Una giornata ricca di emozioni quella di ieri al Lucca Film Festival, dove la cittadina toscana è stata invasa dai fan dell’attore americano Ethan Hawke. L’occasione era speciale, la sua attesa masterclass, durante la quale, in compagnia della moglie Ryan Shawhughes, si è raccontato al pubblico con generosità e senza filtri.
Hai una carriera lunga quasi 40 anni, costellata da centinaia di titoli e numerosi premi, inclusi quattro nomination agli Oscar: due per la miglior sceneggiatura non originale e due come miglior attore non protagonista. Come è iniziato questo magnifico viaggio?
Alla prima domanda rivoltagli la star risponde con grande ironia: “La parte migliore del viaggio è iniziata oggi, qui a Lucca. È divertente fare la stessa cosa per così tanto tempo. Immaginate un ragazzino di 13 anni che consegna giornali e continua tuttora a farlo. Ecco, io a 54 anni sono diventato bravo a consegnare giornali!”.

Hawke prosegue parlando di uno dei momenti cruciali della sua carriera quando agli esordi ha ottenuto un ruolo da protagonista nell’indimenticabile film L’attimo fuggente, la cui scena epica “Oh capitano, mio capitano” è stata riprodotta da alcuni giovani studenti la sera precedente sul red carpet di Lucca.
“Questa pellicola continua ad attrarre un pubblico vastissimo. È stata presentata per la prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia, era il mio primo festival, non so neppure io perché abbia questo impatto, ma è fantastico. È stato bellissimo vedere la scena replicata, ci ricorda quanto sia importante ciò che facciamo”, ha evidenziato l’artista, “quanto sia fondamentale il cinema per creare dialoghi su argomenti artistici e sociali”.
Alla domanda sui film più significativi della sua carriera, Hawke ha citato due titoli meno conosciuti al grande pubblico: Tape e An Introduction. “Tape è uno dei primi lavori che ho fatto, è ambientato in una sola stanza, ed è stato un grande esercizio di recitazione. Mi ha aiutato a guadagnare fiducia in me stesso. An Introduction, in cui vi è anche mia moglie, è stato fondamentale perché è il primo lungometraggio in cui mi sono sentito davvero cresciuto artisticamente”.
Un altro punto focale della carriera di Hawke è rappresentato dalla trilogia di Before, che racconta la storia d’amore di due giovani nell’arco di 18 anni. “I tre film hanno un doppio punto di vista, maschile e femminile. È questo che rende la storia speciale, oltre al fatto che il regista la osserva quasi come uno scienziato. Io e l’attrice Julie Delpy siamo stati invitati a partecipare al processo creativo, e credo che questo abbia conferito un realismo unico”, ha spiegato il divo.

Anche Boyhood è stato un progetto ambizioso, girato nell’arco di 12 anni segue l’evoluzione di un bambino di 6 anni fino al college. “Questa è la magia del cinema: catturare il passaggio del tempo. È un enorme privilegio poter raccontare una storia così”, ha precisato la star. “Queste storie mi coinvolgono forse perché sono lunghe e nessuno vuole più farle, richiedono davvero tanto tempo, ma il cinema ha un potere enorme nel farci riflettere sul divenire”.
Parlando dei biopic, i film biografici, Hawke e sua moglie Ryan hanno spiegato che queste realizzazioni offrono un’opportunità unica di riflessione. “Aiutano a decifrare i temi esistenziali. Attraverso queste immagini vediamo la vita degli altri con una lente d’ingrandimento, ci fanno capire meglio noi stessi e il nostro posto nel mondo”.
Hawke ha anche condiviso una riflessione personale sulla fede. “Ho festeggiato il mio 50esimo compleanno durante la pandemia da Covid-19 e ho attraversato una crisi interiore. Fin da giovane mi sono sempre posto dei quesiti: perché nasciamo? Perché le persone a cui teniamo muoiono? Nel corso della mia carriera ho cercato risposte che non arrivavano, più tardi però ho capito che quelle risposte in realtà le avevo trovate lungo la strada”.
La curiosità degli intervistatori spinge anche a interrogare la coppia sul lavoro comune e sulla vita matrimoniale. “Condividiamo la stessa sensibilità e onestà. Ryan voleva lavorare nel settore no-profit, ma io l’ho convinta che potevamo cambiare il mondo insieme attraverso questa professione. Ci supportiamo e completiamo a vicenda”.
Sul futuro del cinema indipendente, entrambi hanno sottolineato l’importanza di non lasciarsi travolgere dai flussi commerciali. “L’industria cinematografica cambia continuamente, ma non dobbiamo dimenticare la magia del grande schermo” ha precisato Ryan. “Il cinema indipendente permette di prendersi cura di un pubblico più ristretto, offre qualcosa di più nutriente rispetto ai blockbuster”, ha concluso Hawke, mentre ribadiva l’importanza dei festival nel promuovere questo tipo di programmazione.
