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February 6, 2011
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La verità per l’Unità: cosa avvenne 150 anni fa e perché dal Sud si fuggì verso le Americhe

Presentato a New York il libro di Pino Aprile "Terroni: tutto quello che é stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara

Da sinistra Peter Carravetta, Pino Aprile e Niccolò d'Aquino durante la presentazione di "Terroni" al Calandra Institute della CUNY

Time: 9 mins read

A New York sono partite le “celebrazioni” per i 150 anni dell’Unitá d’Italia, ma l’evento di cui vi scriviamo non fa “ufficialmente” parte di questi. Mercoledì scorso al Calandra Italian American Institute della CUNY diretto dal Prof. Anthony Tamburri e poi, giovedì, all’Italian Center della Suny Stonybrook diretto dal Prof. Mario Mignone, é stato presentato il saggio “Terroni: tutto quello che é stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali”, di Pino Aprile (Piemme 2010), libro ormai diventato il caso editoriale dell’anno, giunto alla 22esima edizione e che in Italia ha venduto quasi 300 mila copie.
Abbiamo assistito alla presentazione di mercoledì a Manhattan, dove al Calandra Institute accanto all’autore Pino Aprile, giornalista pugliese, già direttore del settimanale Gente, c’erano il collega Niccoló D’Aquino, che la scorsa estate per America Oggi aveva già realizzato un’intervista con Aprile, e il professor Peter Carravetta della Suny at Stony Brook.
Dicevamo che questa presentazione newyorchese di “Terroni”, a cui ha assistito un pubblico attento e competente, non rientrava nel programma delle “celebrazioni”. Infatti, nelle prime file non si notava alcun rappresentante del Consolato d’Italia a New York e da questa assenza, si poteva intuire come il libro di Aprile confermasse la sua fama di essere materia scottante, una vera e propria bomba esplosa su coloro che in Italia avrebbero preferito solo “celebrare” senza cercare di approfondire cosa veramente avvenne 150 anni fa.
Come ha ricordato il Prof. Tamburri, “il libro di Aprile parla dell’Italia, ma spiega anche l’immigrazione degli italiani all’estero. E quindi questo istituto non poteva non occuparsene. Per questo faremo tradurre Terroni in inglese”.
Come ha detto Niccolò d’Aquino nel presentare il libro, “é andato a toccare nervi scoperti. A 150 anni dell’Unitá d’Italia, é il libro giusto al momento giusto”.
D’Aquino, a chi ha storto il naso per come é stato scritto il libro (basato su documenti, il testo non viene peró interrotto da note etc) ha ricordato il successo della storia d’Italia di un grande giornalista come Indro Montanelli. Insomma pur basandosi su fonti serie, l’accessibilità del testo era più importante della forma accademica. “Da bravo giornalista” ha detto d’Aquino, “Aprile ha rimesso insieme documenti e testimonianze che già esistevano, e che però non si volevano tirar fuori o diffondere”.
Il Prof. Carravetta ha detto che “nel libro ci sono fatti che non conoscevo e che mi hanno profondamente toccato a livello emotivo”. Per Carravetta il libro di Aprile, scritto con lo stile di una invettiva, “é soprattuto un invito a ripensare certi pregiudizi che passano come verità teologiche, ma che sono costruzioni ideologiche imposte dall’alto, dai vincitori e profittatori di turno”.
Per Carravetta è un libro “misurato e appassionato”, ma anche se Aprile non pensa che tutti i piemontesi e milanesi siano razzisti e sfruttatori, “purtroppo dopo 150 anni la deduzione razionale è palpabile e inappellabile: chi sventola con orgoglio il vessillo leghista non é solo razzista, ma ha storicamente  creato quella condizione di subalternitá nei meridionali che alla fine la maggior parte di quest´ultimi ha finito per crederci”. Per Carravetta “questo è il valore del libro. Di come sia stata costruita la mentalità del subalterno, al punto tale che egli comincia a credere di sentirsi inferiore e quindi ringrazia quando gli vien dato qualcosa, cioè la dialettica di servo e padrone hegeliana…”
“Si é sempre meridionali di qualcuno” ha continuato Carravetta. “Dopo la strage c’erano tre scelte: reazione violenta, ruolo gregario, la fuga altrove”. Ed ecco infatti l’emigrazione di massa. “Un sotto sviluppo strutturato, che teorizzarono pure gli austriaci con i milanesi. Il meridionalismo é una specie di costruzione dei vincitori di turno”.
