Viene presentata stasera a Casa Italiana Zerilli-Marimò la nuova traduzione in inglese – finalmente integrale – di Menzogna e sortilegio, il primo romanzo di Elsa Morante. La traduttrice di Lies and Sorcery
(2023, New York Review Books), Jenny McPhee, ne parlerà con Ann Goldstein e con Franco Baldasso, Bard College. L’evento è trasmesso anche sui canali social e sul sito di Casa Italiana.
Finora, negli Stati Uniti il romanzo era rintracciabile solo in una riduzione dal titolo House of Liars, la casa dei bugiardi. Morante scrisse questa saga ispirata alla sua famiglia nel 1943, in pieno secondo conflitto mondiale; fu pubblicata nel 1948.

Ambientato nella Sicilia degli anni Quaranta, racconta di Elisa, narratrice in prima persona che riemerge dalla casa della sua tutrice Rosaria, con l’ansia di scrivere la storia della nonna Cesira, che sognando una vita migliore sposò l’aristocratico Teodoro Massia, e scoprì troppo tardi che era stato diseredato; e della madre Anna, fra amori disperati (quello per il crudele Edoardo e quello per il disprezzato Francesco), miserie e menzogne appunto. Il denaro, il ceto, la povertà, l’ambizione sono considerazioni costanti; mentre l’orfana Elisa a casa di Rosaria passa quindici anni di vita-non vita in uno stato quasi allucinatorio.
Novecento pagine di romanzo che ammaliarono il pubblico fin dalla prima uscita. Sul New York Times, Vivian Gornick lo ha recensito in un articolo intitolato Ferrante before Ferrante, stabilendo una linea di continuità al femminile fra Morante e la misteriosa autrice de L’amica geniale (My Brilliant Friend), con il suo straordinario successo editoriale internazionale.
È lecito in effetti dire che Morante sia stata ispiratrice e chiave di volta per varie generazioni di scrittrici italiane, sebbene in vita non abbia ricevuto onori sufficienti e sia stata anche oscurata dalla fama del marito Alberto Moravia (vinse il prestigioso Premio Strega nel 1957 per L’isola di Arturo, ma il suo capolavoro La Storia, uscito nel 1975, forse il più straordinario romanzo della letteratura italiana del Novecento, fu al centro di una vera guerra di opinione, un po’ politica un po’ artistica, fra elogi e stroncature feroci.