“Siamo entrati ormai in un flusso inarrestabile, dove la tecnologia ha preso il sopravvento sulle coscienze assopite. L’arte può essere un buon metodo per risvegliarle”. Annalisa Bugliani spiega con passione il motivo di questo nuovo progetto. Assieme a Alessandro Romanini, ha curato la mostra ancora in allestimento dell’artista Rachel Lee Hovnanian, intitolata “You are not alone: Angel Listening”. In anteprima ci presenta alcune delle opere che veranno esposte alla Fonderia Mariani di Pietrasanta.
La mostra, che sarà inaugurata il 30 marzo e proseguirà fino al 2 giugno, prevede cinque istallazioni fra le piazze la Chiesa e il Chiostro di Sant’Agostino nella cittadina toscana. Sarà a ingresso libero e aperta dal martedì al venerdì dalle ore 16 alle 19, sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 16 alle 19.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Rachel Lee Hovnanian a Miami, dove adesso vive, per porgerle alcune domande.
Per quale motivo ha deciso di creare un’opera come Teddy? Da cosa deriva questo interesse per i bambini e l’infanzia in generale?
“Osservo la cultura come artista concettuale come parte della mia pratica. Quale modo migliore per iniziare il mio processo creativo se non guardare a come l’infanzia si sviluppa all’interno della nostra società guidata dalla tecnologia a livello generazionale?
“Ed è così che nel 2014, ho creato il Perfect Baby Showroom, un’installazione interattiva che guardava al futuro della creazione del neonato perfetto modificato geneticamente. Era uno spazio sterile con bambini già pronti allineati in una culla simile a un laboratorio. Venivano presentati come in un autosalone o in un supermercato. Ho pensato ai neonati, all’infanzia e a come la tecnologia abbia sostituito il modo in cui noi guardiamo ai bambini e alla loro nascita.
“Successivamente è nato Il Povero Teddy, con cui ho rappresentato la perdita della mia infanzia, simboleggiata appunto dall’orsacchiotto pugnalato al cuore dalla tecnologia. Continuo a esplorare questo tema con vari mezzi, e materiali come acciaio inossidabile, marmo e bronzo, dal piccolo formato al Teddy monumentale di Pietrasanta”.
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Molto originale anche l’idea di inserire nel progetto le piante curative. Come è arrivata questa intuizione?
“Il processo legato alla guarigione mi ha sempre interessata ha sempre fatto parte di me e del mio lavoro che è sempre stato interattivo circondato da suoni, odori o dalla guarigione delle piante. Ho creato un personale Amuleto nel 2008 che riflette la guarigione spirituale, la gratitudine e la meditazione profonda. Ho visitato le donne della tribù Himba in Namibia, la cui forza e bellezza hanno toccato me e il mio lavoro in modi a cui attingo quotidianamente nella mia pratica artistica. Nel 2018 ho realizzato anche dei podcast per la meditazione per il mio Pure Show a New York.
“L’attuale mostra di pittura a Palm Beach esemplifica il mio interesse per le piante. In Beyond the Hedges, presento ancora una volta il significato della natura, guardo ai confini, all’essenza protettiva delle piante e alla mia interpretazione creativa su di esse come piante traballanti su tela. Le piante inserite nel progetto di Pietrasanta vogliono esprimere il potere curativo come equilibrio al trauma.
“Nel 2017 ho creato la mia NDD Immersion Room, un’installazione immersiva su larga scala il cui titolo deriva dal concetto di Nature Deficit Disorder (NDD), utilizzato per descrivere una forma di alienazione umana dalla natura che si traduce sia in una maggiore suscettibilità agli stati d’animo negativi e una ridotta capacità di attenzione. Quando si entra nella mostra, i visitatori dovranno consegnare i loro telefoni e riceveranno una lanterna per entrare in una delle creazioni: una foresta interna illuminata soltanto da un falò con pochissimi segni di civiltà. In questa esposizione si riflettere il mio interesse per la natura e gli effetti terapeutici dell’ambiente circostante”.