Quindi é arrivato il turno di Pino Aprile e qui di seguito lasciamo solo a lui la parola, senza ulteriori commenti, sarebbero superflui. A chi volesse approfondire l’argomento, consigliamo vivamente di comprare il libro.

Dall’intervento di Pino Aprile a New York. “Cominciamo dalle parole. SI dice sono di origine pugliese… Ma se parlate con un milanese dice che é Milanese e basta. Parlare di origine significa già una volontà di distacco. Quindi, io sono pugliese. Poi cosa significa essere pugliese é un’altra cosa… Oggi in Italia si punta all’abbattimento delle differenze, all’omologazione. Ma l’Italia é grande nel mondo per le sue differenze. Come il pugliese, che non esiste, é solo una convenzione demografica. Se andiamo in Puglia il pugliese non lo troviamo. Taranto, dove sono cresciuto, é una città greca, la parlata tarantina é piena di termini greci. E’ stata poi longobarda, ma anche normanna, sveva, albanese… Ma quello che determina il suono della parlata tarantina é l’arabo, perché é stata anche araba. In Salento si parla invece il greco di Omero. A Bari la base della parlata é francese. E al nord della Puglia si trova il franco provenzale. E sul Gargano troviamo bulgari e armeni… Chi é allora il pugliese? L’Italia é bella per questo, per le sue differenze. E’ questo che fa grande questo paese ma é questo che vogliono distruggere…”
“Tutti i grandi paesi hanno costruito la loro potenza sulle colonie. O esterne o interne. Gli Usa colonizzano essere umani portandoseli a casa. La colonia é un territorio con la gente a cui il potere dominante porta via tutto quello che vale qualcosa. Cosa rimane alle colonie? Gli impedisci di produrre, non deve essere concorrente del potere dominante ma solo mercato. Come il Sud d’Italia. Gli studi del CNR sulla Banca d’Italia dall’Unitá ad oggi hanno dimostrato – potete scaricarlo su internet – che la ricchezza prodotta dal 1861 regione per regione, anno per anno, che il Sud Italia non era indietro ma anzi in alcuni settori era avanti al Nord. E partendo dal 1861 significa che già da un anno gli eserciti distruggevano fabbriche e uccidevano persone, la ricchezza del Sud, ma nonostante ciò ancora non era indietro al Nord. Ci sono voluti 80 anni di stragi, rapine, saccheggi e leggi squilibrate a danno del Sud, per concentrare tutta la povertà d’Italia nelle sole regioni meridionali. Se vedete le mappe pubblicate dal CNR sulle  regioni più ricche d’Italia nel 1861, vedete che sono nel Sud. I più grandi stabilimenti siderurgici d’Italia erano in Calabria. I garibaldini hanno sfasciato gli altiforni e hanno venduto gli stabilimenti come ferro vecchio…”
“Le più grandi e le più moderne officine meccaniche del tempo per la tecnologia delle ferrovie, le sole in grado di coprire tutto il ciclo dai binari alle locomotive, erano a Napoli. Pietrarsa, erano le più grandi d’Italia, i paesi industrializzati del tempo mandavano i loro osservatori per copiarle.  Quando arrivarono i piemontesi, spararono sugli operai e sui tecnici che volevano difendere la loro fabbrica, E spostarono le macchine al nord. E così con i cantieri navali. Gli inglesi si fecero fare la prima nave a vapore, che rappresentava la tecnologia più avanzata, a Castellamare di Stabia, dai napoletani… La possibilità di produrre merci é stata negata al Sud dopo che si era mosso 50 anni prima del Nord sull’industrializzazione”.
