Irriconoscibile, imponente, terrificante, enorme: Jude Law nel ruolo di Enrico VIII è maestoso. Riempie ogni scena in cui appare, e in cui è evocato. La sua interpretazione vale il film. Firebrand del regista brasiliano Karim Aïnouz (La vita invisibile di Eurídice Gusmão ) racconta la storia dal punto di vista delle donne, ma la tensione è creata dal re orco Jude Law.
Di Enrico VIII (re di Irlanda, Francia e Inghilterra tra il 1509 e il 1547) sappiamo che era un mostro, ha fatto decapitare due mogli (Anna Bolena e Catherine Howard), ripudiato le altre, era violento rabbioso imprevedibile, ma dell’ultima moglie, quella che gli è sopravvissuta, Caterina Parr, sappiamo pochissimo, eppure fu la prima donna a pubblicare un testo in inglese. La storia l’hanno scritta gli uomini e racconta di loro e delle loro guerre, spiega il prologo. Questo film cerca di colmare questa lacuna e narra, prendendosi delle fantasiose libertà, la resistenza muta e apparentemente sottomessa di Caterina. Scritto da Jessica e Henrietta Ashworth dal romanzo di Elizabeth Fremantle, Firebrand gode anche dell’interpretazione, misteriosa quanto necessario, di Alicia Vikander.

Il film inizia con Caterina reggente mentre Enrico VIII è in guerra in Francia. Di nobili origini, colta, a trent’anni due volte vedova, innamorata di Thomas Seymour, ma costretta a sposare Enrico VIII, Caterina fece da madre ai figli di Enrico, Elisabetta I, figlia di Anna Bolena e Edward, figlio di Jane Seymour, che sarebbe poi morto a soli 15 anni. Il film immagina che a loro insegnasse a tradurre i testi sacri dal latino in inglese, che fosse amica della predicatrice protestante Anne Askew (Erin Doherty) che elaborasse da sola le sue preghiere: troppo per il vescovo reazionario Stephen Gardiner (Simon Russell Beale) che la sospettava di simpatie radicali e infine la accusa di eresia. Caterina è nelle grazie di Enrico VIII al punto che lui le chiede imperioso di medicare le sue ferite. Il re da dieci anni è afflitto da un terribile ulcera purulenta che lo sta divorando, il pus esce da ogni dove e puzza.
E qui viene il bello della interpretazione di Jude Law che avendo letto nei vari libri di storia che Enrico VIII emanava un cattivo odore che si sentiva a tre stanze di distanza e che cercava di mascherare con l’olio di rose, ha deciso di chiedere ad un profumiere amico di creargli un olezzo allo scopo. “In qualche modo ha inventato questa straordinaria varietà di sangue, materia fecale e sudore. – ha spiegato l’attore – Inizialmente, l’ho usato in modo molto sottile, pensavo che l’avrei spruzzato su di me e avrebbe avuto un impatto nella mia interpretazione, ma quando Karim l’ha preso in mano, l’ha spruzzato dappertutto”. C’è una scena in cui i cortigiani intorno al re usano fazzoletti o si girano per non essere nauseati dall’odore, immaginiamo quindi che non sia solo una finzione interpretativa. Come non è una finzione l’incedere affaticato e appesantito del re: Jude Law camminava con dei pesi per imparare quel tipo di andatura tanto da farsi venire un perenne mal di schiena.
Enrico VIII è violento e terribile ma Jude Law ha cercato di comprenderlo. ” Karim mi ha fatto capire che gli interessava la prospettiva umana e che non dovevamo farci condizionare dai libri di storia – prosegue l’attore – Sono stato autorizzato a considerarlo un uomo e ho cominciato a pensare a cosa lo aveva reso quello che era, gli abusi che aveva subito da bambino, il fatto che fosse stato separato dalla famiglia e cresciuto per essere re, alimentato con la menzogna di essere secondo solo a Dio. Questo unito alla paranoia dell’epoca e alla sua fragilità fisica lo hanno reso quello che era: un mostro. Ma io non dovevo vederlo in quanto tale, dovevo capirlo e provare empatia con lui”.
Una empatia che prova solo lui: la corte è terrorizzata e lo sono anche i suoi figli. Il film si conclude sul volto bellissimo della giovane Elisabetta, voce narrante all’inizio e alla fine che regnerà senza uomini e senza guerre conclude il film. Una licenza poetica, ma in un film che riscrive la storia al femminile è bene accolta.
Nel cast: Simon Russell Beale, Eddie Marsan, Ruby Bentall, Bryony Hannah