Esistono diversi modi per raccontare la guerra, anzi le guerre. Secondo un report di Upssala Conflict Data Program nel mondo in questo momento ci sono 170 conflitti in corso. Raccontandolo, Marco Rizzo, moderatore dell’incontro tenutosi oggi a Lucca Comics & Games, “Un mondo in subbuglio, i fumetti raccontano le guerre (e la pace)” ha fatto accomodare i suoi ospiti, dichiarando peraltro di sentirsi a disagio su un palco di una manifestazione patrocinata da Israele. Immancabili anche in questa conferenza infatti le polemiche legate al patrocinio dell’Ambasciata dello Stato ebraico, che stanno accompagnando l’edizione da prima ancora che iniziasse.
A condividere le loro esperienze e testimonianze dal palco c’erano alcuni degli “artivisti” che attraverso la loro arte cercano di occuparsi di diritti umani: Gianluca Costantini, Garth Ennis, Alec Trenta, Francesca Torre, Margherita Tramutoli, Simonetta Gola. L’autrice ucraina Olga Grebennik, non presente, ha affidato a un video il racconto del suo “Diario di guerra” creato nei seminterrati mentre cercava di proteggersi dai bombardamenti russi.
“Sono a Lucca per questo incontro, sono a Lucca perché nei locali della chiesa Valdese c’è una mia mostra su Patrik Zaki – ha affermato Gianluca Costantini – e sono a Lucca perché non volevo boicottare, ma dialogare. Non sono qui perché sono d’accordo con questo logo, credo sia difficile esserlo, ma allo stesso tempo sono dispiaciuto per l’assenza dei fratelli israeliani Hanuka. Chi lavora per i diritti umani deve difendere tutti, e questo alle volte non è facile. Lo Stato di Israele non è difendibile in questo momento ma non posso attaccare il popolo israeliano”.
Costantini, oltre a essere un attivista e un autore di alcuni celebri ritratti come quelli di Patrick Zaki e Giulio Regeni, si occupa pure di storie più complesse come il racconto scritto dalla giornalista Francesca Mannocchi sulla Libia e da lui illustrato.
“Il mio approccio al mondo del fumetto è cambiato dopo essermi recato a Sarajevo per una biennale, appena arrivati ci hanno dato una mappa – racconta – per evitare che saltassimo sulle mine, tutto era traforato dai proiettili, le persone abitavano in case senza pareti”.
“Ho iniziato a sentirmi a disagio nella mia immobilità di vignettista e dopo un incontro con Joe Sacco ho iniziato a creare fumetti di realtà” aggiunge. “Quando vedo i miei disegni che girano il mondo sollevati da più mani nelle piazze come avvenuto a Teheran, o affissi in luoghi dove ancora resistono le dittature – ha proseguito – allora capisco che il mio lavoro è riuscito, per me il fumetto deve essere capace di stimolare empatia negli altri”.
Nel suo ultimo lavoro Costantini ha cercato di restituire un volto ai giornalisti uccisi nei conflitti, oltre 30 quelli periti da inizio anno in Ucraina e in Medio Oriente; “spesso il loro nome viene immediatamente cancellato, non dobbiamo dimenticare che i reporter sono i nostri occhi nei luoghi in cui non possiamo andare”.
“Spesso sono le persone a chiedermi di disegnare – ha concluso -, sono divenuto ormai una sorta di influencer dei diritti umani”.
E sempre di conflitti ha parlato il nord irlandese Garth Ennis, autore di alcune delle più crude e realistiche ricostruzioni delle guerre del passato; il suo è un lavoro, spesso incentrato su storie piccole e sconosciute, perché “seppure meno eclatanti estremamente autentiche”.
Alec Trenta ha invece parlato del suo adattamento dello storico Libro della pace di Bernard Benson, un classico del pacifismo ora trasformato in libro illustrato a colori.
La parte conclusiva dell’incontro è stata dedicata a un’anteprima. La sceneggiatrice Francesca Torre e la fumettista Margherita “LaTram” Tramutoli, assieme alla direttrice della comunicazione di Emergency Simonetta Gola, hanno parlato del loro nuovo progetto a fumetti sull’Afghanistan. Un racconto che cerca di puntare il focus sull’accesso alle cure mediche sempre più difficile tra Kabul e Anabah, dove le autrici hanno trascorso una decina di giorni per raccogliere testimonianze.
Affidandosi alla matita delle due attiviste trans femministe l’associazione umanitaria – da anni presente nel paese – ha voluto “con grande responsabilità, cercando di tutelare le persone coinvolte” raccontare la condizione delle donne, che sempre più, con il ritorno dei talebani, si vedono negare anche il diritto alla cura.