“Cosa rimane alle colonie ridotte in questa condizione? Rimangono tre fabbriche. La prima, comoda al potere dominante, é la violenza. Tutte le colonie o ex colonie sviluppano potenti mafie. Il giudice Rocco Chinnici, padre dei grandi eroi civili che furono Falcone e Borsellino, al CSM spiegó che prima dell’Unitá d´Italia la mafia non c´era. Quando hanno invaso, I piemontesi presero accordi con i delinquenti siciliani e la camorra napoletana e l´hanno associati al potere. Per questo in Italia siamo stati capaci di estirpare il terrorismo e non siamo stati capaci di estirpare la mafia. Il metodo e le leggi per sconfiggere le mafie fatte approvare da Falcone ora le stanno demolendo perché la mafia é il braccio armato del potere politico deteriore in Italia.  Lo diceva già un secolo fa Gaetano Salvemini, i reazionari del Nord hanno bisogno dei delinquenti del Sud per tenere sottomessi gli onesti del Nord, i delinquenti del Sud hanno bisogno dei reazionari del Nord per tenere sottomessi gli onesti del Sud. Al Sud viene rimproverato di appoggiare la mafia. Ma se in un cimitero mettiamo idealmente gli italiani che sono morti per combattere la mafia, imprenditori, magistrati, carabinieri, poliziotti e giovani come Peppino Impastato, e andiamo a leggere i nomi sulle lapidi, sono tutti meridionali. La mafia al Sud versa il sangue, al Nord versa i soldi. Il Nord lo sa ed é complice della mafia. Solo di pizzo dal Sud al Nord ogni anno partono 20 miliardi di euro. La mafia vale 7,5 punti di prodotto nazionale lordo. Sono in grado di ricattare il ministro delle finanze. Se spostano gli investimenti in un altro paese, l´Italia fa la fine della Grecia…”
“L´altra fabbrica che resta alle colonie é la pubblica amministrazione. Se l´unica fabbrica che ho si chiama ospedale o comune, da quella devo campare. E per la pressione clientelare dove basterebbe che ci fosse un impiegato o due ne trovi venti. E quindi si moltiplica la corruzione perché questa é direttamente proporzionale all´ampiezza della burocrazia”.
“L´altra fabbrica é la pubblica assistenza. Anche sei fai il trapezista al circo una pensione di falsa invalidità non te la nega nessuno purché voti bene. In questa maniera, con la violenza, la pubblica amministrazione e l’assistenza, il potere dominante innerva il territorio e la popolazione colonizzata. La condizione del Sud d’Italia é questa.
Si accusano i meridionali di non darsi una mossa, ma nessuno si é mosso come i meridionali. Da quando l’homo sapiens ci mise piede, dal Sud d’Italia non era andato via nessuno, mai. A casa mia, in Puglia, sono arrivati fenici, greci, romani, francesi, anche normanni e bretoni, svevi, spagnoli persino qualche italiano… sono arrivati tutti ma non era andato via nessuno per millenni. La prima volta che i meridionali sono emigrati nella loro storia é stata dopo l’Unitá d’Italia. Milioni di persone. Non esiste in Europa una terra che abbia subito un salasso umano di queste dimensioni. Non era mai successo. Venivano tutti e ci restavano, non andava via nessuno dal Sud prima”.
“L´Italia é nata nel sangue. Anche gli Usa sono nati nel sangue, anche il Giappone. Tutti i paesi nascono nel sangue. Anche noi, ognuno di noi é nato nel sangue, quello di nostra madre. Ma poi ci hanno pulito, allattato, coccolato, cresciuti… siamo poi, nascendo nel sangue, diventati parte della famiglia. Ma il Sud é nato nel sangue e non é mai diventato della famiglia”.
“Le cifre ufficiali, per smentire le voci allarmistiche che parlano di stragi al Sud, citano un dato pronunciato in Parlamento sui fucilati al Sud in un anno. Soltanto 15,665 fucilati. Non vi lamenterete per così poco…  Ma la guerra civile é durata 12 anni! Guardate non é così facile ammazzare 15 mila persone. Su un giornale dell’epoca scrissero che era uno spreco consumare pallottole per uccidere i meridionali, quando bastava usare una corda che si poteva usare più volte. Poniamo che noi abbiamo l’ordine di uccidere in un anno 15,665 persone. Se li ammazziamo di giorno per non sprecare le candele, dobbiamo ucciderne una decine al giorno. Non ci dovremmo fermare neppure a Natale né a Pasqua. In 365 giorni, per dieci ore al giorno, dobbiamo sparare ad un meridionale ogni 13 minuti. Ma le cifre non sono mica queste…”
“I primi campi di sterminio in Europa sono nati in Italia per sterminare i meridionali, li squagliavano nella calce viva, la vasca sta ancora lì. Il forte si chiama Fenestrelle, vicino Torino, all’entrata c’e scritto ‘Un uomo vale per quel che produce’, ottanta anni prima di Auscwhitz. E tanti meridionali squagliarono nella calce che si inquinó il fiume che scorreva sotto la fortezza e dovettero vietare l’uso dell’acqua, non si poteva più bere”.
