Che cosa ci fa Italo Calvino alla 92nd Street Y di New York, quasi quarant’anni dopo la sua morte? Parla. Anzi, risuona. Nelle parole dei suoi libri, nelle domande degli studenti, nelle riflessioni di Joseph Luzzi, — scrittore, italianista e docente al Bard College — che dal 7 marzo 2025 conduce il corso Reading Italo Calvino with Joseph Luzzi, un ciclo di incontri dedicato a tre delle sue opere più iconiche: Il barone rampante, Le città invisibili e Se una notte d’inverno un viaggiatore. Calvino, scomparso nel 1985 mentre stava completando le sue Lezioni americane per Harvard, non ha mai conosciuto internet, né le piattaforme digitali, né il culto dell’istantaneità. Eppure, aveva già detto tutto. A New York lo hanno capito. E hanno deciso di partire proprio da lì.
Luzzi non racconta Calvino come un critico, ma come un lettore esperto che entra nel testo dall’interno. Cita Derrida e Kundera, parla di semiotica e strutturalismo, ma senza appesantire mai il discorso. Sostiene che Le città invisibili sia “una lettera d’amore a Venezia” e Se una notte d’inverno un viaggiatore “una lettera d’amore alla lettura”. Le città invisibili, in particolare, si conferma come il suo testamento più leggero e visionario. Presentato come una serie di conversazioni tra Marco Polo e Kublai Khan, è in realtà un atlante immaginario, una raccolta di città oniriche e simboliche, costruite più con le parole che con la pietra. Come ha osservato Luzzi, non ha una trama né offre risposte: è fatto di frammenti e risonanze. Una vera sfida per il lettore contemporaneo. Non a caso, alcuni partecipanti al corso hanno confessato di essersi sentiti smarriti, disorientati dall’assenza di una sequenza classica di inizio, sviluppo e fine. Ma è proprio lì che risiede la sua forza: non si legge per sapere cosa accade, ma per imparare a pensare in modo diverso.
E allora sì, Luzzi può dirlo, con la consapevolezza matura di chi ha camminato a lungo tra le sue pagine: “Italo Calvino non è solo uno scrittore del Novecento. È un compagno di viaggio per attraversare il secolo — o quello che ne resta — con la grazia dell’intelligenza e la forza leggera dell’immaginazione”.