in massa milioni di persone che con l’estremismo religioso non c’entrano nulla.
Thomas Piketty ricorda anche quello spiacevole “islamo-gauchisme”, uno degli strumenti retorici della destra in Francia che serve a riassumere la diagnosi della società francese da parte dell’autore. «Tutti parlano di identità e nessuno si occupa delle misure socio-economiche e anti-discriminatorie di cui avremmo bisogno per arrivare a una convivenza civile». La diagnosi fin qui condotta potrebbe indurre a credere che Piketty sia una liberale. Tuttavia, la medicina offerta per curare i problemi sociali – xenofobia e intolleranza – divergono rispetto al liberismo.
Piketty propone un’imposizione radicale dell’uguaglianza nel senso di fare tutti uguali e non semplicemente trattare tutti alla stessa maniera. Secondo l’autore, promotore di un nuovo socialismo, occorrerebbe costruire un nuovo modello europeo, transnazionale e universalista per contrastare le discriminazioni.
Piketty vuole promuovere l’uguaglianza sociale, l’accesso all’istruzione e alla sanità, alloggi servizi pubblici per tutti riducendo i divari di reddito e di patrimonio – antiche ricette. Il saggio si propone anche di monitorare ogni anno le discriminazioni tramite la creazione di un osservatorio nazionale delle discriminazioni. L’osservatorio dovrebbe analizzare con cadenza annuale, ad esempio, le percentuali di ottenimento di un colloquio di lavoro a seconda delle origini etniche dei richiedenti. In Francia chi ha la pelle scura subisce discriminazioni in tal senso e questo mina all’uguaglianza.
«La lotta contro le discriminazioni etniche passa anche attraverso l’invenzione di nuove forme di neutralità religiosa», continua l’autore. Che mostra che è possibile combattere le discriminazioni e permettere una convivenza civile. La cura rispetto alle disuguaglianze è profondamente diversa rispetto a quella liberale, ma ancora una volta Thomas Piketty concorda con queste su di un punto. «Molti rifiuteranno il dialogo, continuando a ripetere che bisogna cambiare i nomi e i cognomi di milioni di persone, il loro aspetto fisico, il loro abbigliamento […]. Ma al di là di questi – pochi – seminatori di odio che non hanno soluzioni se non il ricorso alla violenza […]. Promuovere l’uguaglianza reale nell’istruzione e nei servizi pubblici». Che tuttavia, il tentativo di stabilire per tutti gli stessi punti di partenza non si trasformi nell’imposizione degli stessi punti di arrivo. Questa è una delle maggiori differenze tra socialismo e liberalismo. Non una differenza da poco.