“Ai bersaglieri, al Sud, era stato dato diritto di stupro e saccheggio. A Ponte Landolfo e Casalduni, mille bersaglieri circondarono i paesi, e tiravano via la gente fuori con la baionetta, come mandrie li menavano fino alla piazza dove gli altri bersaglieri spararono nel mucchio. Concetta Biondi aveva sedici anni, le fecero vedere come si muore di stupro. E la cavia per farle vedere era sua madre. Poi passarono a lei. E quando anche lei morí di stupro, finalmente uccisero suo padre che avevano legato perché assistesse. Maria Izzo forse era la più bella del paese e per questo la portarono in piazza, nuda, la legarono con le gambe aperte ad un albero. E quando svenne sotto l’ennesimo stupro, il bersagliere che si vide privato del suo turno l’aprí con la baionetta”.
“Le trenta donne che si erano rifugiate in chiesa furono stuprate e uccise sull’altare.  Per i superstiti che si erano chiusi nelle case, ammassarono la legna e gli dettero fuoco e li bruciarono vivi. I calcoli sui morti al Sud per unire l’Italia, variano da un minimo di 100 mila ad un massimo di oltre un milione. I meridionali erano nove milioni. Viva l’Italia…”
“A prendere le armi contro i piemontesi sono stati da 85 mila e 130 mila.  L´esercito piemontese aveva al Sud 120 mila effettivi. Erano meglio armati, invece i cosiddetti briganti – in realtà soldati dell’esercito borbonico che continuavano la resistenza –  erano armati come vien viene. Peró erano abili e bravi. Ma per la guerriglia, c´é bisogno che per ogni combattente ce ne sia un’altro di supporto, quindi da 170 a 270 mila. Ma la guerra di guerriglia non riesce a durare se non ha il supporto della popolazione. Ora vi parlo di un segreto che sta per essere svelato. Una persona che conosco ha fotografato dei documenti secretati, e se é vero quello che mi ha annunciato, e che sarà pubblicato tra pochissimo, il numero degli armati che furono spostati al Sud che continuava a ribellarsi, arrivó a 350 mila, quasi tutto l’esercito savoiardo”.
“Anche negli Stati Uniti c’é stata una guerra civile per unire il paese. Ma dopo gli studenti americani trovano gli eroi del Nord e del Sud nelle stesse pagine di storia.  Sono eroi del loro paese, si sono combattuti, avevano idee diverse, ma poi sono tutti cittadini dello stesso paese. In Giappone addirittura é successo il contrario. I samurai hanno dovuto sconfiggere altri samurai per unire il paese, ma la storia ufficiale vilipende i vincitori e onora i vinti. Dopo la morte gli sconfitti sono diventati eroi del Giappone. Nei templi eretti per onorare gli sconfitti, vanno a pregare i vincitori”.
“In Italia é stato costituito un comitato per le celebrazione per i 150 anni dell’Unitá. Ma chi celebra un compleanno? Si celebrano i morti, i compleanni si festeggiano… Sono state finanziate una serie di iniziative di cui non rimane traccia. E in tutte queste manifestazioni non compare un meridionale. Anzi uno sí, sono stati dati 5,5 milioni di euro all’università di Torino per riaprire il museo Lombroso. Dove ci sono tanti teschi, ed uno é identificato. Immaginate un bambino torinese e un bambino calabrese che nella stessa classe vanno a visitare quel museo dell’università. Vedono che l’unico meridionale dei festeggiamenti si chiama Giuseppe Villella, brigante tra virgolette di Motta San Lucia in provincia di Catanzaro, di sotto leggerete criminale perché meridionale, perché i meridionali nascono delinquenti. Questa é l’Unitá del paese che stiamo celebrando”.
Alla fine Apile conclude così: “Terroni ha dato un po’ fastidio. Tanté che un giornalista del Corriere della Sera mi ha scritto: caro Aprile la devi smettere di fomentare i ‘mugugni’ dei meridionali. Il vocabolario é pieno di parole, poteva dire il risentimento, le rivendicazioni, le proteste… ma le parole sono bastarde, ci fanno dire più di quello che volevamo dire e ci fanno scoprire. Cosa é il mugugno? Il mugugno é la protesta dei servi, che non hanno il diritto di protestare il padrone, che vadano in cucina a mugugnare i servi. Viva l’Italia”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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