Il suo team è composto da numerose donne; crede che questo possa aggiungere valore al suo processo creativo?
“Mi piace lavorare con le donne. Tuttavia, quando creo le mie opere, non sono una creatura collaborativa. Mi piace lavorare da sola nel mio spazio in studio entro quasi in trance. Sono grata a tutte quelle artiste che mi hanno influenzata, in particolare modo a Louise Bourgeois”.
Cosa ha trovato di speciale una newyorkese in un piccolo paese di provincia come Pietrasanta?
“Mio fratello, Duncan, si è trasferito con la sua famiglia a Firenze circa 25 anni fa e mi ha fatto conoscere la Toscana. Me ne sono innamorata e ho iniziato a trascorrerci le vacanze estive. Un collega scultore di New York, Steve Shaheen, mi ha poi introdotta 20 anni fa in uno studio a condizione familiare che si occupa della lavorazione del marmo. Il mio amore verso Pietrasanta è aumentato con il tempo, amo l’Italia e da me verrà sempre considerata la mia casa spirituale e creativa”.

Rachel Lee Hovnanian è un’artista multidisciplinare che esplora le complessità del femminismo moderno, gli ideali di perfezione e gli effetti spesso dannosi dei media sulla psiche. Cresciuta a Houston in Texas, i suoi progetti artistici fondono fotografia, video, scultura, pittura e installazioni che attingono alle sue radici.
Con la sua mostra personale in tre parti (*tripartita*) del 2018, “The Women’s Trilogy Project”, Hovnanian è stata la prima artista donna ad avere tre mostre consecutive a New York. Il suo lavoro è stato esposto anche in mostre collettive presso l’Ambasciata degli Stati Uniti a Budapest, Ungheria; Parasol Unit Foundation, Londra; il Des Moines Art Center, Des Moines; Imago Galleries, Palm Springs; Manarat al Saadivat, Abu Dhabi. La sua recente esposizione che spaziava dalla scultura, alla pittura, dal neon alle installazioni interattive e ambientali, alla County Gallery di Palm Beach ha registrato il sold out.

La collaborazione fra Bugliani e Lee Hovnanian va avanti “da tanti anni”, spiega la curatrice. “Ogni volta riesce a sorprendermi. Dalle sue istallazioni è possibile attingere alla sua forza e determinazione. Sarà la prima donna, dopo la moglie di Botero, Sophia Vari, ad avere l’onore di esporre a Pietrasanta, nonostante frequenti ormai questa zona da oltre 25 anni”.
“L’artista, attraverso le sue opere, cerca di creare una sinergia con chi le osserva – aggiunge Bugliani. – Degli spazi silenziosi e contemplativi dove coloro che non trovano voce fuori possano avere il coraggio di esprimersi e denunciare anche semplicemente con dei messaggi affidati a nastri o appositi contenitori”.
Bugliani poi comincia a raccontare la mostra. “Sicuramente l’opera più significativa e monumentale di questo progetto è rappresentata da Teddy, un enorme orso che verrà raffigurato trafitto da un coltello – dice la curatrice. – Abbiamo dovuto smontarlo perché non sarebbe potuto transitare nelle strette vie del borgo”.
L’Orso Teddy, realizzato in bronzo fuso alto 4,5 metri, intende rappresentare un simbolo interrotto dell’infanzia. Costruito appositamente con un materiale inanimato e freddo per generare un evidente contrasto con la morbidezza e il calore del peluche.
Questa installazione racconta la scomparsa dell’innocenza e il prevalente aumento dell’aggressività nella società contemporanea. Vuole porre l’attenzione anche sulla massiccia diffusione della tecnologia fra i giovani che mettono a “riposo” giocattoli tradizionali, come appunto i pupazzi che venivano realizzati con cura e manualità da parte degli artigiani.
Fra le opere di maggior rilievo presentate da Rachel anche 7 angeli argentati con due “pezzi di nastro” scolpiti nel bronzo che coprono volutamente le loro bocche per simboleggiare la soppressione della verità e le molte forme di censura ormai diffuse nel mondo.

