L’Italian Studies at Oxford, network che associa accademici della celebre università inglese, coordinato dal Prof. Guido Bonsaver, ha recentemente ospitato presso l’Istituto Taylorian il Prof. Nando Dalla Chiesa e la Dr. Martina Panzarasa dell’Università di Milano per la presentatione del libro Buccinasco. La Mafia nel Nord. Il Prof. Federico Varese dell’Università di Oxford ha coordinato il dibattito che ha visto partecipi studenti ed accademici.
I ricercatori hanno riassunto i risultati della ricerca svoltasi principalmente a Buccinasco, cittadina a nord-ovest di Milano.
“Buccinasco rappresenta un esempio di come la mafia abbia trovato in piccole realtà di provincia un contesto ideale per insediarsi, svilupparsi e diffondersi” ha introdotto Dalla Chiesa.
Dai dati della ricerca si evince che gli inizi degli anni ’70 siano stati caratterizzati da un movimento migratorio, verso la provincia Milanese, ad opera, in particolare, di cittadini provenienti da piccoli paesi della Calabria. Una migrazione dettata per molti da motivi di carattere economico ma per altri da motivi giudiziari legati a reati di mafia. “Questi due elementi hanno favorito il diffondersi del fenomeno mafioso nel nord d’Italia e nel caso di Buccinasco dell’insediamento della ‘ndrangheta calabrese” ha dichiarto Panzarasa.
Buccinasco, villaggio di circa 4 mila anime agli inizi del anni ’70, oggi grande borgo con una popolazione di 27.000 cittadini, ha visto la migrazione di cittadini provenienti principalmente da Platì e da San Luca, cittadine che si affacciano sulla costa ionica calabrese.
La ricerca degli accademici Milanesi ha illustrato l’efficacia della “tecnica di insediamento “ della ‘ndrangheta in queste piccole realtà del Nord; insediamenti che hanno visto come protagonisti piccole realtà urbane subire cambiamenti demografici e socioculturali.
A tal proposito, in concomitanza con il movimento migratorio, Buccinasco ha visto l’inizio di attività criminali organizzate come i sequestri di persona e la diffusione del mercato dei narcotici. Questi eventi criminali hanno potuto svilupparsi e incrementarsi grazie alla presenza di diversi elementi che la ricerca degli accademici di Milano ha messo in luce .
Di fronte all’aumento delle attività criminali gli amministratori politici di Buccinasco e le istituzioni interessate hanno dimostrato una resistenza ad attribuire agli eventi la loro vera natura mafiosa. Gli atti criminali venivano, cosí, categorizzati come atti isolati piuttosto che atti facenti parte di una strategia più compessa e articolata, quindi piu pericolosa. Questa resistenza in parte, hanno spiegato gli esperti, potrebbe essere stata messa in atto dalla diffusa convinzione che la mafia appartenga solo al lontano, profondo Sud; distante da Milano sia in temini geografici che in termini culturali.
A questa incapacità di lettura della natura degli eventi si e’ contrapposta la capacita’ della ‘ndrangheta di mettere in atto una regolamentazione sociale attraverso meccanismi di violenza ai fini di creare uno stato di omerta’ che garantisse silenzio , connivenza e protezione .
Degna di attenzione e’ la considerazione che tutto cio’ sia avvenuto alla presenza di amministrazioni politiche locali formate da coalizioni di sinistra. Questi dati contraddicono una diffusa credenza che spesso ha attribuito quasi unicamente ai governi di centro-destra la responsabilità di favoreggiamenti nei confronti dei sistemi mafiosi.
In questo scenario va inoltre considerata la funzione dei mezzi d’informazione nazionale che spesse volte hanno dimostrato poca attenzione agli avvenimenti delle piccole realtà di provincia. E’ legittimo considerare che la mancata risonanza nazionale di questi avvenimenti mafiosi abbia di gran lunga favorito il lavorio della ‘ndrangheta .
Se si considera quindi che la ‘ndragheta ha potuto contare su una cultura di omertà, sul silenzio dei sistemi informativi e sulla facilità di penetrare nei sistemi istituzionali , diventa comprensibile come l’organizzazione mafiosa si sia potuta espandere, consolidarsi e “ripulirsi” entrando a fare parte di attività meno illegali. Questo salto e’ rappresentato dal coinvolgimento delle attività mafiose nel settore edilizio e nell’ambito della partecipazione agli appalti pubblici; ambito che ha offerto la possibilità del reciclaggio del denaro sporco oltre che ad ingenti guadagni. Questo processo ha visto la ‘ndrangheta lentamente diventare protagonista all’interno delle strutture sociali; nodi essenziali della vita democratica delle comunità.
“ll caso Buccinasco è solo un esempio di quello che è avvenuto e sta ancora avvenendo in moltissime piccole cittadine del Nord d’Italia”. Questo il triste ma realistico commento del Prof. Dalla Chiesa.
Dai dati della ricerca emerge che questi processi di insediamenti sono tutt’ora in corso e in via d’espansione in molte realtà della provincia del Nord d’Italia quali: le provincie di Parma, di Modena, di Reggio Emilia e di Varese, tutte interessate dal fenomeno. Quali possono essere le operazioni da attuare per potere scalfire il fenomeno? “Solo una forte concentrazione di forze puo aiutare alla sconfitta della mentalità mafiosa. Attivo deve essere il senso civico, efficaci le voci del mondo intellettuale ed energetiche le istituzioni e l’operato delle forze dell’ordine. Organismi questi che devono lavorare in un concerto di obiettivi”. Ha concluso Nando dalla Chiesa.