Agata rubata è il titolo di un giallo-noir ambientato a Catania, scritto dal giornalista Valerio Musumeci, redattore del quotidiano online FocuSicilia, e cura la rubrica letteraria “Libriamoci” su Hashtag Sicilia. Nel 2015, Valerio esordisce con un pamphlet storico politico dal titolo Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima, (Circolo Poudhron Editore), con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito. Nel 2017, sempre per la stessa casa editrice, Valerio ha curato il saggio sul berlusconismo all’interno del volume L’Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino, con prefazione dell’economista Nino Galloni. Agata rubata (Bonfirraro Editore) è il suo primo romanzo, uscito in libreria e negli store digitali a partire dal 28 gennaio 2011.

Tra le pagine del suo libro si parla del forte legame con le tradizioni catanesi che viene contornato da personaggi pirandelliani che ruotano attorno alla Festa di Sant’Agata. La festa viene annullata proprio come accaduto quest’anno a causa del Covid con le restrizioni che vietano assembramenti. Le vicende narrate in questo avvincente romanzo e l’annullamento della Festa di Sant’Agata non sono certamente causate dalla pandemia, ma da una serie di particolari vicende che spingono il giornalista protagonista del romanzo Salvo Lanza a indagare a fondo per chiarire una volta per tutte come mai la Santa patrona non scenderà in strada. Ma il giornalista non riesce a trovare la soluzione, non riesce a sbrogliare questa ingarbugliata matassa finché non entra in scena Carmelo. Si tratta di un libro che non vuole mettere al centro dell’obiettivo la Festa di Sant’Agata, ma racconta una atmosfera catanese nei giorni che precedono la festa.
Durante la festa, tutti i cittadini si muovono con estrema delicatezza e attenzione nella città, si organizzano per essere pronti ed essere al posto giusto al momento giusto. Come un grande valzer in piazza o lungo le strade, in cui ogni elemento risulta essere perfettamente funzionale per la riuscita dell’evento. In queste giornate di festa che ogni anno riempiono le città del Sud Italia, esiste nei cittadini un forte senso di appartenenza al territorio che li fa sentire il cuore pulsante di una macchina organica complessa e articolata, dove ognuno diventa architetto riconosciuto nella propria costruzione progettuale e funzionale.

L’ordine, la pulizia e il rispetto delle regole, diventano paradossalmente leggi non scritte anche per gli abituati trasgressori che in queste regali occasioni si vestono di bianco, con il profumo di zagara al collo e la sigaretta spenta in bocca. La magia della Sicilia è anche questa, tra santi, preghiere, misteri e peccati. La copertina del libro di Valerio è stata curata dall’artista catanese Luca Di Giovanni e riprende l’iconografia della Santa, ossia il vestito rosso, simbolo del martirio, il vassoio con i seni recisi.
Agata, divenuta poi Santa, nasce da una famiglia nobile catanese cristiana nel lontano 230 d.c. A quel tempo, la città di Catania era sotto dominazione romana e i cristiani venivano perseguitati e uccisi. Agata decide di pregare Dio, nonostante tutto, in silenzio, come tutta la sua famiglia. Tra il 250 e il 251 d.C, Quirino diventa proconsole della città di Catania e dopo aver conosciuto Agata, pare che se ne innamori perdutamente. Un giorno, però, quella magia si spezza perché Quirino ordina ad Agata di rinnegare Dio e adorare gli dei pagani. Agata si oppone all’ordine perché la sua fede è solida. Viene avviato un processo nei suoi riguardi che si svolge al palazzo pretorio. Dopo alcuni giorni di digiuno, Agata viene torturata fisicamente in modo brutale. Muore il 5 febbraio del 251. Questo libro impregnato di suggestione e misticismo, però, non ha la pretesa di raccontare in modo dettagliato la Festa di Sant’Agata. Ogni descrizione attinge dai ricordi di Valerio e ogni pagina, ogni intricata vicenda che viene descritta si muove sullo sfondo della Festa ma il libro, nella sua totalità, non parla della Festa.
Noi abbiamo intervistato l’autore del libro, il giornalista Valerio Musumeci

Come nasce il giallo-noir “Agata rubata”?
“Questo romanzo nasce dalla voglia di raccontare una storia. I libri, dopotutto, sono stati inventati per questo – prima ancora che per dire al mondo ciò che pensiamo del mondo: per raccontare delle storie, per stimolare la fantasia, per passare del tempo in serenità. Se avrò raggiunto questo obbiettivo, far trascorrere ai lettori qualche ora lieta, mi riterrò soddisfatto come autore”.
Quando hai deciso di scriverlo e da cosa hai tratto ispirazione?
“Il romanzo è nato nel 2014, e naturalmente era abbastanza diverso dalla versione che abbiamo consegnato alle stampe. Aveva però due punti fermi, che sono stati mantenuti: che la storia fosse ambientata sullo sfondo di una festa di Sant’Agata, annullata per futili motivi, e che il protagonista fosse un giornalista di mezza età, con una visione piuttosto cinica del mondo, con un passato difficile alle spalle e un futuro ancor più difficile, strettamente legato a quello di Catania”.

A proposito di Catania: che legame hai con le tradizioni della tua città?
“Sono catanese, figlio di catanesi, nipote di nonni cresciuti nell’entroterra, tornati a Catania per cercare lavoro e fortuna. C’è stato un tempo in cui questa città poteva dare lavoro e fortuna, ma non era più il tempo dei miei genitori e sicuramente non è il mio. Malgrado ciò, Catania è ancora molto affascinante, profondamente decadente, deliziosamente contraddittoria. Anche le sue tradizioni sono contraddittorie. Per fare un esempio, venera una giovinetta che fu vergine e martire: pur essendo, come è risaputo, una delle città più libertine del mondo”.
In questo momento storico, a causa della pandemia, tutte le attività che prevedono assembramenti sono annullate. Tutto è mutato, anche la Festa di Sant’Agata è stata annullata. Posticipata. Come hanno reagito i catanesi?
“La Festa si è svolta senza momenti pubblici a causa del coronavirus. Una decisione dell’Amministrazione Pogliese e della Diocesi di Catania opportuna e coraggiosa. La città ha reagito con grande maturità, direi quasi con poesia, anche più di quanto si aspettasse certa opinione pubblica. Credo sia stato un momento denso, intimo, vero, come lo fu la Santa Pasqua dell’anno scorso. Ricordiamo tutti con commozione la via Crucis solitaria celebrata da Papa Francesco in piazza San Pietro”.
Come immagini la prossima Festa di Sant’Agata?
“Come un rinnovato abbraccio tra Catania e la grande sorella che veglia sulla città. In fondo non aspettiamo che di tornare ad abbracciarci. Tutti, anche chi non lo ammette”.