A noi donne piacciono i fantasmi. Piacciono i dongiovanni che prendono vita nella nostra mente. Ci creiamo un teatrino e soffriamo il dramma d’amore come fosse reale. Il fatto è che questa sofferenza ci piace pure, quasi non possiamo farne a meno. Fa parte del sogno, non è un incubo. Ma talvolta può ossessionarti la vita. E solo dopo molto tempo arriverai a chiederti: ma ne valeva la pena? Lui non è come me lo sono immaginato. Lui è un fantasma della mia mente. Allora la donna è bisognosa di seduzione e bramosa di sopraffazione? E’ masochista?
Lo psicanalista Fabio Galimberti in Il principe nero. Don Giovanni, un sogno femminile (Mimesis) analizza come questo personaggio teatrale possa essere diventato per il femminile un archetipo del principe dei sogni, che tuttavia non è azzurro ma nero. “Finché Don Giovanni imperversa nella psiche della donna, lei riuscirà a trovare qualcuno che saprà incarnare la sua funzione” afferma Galimberti. Ecco che prendono carne i dongiovanni, uomini che imitano il personaggio della finzione per essere come le donne li vogliono.
Ma che tipo di uomo è un uomo che imita Don Giovanni per conquistare una donna? Oltre ad essere un farabutto e una canaglia, è un uomo con un’anima femminile, perché secondo Fabio Galimberti “non basta essere biologicamente maschio, per essere psicologicamente uomo”. Nel senso che alcuni sono uomini sul piano fisico, ma pensano e si comportano come una donna. Aggiungerei: della peggior specie.
Ci sono donne che per ottenere qualcosa da un uomo usano adulazione, moine e inganno: il dongiovanni fa lo stesso. Un’attività predatoria fondata sulla falsità. Questi uomini recitano la parte di Don Giovanni, indossano la maschera per sedurre. Sono dei narcisisti in perenne esibizione che nutrono la loro identità con il numero delle donne sedotte. Tali uomini sono delle ‘primedonne’ interessate solo al loro successo di conquistatore e non alla donna in sé, pertanto mettono ogni donna sullo stesso piano, bella o brutta, intelligente o sciocca. Non sono capaci di vedere come sia in realtà perché, come Narciso, sono in grado solo di specchiarsi negli occhi di colei che seducono. La donna ha solo la funzione dello specchio.
Tuttavia proprio la donna più modesta, apparentemente mite e asservita alle esigenze del suo uomo può nascondere, dietro l’apparenza di una sudditanza umiliante, un potere e una pericolosità che riescono a ribaltare il rapporto di forza della coppia. E’ proprio la più insignificante, quella che è stato più facile conquistare perché non la guardava nessuno, che riesce a mettere nel sacco un dongiovanni, usando le sue stesse armi spregevoli della finzione e dell’inganno. Ma che bella coppia. E ce ne sono tante che durano tutta la vita ricattandosi a vicenda.
Perché invece una donna d’ingegno perde la testa per un dongiovanni? Una figlia cerca sempre nell’uomo il supereroe che ha creduto essere il padre. Don Giovanni nella recita incarna questa figura e sembra un avatar del padre. Una figlia rimane una bambina, non cresce agli occhi del padre. E per Jung “il complesso della figlia” è il doversi mantenere pura, asessuata agli occhi paterni per non dargli un dispiacere. Perdendo la verginità, perde quel valore immateriale che costituiva l’onore del padre, ma pure il valore materiale di bene di scambio alla base di un possibile accordo matrimoniale. Pertanto Don Giovanni diventa uno strumento inconscio della donna per liberarsi della secolare condizione subalterna del femminile.
Tuttavia rivendicare la dignità di donna al di fuori dei ruoli di figlia o di moglie e madre, gli unici riconosciuti dalla società patriarcale, significa per una donna sapersi “separare anche dal separatore”, da quel dongiovanni da strapazzo a cui ci eravamo affidate sconsideratamente anima e corpo. Perché è sulla propria forza che una donna costruisce se stessa. Una vera principessa si sveglia da sola. Senza baci a tradimento.